Tavoli, mascherine, plexiglass e cucine: norme confuse e lacunose che scontentano tutti. Confesercenti: "Regole inapplicabili". Su accesso e fruizione delle spiagge libere sì a decisioni locali, possibile affidarne gestione. Le imprese balneari: "Sembra vogliano punirci"
PALERMO – Fase 2 tutta in salita per le Regioni.
Le tanto attese linee guida messe a punto dall’Inail con la collaborazione dell’Istituto superiore di Sanità che avrebbero dovuto rappresentare la base da cui ripartire per consentire le aperture differenziate dal 18 maggio, in realtà hanno scontentato tutti i diretti interessati, in questo caso ristorazione e balneazione. Ma non solo.
Il governo Musumeci non aveva nascosto una certa irritazione nei confronti di Roma per i ritardi nella definizione delle linee guida con i protocolli di sicurezza per l’avvio della fase 2 nelle varie Regioni.
Le linee guida Inail-Iss alla fine sono arrivate e costituiranno la base della nuova ordinanza a firma di Musumeci con cui verrà definita, a partire dal 18 maggio, l’apertura delle attività ancora chiuse in Sicilia. Un’apertura che si preannuncia tutta in salita non sono nella nostra Isola poiché le regole messe nero su bianco dall’Inail sembrano aver scontentato i diretti interessati, e non solo.
Garantire la ripresa delle attività, successiva alla fase di lockdown, assicurando allo stesso tempo la tutela della salute dei lavoratori e dell’utenza. È questo l’obiettivo dei due nuovi documenti tecnici sui settori della ristorazione e delle attività ricreative di balneazione pubblicati sul sito dell’Inail, che li ha realizzati in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità per fornire al decisore politico elementi di valutazione sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del nuovo Coronavirus nella fase 2 dell’emergenza sanitaria.
Nel settore della ristorazione, ad assumere un aspetto di grande complessità è la questione del distanziamento sociale. Durante il servizio, infatti, non è evidentemente possibile l’uso di mascherine da parte dei clienti. Lo stazionamento protratto, inoltre, in caso di soggetti infetti da Sars-CoV-2 può contaminare superfici come stoviglie e posate. Un altro aspetto di rilievo è il ricambio di aria naturale e la ventilazione dei locali confinati, anche in relazione ai servizi igienici, che spesso sono privi di possibilità di aerazione naturale. Il Documento Inail-Iss raccomanda, tra l’altro, di rimodulare la disposizione dei tavoli e dei posti a sedere, definendo un limite massimo di capienza predeterminato che preveda uno spazio di norma non inferiore a quattro metri quadrati per ciascun cliente, fatta salva la possibilità di adottare altre misure organizzative, come per esempio le barriere divisorie. La prenotazione obbligatoria viene indicata come ulteriore strumento di prevenzione, utile anche per evitare assembramenti di persone in attesa fuori dal locale.
Nel Documento relativo al settore della balneazione, viene indicata una strategia di gestione del rischio che tenga conto di vari aspetti, che riguardano il sistema integrato delle infrastrutture collegate con la meta di balneazione, gli stabilimenti e le spiagge libere. Determinare l’area utilizzabile dai bagnanti richiede inoltre valutazioni specifiche, perché le aree costiere sono molto differenti tra loro. Si ritiene quindi opportuna l’adozione da parte delle autorità locali di piani che permettano di prevenire l’affollamento delle spiagge, anche tramite l’utilizzo di tecnologie innovative. Per consentire un accesso contingentato agli stabilimenti balneari e alle spiagge attrezzate, viene suggerita la prenotazione obbligatoria, anche per fasce orarie. Si raccomanda, inoltre, di favorire l’utilizzo di sistemi di pagamento veloci con carte contactless o attraverso portali/app web. Vanno inoltre differenziati, ove possibile, i percorsi di entrata e uscita, prevedendo una segnaletica chiara. Per garantire il corretto distanziamento sociale in spiaggia, la distanza minima consigliata tra le file degli ombrelloni è pari a cinque metri e quella tra gli ombrelloni della stessa fila a quattro metri e mezzo. È opportuno anche privilegiare l’assegnazione dello stesso ombrellone ai medesimi occupanti che soggiornano per più giorni.
In ogni caso è necessaria l’igienizzazione delle superfici prima dell’assegnazione della stessa attrezzatura a un altro utente, anche nel corso della stessa giornata. È da evitare, inoltre, la pratica di attività ludico-sportive che possono dar luogo ad assembramenti e giochi di gruppo e, per lo stesso motivo, deve essere inibito l’utilizzo di piscine eventualmente presenti all’interno dello stabilimento.
Entrambi i documenti si soffermano anche sulle misure specifiche per i lavoratori, in linea con quanto riportato nel protocollo condiviso tra le parti sociali dello scorso 24 aprile. Oltre a un’informazione di carattere generale sul rischio da Sars-CoV-2, al personale devono essere impartite istruzioni mirate, con particolare riferimento alle specifiche norme igieniche da rispettare e all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. Viene infine ribadita la necessità di una corretta e frequente igiene delle mani, attraverso la messa a disposizione in punti facilmente accessibili di appositi dispenser con soluzione idroalcolica.
Confesercenti: “Norme troppo rigide e confuse”
“Regole del tutto inapplicabili, che ridurrebbero la capacità dei ristoranti ad un terzo di quella attuale, obbligandone migliaia alla chiusura definitiva”. Le imprese della somministrazione Fiepet Confesercenti bocciano le linee guida.
“Troppi punti fondamentali – si legge in una nota – sono ancora da chiarire. Come si calcola la distanza minima per le persone sedute allo stesso tavolo? Le regole di distanziamento valgono anche per l’esterno del locale? Chi certifica o comunque dà un’indicazione su quali dispositivi di schermatura è possibile installare? (…) Occorrerà introdurre subito nuovi sostanziosi sostegni economici a fondo perduto per gli operatori, o i ristoranti rimarranno chiusi. Non basteranno certo i bonus da 600 o 800 euro a salvare la ristorazione italiana. Invitiamo le Regioni ad intervenire, per concordare con le categorie interessate protocolli alternativi che riescano a contemperare le esigenze di sicurezza con quelle di natura imprenditoriale”.
Le imprese balneari: “Così il 50 per cento delle strutture non riaprirà”
ROMA – “Noi confidiamo nella possibilità che si apra un percorso entro il quale le Regioni possano attuare delle deroghe a questo documento Inail-Iss, altrimenti il 50% delle strutture balneari quest’anno non aprirà i battenti”. Così Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti, l’associazione delle imprese balneari, commenta il documento tecnico Inail-Iss sull’analisi di rischio e le misure di contenimento del contagio da Sars-Cov-2 nelle attività ricreative di balneazione e spiaggia, diffuso ieri.
Per Rustignoli “si deve certo salvaguardare la salute, ma lo si può fare tenendo conto delle attività delle imprese. Perché attuare sullo spiagge, all’aperto, un distanziamento di oltre due metri, anche maggiore che in altri ambienti?. Sembra quasi voler punire gli stabilimenti balneari”.
Prescrizioni che se resteranno così “faranno fuori la metà delle attività che non potranno aprire, anche perché il 50% delle coste italiane sono segnate dall’erosione, dov’è lo spazio per tenere queste distanze tra gli ombrelloni?”
La speranza per Rustignoli “è che il documento rappresenti un insieme di capisaldi entro i quali, con l’obiettivo di salvaguardare la salute, le Regioni possano intervenire, tenendo conto della specificità dei territori. Ad esempio la bozza di protocollo della Regione Emilia Romagna sull’attività balneari è molto meno stringente, e non per questo non tutela la salute”, sottolinea ancora Rustignoli.
Mancate entrate stimate in 5,2 miliardi di euro, dal Governo Conte solo 1,5 miliardi
“Il Pd ci chiede di confrontarci con i balneari? Vergogna, vergogna, vergogna. Sa il principale partito di Governo a Roma che le linee guida nazionali per le spiagge prevedono distanze tra gli ombrelloni tali da ritenere unanimemente impossibile aprire gli stabilimenti balneari?”.
Lo dichiara il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. La Lombardia, invece, attraverso le parole del suo Presidente, Attilio Fontana, ha fatto sapere che sulle possibili riaperture di alcune attività commerciali come bar, ristoranti e parrucchieri prenderà delle decisioni entro domani.
Uno scenario legato all’evoluzione del contagio. Perché, ha sottolineato il governatore lombardo, “fra qualche giorni inizieremo a vedere gli effetti della riapertura del 4 maggio. E se i numeri vanno nella stessa direzione in cui sono andati nelle ultime due settimane, con il contagio assolutamente in discesa, si potrà pensare di riaprire qualche attività. Valuteremo”.
Fontana è tornato a insistere sulla necessità di dilazionare gli orari di apertura delle attività commerciali soprattutto per scongiurare il “grosso pericolo” di assembramenti a bordo di treni, bus e metropolitane nelle ore di punta. “è da tre settimane che aspettiamo l’accordo tra governo e sindacati. Ora i tempi iniziano a essere molto stretti”.
Il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha avanzato la proposta di un patto con le Regioni a Statuto Speciale: “Nel decreto Maggio dovrebbero esserci a disposizione di tutte le Regioni, ordinarie e speciali, 1 miliardo e mezzo di euro, con mancate entrate stimate per tutte le Regioni di poco meno di 5,2 miliardi di euro, di cui 3,14 miliardi per quanto riguarda le Regioni speciali. L’ammontare del finanziamento è quindi assolutamente insufficiente per andare a colmare questo gap”. “Bene – ha proseguito Fedriga – intanto ci vengano date queste risorse però poi si faccia subito un nuovo patto che garantisca che le minori entrate verranno colmate, serve un patto scritto”.