Il significato della fortezza come virtù cardinale
Com’è noto, la fortezza appartiene alle virtù cardinali, cioè quelle virtù che fungono da cardine, da sostegno e guida alle nostre azioni. Dalla cultura greca al cristianesimo, la fortezza, come le altre tre virtù cardinali (prudenza, giustizia, temperanza), costituisce uno dei pilastri di una vita orientata al bene, al vivere bene, con dignità e rettitudine.
Tommaso d’Aquino ne specifica la natura in modo paradigmatico: Quindi la fortezza ha principalmente di mira il timore di cose difficili, capaci di ritrarre la volontà dal seguire la ragione. D’altra parte non basta sopportare con fermezza la spinta di tali obiezioni reprimendo il timore, ma bisogna anche affrontarle con moderazione […]. E questo è proprio dell’audacia. Quindi la fortezza ha per oggetto il timore e l’audacia, reprimendo il primo e moderando la seconda.
Detto altrimenti, la fortezza consiste, sempre con Tommaso d’Aquino, nell’“operare fermamente”: rimuovere ostacoli, padroneggiare le difficoltà, arrischiarsi nella vita, ma sempre con moderazione, cioè con viva coscienza del limite. Non avere eccessiva paura e non confondere il coraggio con l’indebita audacia sono i fondamentali ingredienti antropologici di quella civiltà del limite che i Greci ci hanno lasciato in eredità, e che lo stesso Tommaso, pur in ottica cristiana, ha ben presenti. Insomma, è forte non colui che aggredisce la vita, che fa della sua forza la stella polare del mondo, della sua legge, della sua parola, della sua azione il criterio fondativo della realtà, semmai colui che radica la propria vocazione nella carne del mondo, testimoniandola e condividendola in senso comunitario.
Vocazione tra vocazioni diverse, sforzo, tensione, energia esistenziale, la cui unicità non tracima nell’idolatria del proprio io, ma nel contributo originale e innumerabile alla vita comunitaria, e che nella stessa comunità, espressiva di plurime vocazioni, trova il proprio legittimo limite.
Il filosofo Salvatore Natoli coglie il punto con lucidità: La fortezza è una virtù che non ignora il limite. Essa non teme e per questo aiuta. La generosità, in effetti, è una determinazione della fortezza.
In effetti, la fortezza implica il radicamento della propria potenza, l’espressione delle proprie qualità, secondo misura, sopportando gli eventuali scacchi con pazienza, riprendendo il cammino con solerzia e determinazione, distribuendo agli altri con generosità le proprie acquisizioni, facendo del bene l’orientamento della propria virtù. A maggior ragione in un’epoca ad alta complessità come la nostra, in cui l’incertezza, il rischio, la volatilità contrassegnano il nostro modo di abitare il mondo. Chi è forte, abita il mondo con coraggio, non con temerarietà, con temperanza, sempre secondo misura, consapevole del limite che specifica i mortali.
Lasciamo ad Aristotele una parola conclusiva: L’uomo coraggioso è intrepido come si conviene a un uomo, quindi avrà paura di ciò che è temibile a misura d’uomo, così come si deve e come la ragione comanda, e lo affronterà in vista del bello. Questo è il fine della virtù.