Gli ex del Reddito di cittadinanza, in Sicilia coinvolti in 162 mila - QdS

Gli ex del Reddito di cittadinanza, in Sicilia coinvolti in 162 mila

Gli ex del Reddito di cittadinanza, in Sicilia coinvolti in 162 mila

mercoledì 21 Agosto 2024

I numeri dell’Inps a giugno scorso lontani da quelli relativi alla misura nell’ultimo anno di attivazione, nel 2023. Sono 145 mila i beneficiari dell’assegno di inclusione, altri 17 mila quelli impegnati in “Lavoro e formazione”

PALERMO – Dopo la fine del Reddito di cittadinanza, l’introduzione del reddito di inclusione e del supporto formazione-lavoro hanno cambiato le carte in tavola per moltissime famiglie. I numeri della nuova misura anti povertà voluta dal governo Meloni sono nettamente più bassi.

Secondo quanto comunicato dall’Inps, in Sicilia al 30 giugno sono state accolte 145.250 richieste relative all’assegno di inclusione, Adi, mentre per quanto riguarda il supporto formazione-lavoro (Sfl) le richieste sono state 17.217.

Sebbene i numeri finora registrati siano piuttosto esigui rispetto al precedente sostegno al reddito, la Sicilia si pone al secondo posto in Italia, dietro soltanto alla Campania, che raggiunge le 169.957 domande accolte per l’Adi e 27.375 per l’Sfl. Al terzo posto la Puglia, dove sono state raccolte quasi 68 mila richieste per l’Adi e oltre 11 mila per l’Sfl. Al contrario, i numeri più bassi si registrano in Valle d’Aosta e in Trentino Alto Adige.

In totale accolte 625mila domande per l’assegno di inclusione

In totale, a livello nazionale sono state accolte circa 625 mila domande per l’assegno di inclusione, per un totale di circa 1,7 milioni di persone coinvolte, e un assegno medio percepito al mese di 618 euro, e circa 96 mila richieste per il supporto formazione lavoro.

Usufruiscono dell’Adi 260 mila nuclei in cui sono presenti minori, 239 mila in cui sono presenti disabili, 297 mila in cui sono presenti persone di almeno 60 anni di età, mentre altre 6 mila persone sono in condizioni di “svantaggio”.

Per quanto riguarda l’Sfl, i beneficiari tra settembre e dicembre 2023 erano 33 mila, aumentando a 93 mila tra gennaio e maggio 2024. Complessivamente, le domande accolte per Sfl fino al 30 giugno scorso sono state 96.000, di cui il 57% donne e il 50% persone tra i 50 e i 59 anni.

Per macroarea territoriale, circa due terzi delle domande sono state presentate nel Sud e nelle Isole, circa un quarto al Nord e il restante al Centro, che presenta la quota più bassa, in buona parte concentrata nel Lazio.

Rispetto allo scorso anno la riduzione è stata netta

Rispetto all’ultimo anno di Pensione e Reddito di cittadinanza, la riduzione è stata netta: in Sicilia nel 2023 ne avevano usufruito 261 mila nuclei familiari, con il coinvolgimento di oltre 600 mila persone; a livello nazionale ne avevano usufruito quasi 3 milioni di persone con un importo mensile medio di 562 euro.

In pratica oltre la metà delle persone sono rimaste tagliate fuori dal nuovo sostegno al reddito. I numeri raggiunti dall’Adi sono stati ridotti anche rispetto alle stime, che arrivavano a circa 750 mila famiglie a regime, circa 50 mila in più di quelle effettivamente raggiunte.

Ancora più bassi i numeri raggiunti dal supporto formazione-lavoro

L’obiettivo del Governo, infatti, era di raggiungere i 250 mila beneficiari, mentre il numero reale si è fermato a meno della metà.

Le motivazioni legate al “flop” della misura sono sicuramente da ricondurre alle limitazioni di accesso piuttosto restrittive rispetto alla precedente misura di sostegno al reddito. L’Adi è riconosciuto ai nuclei familiari che abbiano almeno un componente con disabilità, o minorenne, o con almeno 60 anni di età, in condizioni di svantaggio e inserito in un programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificato dalla pubblica amministrazione.

Il nucleo familiare deve essere in possesso di un Isee non superiore ai 9.360 euro e un valore del reddito familiare inferiore ad una soglia di 6 mila euro l’anno. Per supporto formazione-lavoro, invece, si intende, una misura di attivazione al lavoro tramite la partecipazione a progetti di formazione e accompagnamento al lavoro, qualificazione e riqualificazione professionale, progetti utili alla collettività.

Se, quindi, si voleva in qualche modo evitare che i soli “furbi” potessero approfittare di quanto messo a disposizione dello Stato, sicuramente molte famiglie bisognose sono rimaste tagliate fuori, anche a causa del calcolo del reddito familiare, diverso dall’ormai ben conosciuto reddito Isee.

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