Sito ufficiale fascicolosanitario.gov.it: nell’Isola lo utilizza solo il 4% dei cittadini contro il 56% della Toscana. Anche i medici siciliani lo usano poco: solo il 22% contro il 92% del Piemonte e il 94% della Puglia
PALERMO – Quando si parla di Fascicolo sanitario elettronico siamo di fronte ad una serie contrastante di dati e situazioni in cui è molto complesso fare comparazioni e trarre conclusioni.
Il Fascicolo sanitario elettronico, è bene ricordare, traccia la storia clinica di ogni cittadino rendendo disponibili tutte le informazioni e i documenti prodotti sul territorio regionale da medici e operatori sanitari anche di strutture diverse (Asl, Aziende Ospedaliere, medici di famiglia e pediatri, ecc.). Contiene, ad esempio referti, lettere di dimissioni, verbali di pronto soccorso, prescrizioni e tutto il materiale che descrive gli eventi clinici del cittadino.
Il progetto, molto ambizioso, in realtà resta poco usato. Dopo quasi cinque anni dall’entrata in vigore del decreto di attuazione del servizio ed importanti investimenti effettuati dalle amministrazioni regionali, non tutte le Regioni hanno attivato il Fse, e sono ancora davvero pochi i cittadini che lo hanno utilizzato. Per una diffusione capillare e omogenea sul territorio nazionale, c’è quindi ancora tanta strada da fare.
Dal sito ufficiale (fascicolosanitario.gov.it) è possibile verificare come siano 18 le Regioni con fascicolo attivo. Sono 12 milioni i fascicoli attivati con 256 milioni di referti digitalizzati. E ancora più significativo è un altro dato: i cittadini che hanno attivato il fascicolo sono appena il 20% della popolazione.
La situazione è ancora più grave di quanto possa sembrare: secondo il Politecnico di Milano, infatti, risulta che solo il 6% di chi ha attivato il Fascicolo lo utilizza. Le regioni meridionali hanno quasi tutte il software ma nessuna ha il fascicolo vero e proprio. Sul sito ministeriale è possibile verificare gli ultimi dati del monitoraggio relativo al terzo trimestre del 2019. Per quanto riguarda il monitoraggio di attuazione la Sicilia è al passo con altre regioni come Lazio, Emilia Romagna, Toscana e Puglia, ma il caso della nostra Isola è davvero curioso visto che è stata la prima regione a partire con la ricetta dematerializzata (settembre 2013), ma è tra le ultime regioni ad aver messo in piedi il fascicolo, dando l’addio alle vecchie cartelle mediche cartacee, solamente nel 2018. E i dati che indicano l’utilizzo da parte dei cittadini siciliani è davvero sconsolante: il 4% rispetto al 56% della Toscana, al 36% del Veneto o addirittura il 97% del Trentino. Anche i medici siciliani sono tra coloro che utilizzano meno il fascicolo sanitario elettronico: il 22% contro cifre molto alte in Piemonte (92%), Puglia (94%), Sardegna, Valle d’Aosta e Trentino (100%), così come l’Emilia Romagna e la Lombardia (100%).
La Regione siciliana ha annunciato ad aprile scorso il lancio di incentivi per i medici che però, è bene precisare, sono subordinati alla partecipazione dei medici a corsi di formazione organizzati dalla Regione insieme alla società informatica Sogei. Ad occuparsi del trasferimento dei dati di base del profilo sanitario nel fascicolo, in Sicilia, sono i medici di famiglia, previo però consenso informato dell’assistito.
Pronti i correttivi: qualche settimana fa l’Agid (l’Agenzia per l’Italia digitale) ha annunciato il punto unico di accesso al Fascicolo per i cittadini di tutte le regioni che servirà a risolvere i problemi come la difficoltà di accedere al proprio Fascicolo da parte dei cittadini che hanno cambiato regione e il rischio di informazioni mancanti o duplicate.