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Export, una Sicilia in affanno: il crollo del petrolio oscura i risultati di moda e agrolimentare

Export, una Sicilia in affanno: il crollo del petrolio oscura i risultati di moda e agrolimentare
Immagine di repertorio. Foto di Wolfgang Weiser su Unsplash

Una perfomance tra le peggiori in Italia, colpa della scarsa diversificazione produttiva e della crisi dell’esportazione di prodotti petroliferi.

Nei primi nove mesi del 2025 la Sicilia fa registrare una delle peggiori performance d’Italia in tema di export: il valore totale delle vendite all’estero diminuiscono del 5,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È un dato che pesa molto e che trascina verso il basso l’intero gruppo delle Isole, dove la contrazione complessiva arriva al 7,3%.

Per capire meglio questo numero bisogna chiarire due concetti. “In valore” significa che la diminuzione riguarda gli euro effettivamente incassati dalle vendite, senza tener conto dell’inflazione. “Tendenziale”, invece, indica che si confrontano periodi identici: in questo caso gennaio-settembre 2025 con gennaio-settembre 2024. Tradotto in parole semplici: la Sicilia ha guadagnato il 5,1% in meno. È un risultato molto negativo che avvicina la Regione agli ultimi posti tra quelle italiane, insieme a territori come Basilicata, Sardegna e Molise, tutte in forte calo.

Export della Sicilia nel 2025: petrolio nettamente giù, quanto pesa

Il settore che più di tutti trascina la Sicilia in territorio negativo in fatto di export è quello dell’esportazione dei prodotti petroliferi raffinati. Qui la riduzione è davvero pesante: un crollo del 19,11%. Significa che le vendite all’estero di benzina, gasolio e altri derivati del petrolio – attività che in Sicilia ha un peso enorme, soprattutto nell’area industriale di Siracusa – sono diminuite quasi di un quinto. Il calo del petrolio siciliano e sardo, preso insieme, sottrae addirittura 1,1 punti percentuali alla crescita complessiva dell’export nazionale. È un impatto fortissimo, tanto che la provincia di Siracusa risulta tra quelle che più contribuiscono al peggioramento dei dati italiani.

Gli altri settori in difficoltà sul fronte delle esportazioni

Accanto al petrolio, anche altri comparti legati alla chimica e alla farmaceutica vivono un momento difficile. Le sostanze e i prodotti chimici arretrano in maniera marcata, gli articoli farmaceutici e medico-chimici scendono anch’essi in modo significativo, così come il settore dei prodotti tessili, che mostra una riduzione molto ampia. Anche l’estrazione mineraria registra una lieve flessione. Complessivamente, tutte queste diminuzioni compongono un mosaico che spiega perché l’export siciliano sia sceso così tanto.

Gli ambiti in ripresa

Eppure il quadro non è fatto solo di segni meno. Ci sono comparti che non solo resistono, ma avanzano con decisione. Il più dinamico è quello dell’abbigliamento, che cresce addirittura del 40,51%: un balzo impressionante che mostra come la moda siciliana stia trovando nuovi canali commerciali e maggiore attenzione all’estero. Molto positivo è anche l’andamento dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca, settori che aumentano del 13,77% confermando la forza delle produzioni della terra. Bene anche l’intero settore alimentare, delle bevande e del tabacco, che sale dell’11,92%, segno che i prodotti tipici siciliani continuano a piacere e a crescere nei mercati internazionali. A questi risultati si aggiunge l’aumento degli articoli in gomma e delle materie plastiche, che mostrano un incremento dell’11,73%. Sono numeri che dimostrano come la Sicilia sia fatta di tante economie diverse, alcune in grande difficoltà e altre in pieno slancio.

Export nei primi 9 mesi del 2025, il confronto tra la Sicilia e il resto d’Italia

Per capire meglio la posizione dell’Isola è utile guardare cosa accade nel resto d’Italia. A livello nazionale l’export cresce del 3,6%, ma questa crescita non è uniforme. A trainare il Paese è il Centro Italia, che vola con un aumento del 14,3%. La Toscana da sola registra un eccezionale +20,2%, mentre il Lazio si ferma comunque a un robusto +14%. Il Nord cresce più lentamente, sia nella parte occidentale sia in quella orientale, con un incremento pari all’1,9%. Il Sud, senza includere le Isole, sale del 3,2%, anche se nel terzo trimestre dell’anno l’intero blocco “Sud e Isole” mostra un arretramento dello 0,9% rispetto al trimestre precedente.

La Sicilia, quindi, si trova dentro un’Italia che corre a velocità molto diverse. E da questa fotografia emerge una lezione importante: un’economia troppo dipendente da un solo settore rischia di soffrire molto quando quel settore entra in crisi. È esattamente ciò che sta accadendo all’Isola, dove il calo del petrolio è talmente forte da oscurare i risultati positivi ottenuti da moda, agricoltura e agroalimentare. La strada per i prossimi anni è chiara: valorizzare di più i comparti che crescono, consolidare quelli in espansione e affiancare a tutto questo un processo di graduale diversificazione. Solo così la Sicilia potrà ridurre la propria vulnerabilità e costruire un export più stabile, capace di resistere ai cambiamenti dei mercati globali.

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