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“Non c’è fame a Gaza”: Netanyahu nega l’emergenza mentre il mondo chiede una tregua

“Non c’è fame a Gaza”: Netanyahu nega l’emergenza mentre il mondo chiede una tregua
Striscia di Gaza, guerra Israele – Hamas – Palestina -Foto di Mohammed Ibrahim su Unsplash

La fame diventa “arma da guerra”? Le accuse a Israele e il mondo che si divide sul riconoscimento della Palestina.

“Non c’è fame a Gaza“. Lo sostiene il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, rispondendo alle accuse di ostacolare gli aiuti umanitari per la popolazione palestinese e di conseguenza di essere – con la sua azione politica – la principale causa dell’attuale carestia sulla Striscia.

E mentre le autorità internazionali continuano a chiedere una tregua, con Trump che di fronte ai giornalisti ipotizza un “possibile cessate il fuoco” e 25 Paesi – Italia compresa – che hanno firmato una dichiarazione comune per chiedere lo stop alla guerra Israele-Hamas, i numeri restituiscono la conferma su come la fame possa essere un’arma bellica spaventosa: 14 morti per fame nelle ultime 24 ore a Gaza (tra loro anche due minori), 147 le vittime della fame dall’inizio della guerra (di cui 88 bambini).

Fame a Gaza, Netanyahu nega

Il premier israeliano dalle accuse di genocidio e sterminio con l’arma della fame si libera riversando le colpe su Hamas, l’altra parte coinvolta nel conflitto scoppiato il 7 ottobre 2023: “Abbiamo consentito l’arrivo di aiuti umanitari a Gaza fin dall’inizio della guerra. Altrimenti, non ci sarebbero abitanti a Gaza. Ciò che impedisce l’arrivo di aiuti umanitari è una sola forza: Hamas. Ancora una volta, questo è un capovolgimento della verità. Hamas deruba, ruba gli aiuti umanitari e poi accusa Israele di non fornirli”, commenta.

E aggiunge: “Abbiamo fornito la quantità richiesta dal diritto internazionale. Ci sono centinaia e centinaia di camion carichi di tonnellate di aiuti. Finora, abbiamo fornito 1,9 milioni di tonnellate di cibo dall’inizio della guerra, quasi due milioni di tonnellate. E ora ci sono centinaia di camion in attesa sul lato di Gaza del valico di Kerem Shalom”. A mettere in dubbio queste parole ci sono le immagini dell’emergenza umanitaria di Gaza che fanno il giro del mondo da giorni. Anche il presidente statunitense Donald Trump le ha commentate: “Sulla base di quello che vedo in televisione, direi che non sono particolarmente d’accordo (con Netanyahu, ndr) perché quei bambini sembrano molto affamati“.

La denuncia dei gruppi umanitari

Nelle scorse ore, in una nota, le associazioni per i diritti umani B’Tselem e Medici per i diritti umani non risparmiano pesanti accuse a Israele, parlando di un “regime genocida che lavora per distruggere la società palestinese a Gaza“.

La comunità internazionale chiede a gran voce la fine della guerra a Gaza. Al tempo stesso, però, si scontra sulle sorti della Palestina. Il riconoscimento simbolico della Francia dello Stato ha scatenato non poche polemiche internazionali, generando un dibattito acceso anche in Italia. La premier Giorgia Meloni è cauta, sostenendo di essere favorevole allo Stato della Palestina ma ritenendo che una decisione del genere presa in questo momento “possa addirittura essere controproducente per l’obiettivo” della fine della strage a Gaza. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani conferma la linea del Governo italiano, commentando: “Il riconoscimento del nuovo Stato palestinese deve avvenire in contemporanea con il riconoscimento da parte loro dello Stato di Israele“. Sull’emergenza fame a Gaza, però, Tajani aggiunge: “Le foto dei bambini di Gaza le ho viste anch’io. Inaccettabile, inaccettabile“.

Sul fronte opposto le opposizioni, in primis il PD, con la segretaria Elly Schlein che ritiene il riconoscimento della Palestina “un contributo necessario al processo di pace“. Una pace definitiva attesa ormai da anni, o meglio decenni, ma mai arrivata.

Foto di Mohammed Ibrahim su Unsplash