Favara, nata nell'Agrigentino una Società per... le buone azioni - QdS

Favara, nata nell’Agrigentino una Società per… le buone azioni

Favara, nata nell’Agrigentino una Società per… le buone azioni

sabato 15 Maggio 2021

L'idea è quella di finanziare con i risparmi degli stessi cittadini la rigenerazione della cittadina, riscoprendo i mestieri tradizionali e creando posti di lavoro evitando così la fuga dei giovani

Il primo atto concreto della Società per azioni buone, costituitasi ieri a Favara, nell’Agrigentino, è stato quello di donare al Comune settanta alberi, uno per ogni socio fondatore di quest’impresa che utilizzerà i propri capitali per progettare e realizzare iniziative che promuovano una migliore qualità della vita sul territorio.

Florinda Saieva, una delle promotrici dell’iniziativa, da giovane voleva trasferirsi a Parigi, abbandonare tutto.

“Allora – racconta – il Comune aveva trenta milioni di euro di debiti. Per molti anni mi sono sentita arrabbiata, abbandonata dallo Stato. Poi abbiamo creato Farm Cultural Park ed è stata una grande soddisfazione”.

La Farm, uno dei primi esempi di rigenerazione urbana in Sicilia nato da un’iniziativa interamente privata, è stata creata da Florinda Saieva con il marito, il notaio Andrea Bartoli.

E adesso la creazione della Società per azioni buone che vuol costituire un ulteriore supporto allo sviluppo economico e sociale di Favara attraverso l’educazione ai mestieri e alla cittadinanza attiva, la mobilità urbana e il recupero delle aeree degradate.

Così, ieri, nella piazza di Favara, settanta cittadini disposti in cerchio attorno a un notaio hanno fatto nascere una la Spab, Società per azioni buone, per coniugare profitto economico, profitto sociale ed ecologico.

Tra loro c’erano docenti, imprenditori, esponenti delle realtà associative e degli ordini professionali e tanti comuni cittadini si costituiscono in un’impresa che utilizzerà i propri capitali e inviterà i favaresi a dirottare parte dei loro risparmi per finanziare progetti che abbiano un impatto nel loro futuro, contribuendo per esempio a ridurre l’esodo dei loro figli in cerca di occupazione.

E questo partendo dalla considerazione che, per via della pandemia, nell’ultimo anno in Italia, i depositi in banca di famiglie e imprese risultano essere aumentati di 180,7 miliardi di euro, salendo a 1.743,9 miliardi. Si tratta di un’impennata annuale dell’11,6%.

“Perché – si è chiesta dunque Florinda Saieva – affidare i propri soldi alle banche che poi restituiscono molto poco? In questi dieci anni la sorte di Favara è stata cambiata dai privati. La qualità della vita in genere, la sanità per ora è a pagamento, decideranno i cittadini, ascolteremo i loro pareri, poi il consiglio d’amministrazione vaglierà le proposte”.

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