Torna a parlare della sua parentesi a Catania l’ex DS rossazzurro (oggi in forza alla Salernitana) Daniele Faggiano. Ai microfoni della Gazzetta dello Sport il dirigente ha raccontato a cuore aperto degli ultimi anni molto difficili a causa delle condizioni di salute e di momenti vissuti in ospedale con parole di affetto anche rivolte alla società di Ross Pelligra.
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Faggiano: “Nel 2023 ho iniziato i ricoveri, la dieta è stata la prima cosa”
Daniele Faggiano ha raccontato ai microfoni della Gazzetta dello Sport quando è iniziato il momento più complicato: “In autostrada, a San Benedetto, stavo andando a Modena e mi sono rotto due vertebre. Però sono uscito dall’ospedale firmando, contro la volontà dei medici. E una volta a casa, mio padre e mio suocero mi hanno rimandato a farmi vedere. Avevo dei valori sballati, ho fatto controlli su controlli e non andava bene. I medici erano preoccupati, hanno capito che il fegato non funzionava. Così ho cominciato a girare gli ospedali, sono stato ricoverato a Torino e Ancona. La dieta è stata la prima cosa, poi ho fatto altre cure e preso medicinali, pensavo di guarire così. Sì parlava di trapianto, ma non era urgente”.
Il trapianto e la parentesi di Catania
Poi arriva la chiamata di Catania nell’estate 2024: “Ma non stavo bene – prosegue Faggiano – e dopo la partita a Biella con la Juve Next Gen sono stato male. Grazie al dottor Ciampi dell’ospedale a Catania abbiamo capito la situazione e mi ha mandato all’Ismett a Palermo dal dottor Gruttadauria che ha preso in mano la situazione. Prima mi hanno fatto un piccolo intervento, poi è diventato urgente il trapianto. Il 19 dicembre ero a cena con i miei genitori e mister Toscano, è arrivata la telefonata: entro tre ore dovevo essere a Palermo per il trapianto”.
“Un calvario, pensavo di non uscirne. – racconta il DS – Momenti bui, non li auguro a nessuno. Sono stato 100 giorni in ospedale, avevo vicino mia moglie Giorgia e i miei genitori, la mia forza. Come il Catania, da Pelligra e Grella a tutti i tifosi. E gli infermieri, diventati come fratelli: solo per portami in bagno, facevano una fatica enorme. Ho provato dolore, rabbia. Una volta non capivo perché negli ospedali le finestre sono chiuse, me ne sono reso conto quando volevo aprirne una e scappare. Ma pensavo alla famiglia, alla bambina, agli amici veri che hanno sofferto con me e mi sono sempre vicini: sono venuti a trovarmi Perinetti, Ausilio e Baccin, poi giocatori come Torregrossa e Inglese”.
“Ora vedo la vita diversamente, mi arrabbio sempre ma capisco che i problemi sono altri. Ho capito cosa vuol dire soffrire e se posso aiutare qualcuno lo faccio. Il girone è tosto, oltre a Catania e Benevento ci sono anche Cerignola, Crotone, Monopoli, Potenza, e poi l’Atalanta U23. Spero di trasmettere la mia carica alla squadra (la Salernitana ndr)”.

