Fauna selvatica, biodiversità preziosa risorsa da tutelare - QdS

Fauna selvatica, biodiversità preziosa risorsa da tutelare

Fauna selvatica, biodiversità preziosa risorsa da tutelare

martedì 04 Marzo 2025

Ieri si è celebrato il World wildlife day, istituto dalle Nazioni Unite nel 2013

ROMA – Ieri si è celebrato il World wildlife day, ovvero la giornata in cui si celebra la conservazione della flora e della fauna selvatiche e il tema di quest’anno è stato “Wildlife conservation finance: investing in people and planet”.

Il 20 dicembre 2013, nella sua 68esima sessione, l’Assemblea generale delle Nazioni unite con la risoluzione Un 68/205, ha deciso di proclamare il 3 marzo, giornata internazionale dell’adozione della Convenzione sul commercio internazionale delle specie selvatiche, Fauna e Flora, minacciate di estinzione (Cites) sul pianeta, che sensibilizzano e che apportano benefici ad essi, come Giornata mondiale della fauna selvatica. La commemorazione è stata proposta dalla Thailandia per celebrare e far conoscere la fauna e la flora selvatiche del mondo. Così, per la prima volta, nel 2014 è stata celebrata la Giornata mondiale della fauna selvatica.

Il 3 marzo si celebra la Giornata mondiale della fauna selvatica

Nella sua risoluzione, l’Assemblea generale ha riaffermato il valore intrinseco della fauna selvatica e dei suoi vari contributi, tra cui ecologico, genetico, sociale, economico, scientifico, educativo, culturale, ricreativo ed estetico, allo sviluppo sostenibile e al benessere umano.

L’invenzione del concetto di “selvatico”, spiega Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), inizia a manifestarsi nella cultura umana con la domesticazione degli animali e delle piante. Nell’etimo latino delle due parole la silva, selva, è contrapposta alla domus, casa, evidenziando il significato e l’orizzonte di valori che la nostra cultura attribuisce a queste due categorie. Da notare che ai nostri giorni, in alcune tra le poche popolazioni umane di cacciatori raccoglitori presenti in piccolissime e remote aree del nostro pianeta, questa distinzione non sia linguisticamente presente.

Il processo di domesticazione

Prima della serie di eventi che hanno dato inizio al processo di domesticazione non esisteva la distinzione tra il mondo selvatico e domestico. La fauna era semplicemente “fauna”, un insieme di organismi viventi in continua interazione con l’ambiente e quindi in continua evoluzione attraverso il processo della selezione naturale.

Anche la domesticazione di piante e di animali ha avuto effetti sull’ambiente

Con la sua comparsa, tra i 200.000 e i 350.000 anni fa, Homo sapiens iniziò una progressiva e sempre più vorticosa trasformazione dell’ambiente che lo circondava. Incendi per disboscare e proteggersi dalle fiere, raccolta di erbe selvatiche, caccia, pesca, rilascio dei residui delle sue attività nell’ambiente, trasporto di animali e piante nei suoi spostamenti. In periodi più recenti, anche la domesticazione di piante e di animali ha avuto effetti sull’ambiente.

Da questo momento in poi iniziarono ad esistere la fauna e la flora domestica, costituite da piante e animali frutto della selezione artificiale, il cui ciclo biologico viene condizionato oppure è esclusivamente determinato dall’uomo. Se la selezione naturale consente alle specie meglio adattate all’ambiente di sopravvivere, la selezione artificiale opera per trasmettere geni più vantaggiosi e produttivi per gli umani. Questo ha comportato nei millenni anche radicali trasformazioni dell’uso della superficie terrestre. Attualmente circa 45% della superficie abitabile terrestre è utilizzato per scopi agricoli, quindi occupato da piante domestiche. Il processo di domesticazione di piante e animali è ancora in atto, nuove varietà di cereali, legumi, tuberi o piante da frutto vengono selezionate e utilizzate e lo stesso avviene per le specie animali. Anche l’ingegneria genetica può considerarsi una forma di domesticazione.

La tutela delle specie chiave

Secondo il Wwf Italia, il Wildlife day rappresenta anche un’importante occasione per aumentare la consapevolezza pubblica sull’importanza del ripristino dell’ecosistema e della tutela delle specie chiave, vulnerabili o a rischio estinzione. Proteggere specie ed ecosistemi in pericolo e ripristinare con azioni ambiziose le popolazioni selvatiche o le porzioni di habitat in quelle aree dove l’impatto dell’uomo è stato più drammatico, sono due facce della stessa medaglia. Per questo, a livello globale il Wwf è attivo da anni su specie bandiera e chiave, come elefante, rinoceronte, tigre, gorilla, specie la cui scomparsa porta a forti sbilanci negli ecosistemi dove vivono. I risultati raggiunti negli ultimi decenni sono significativi, sebbene molto è ancora da fare per raggiungere il traguardo auspicato.

In Italia sono diverse le specie chiave

Anche in Italia, spiega il Wwf, sono diverse le specie chiave (keystone species) con uno stato di conservazione precario, che necessitano di azioni concrete e ambiziose. Queste rappresentano tasselli di particolare rilevanza in un’ecosistema, la cui presenza garantisce i corretti equilibri e permette l’esistenza di altre specie. Con la loro scomparsa l’ecosistema perderebbe molte delle sue caratteristiche e molte altre specie, la cui esistenza dipende da queste, andrebbero incontro ad estinzione. Per questo conservare, reintrodurre o rinforzare le popolazioni di queste specie chiave equivale a salvaguardare interi ecosistemi e comunità di specie. Caso emblematico in Italia è l’Orso bruno marsicano, sottospecie endemica dell’Appennino centrale a elevato rischio estinzione. Poi, altro esempio, nei fiumi vive ancora la lontra che sta lentamente tornando a colonizzare i fiumi dell’Italia centrale e meridionale ma recentemente è stata segnalata anche al nord.

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