FAVIGNANA (TP) – Ormai è simbolo di rassegnazione, di silenzio, ma anche denuncia di una contraddizione. è una quota, precisamente quella di 35,423 tonnellate, si tratta di tonni da pescare. Quota reale ma nello stesso tempo virtuale: cose siciliane ma anche italiane in questo caso. C’è un decreto ministeriale a confermarne la concretezza numerica, così come c’è la certezza che anche quest’anno la mattanza a Favignana sarà per il prossimo. La tonnara oltre fissa sarà anche immobile. Le tonnellate a disposizione sono anti-economiche. L’ha detto a chiare lettere, qualche tempo fa, la ditta “Castiglione” che credeva nel progetto di far rivivere l’antico rito della pesca del tonno.
L’azienda ci ha rimesso soldi perché si è ritrovata con una quota insufficiente ed ha sospeso tutto in corso d’opera. In principio le tonnellate sono state 14, era il 2019. Tre anni prima s’era svolta la mattanza turistica: i tonni venivano pescati e rigettati in mare. Sembrava l’inizio di una nuova storia, poi la doccia fredda delle 14 tonnellate ed il contentino successivo di 32-35. Ce ne vogliono almeno 80-90 per esserci un ritorno economico. Lo sanno bene a Roma quando dividono le quote.
Quest’anno c’è pure una novità che dalle parti di Favignana può essere codificata come una beffa. L’Europa è stata generosa ed ha aumentato la quota nazionale ed il governo ha deciso di dare il via libera ad una fase sperimentale con 295 tonnellate assegnate alla piccola pesca costiera, mentre quella per le tonnare fisse si è fermata a 415 tonnellate confermando il trend degli anni passati.
I numeri non mentono mai e continuano a dire che l’egemonia nella pesca tocca ai sistemi della circuizione e del palangaro che si portano via buona parte della quota riservata all’Italia. E c’è un’egemonia nelle stesse tonnare. I tonni finiscono in quelle della Sardegna, “Isola Piana” (Carloforte) e “Capo Altano (Portoscuso) su tutte. Gli interessi in gioco sono pesanti. Il sistema delle tonnare mette in moto un volano economico di circa 40-50 milioni di euro.
Ed è un vero e proprio sistema perché rimanda all’indotto, alla necessità di formare il personale, di professionalizzare la pesca, seppure con riti e tecniche ormai millenarie. Favignana ed il territorio trapanese s’interrogano, da tempo, sulle prospettive di sviluppo ma devono fare i conti con questi rapporti di forza. La mattanza avrebbe ripercussioni turistiche e produttive.
Favignana ed il territorio devono confrontarsi anche con una politica locale e regionale che non riesce ad interloquire con quella nazionale e soprattutto non è in grado di far saltare gli attuali equilibri nella ripartizione delle quote tonno.
Sta provando ad andare controcorrente il Pd con l’ex vicepresidente dell’Ars Camillo Oddo: “è un tema da porre tra i punti della nostra agenda politica. è necessario fare chiarezza sulle scelte di governo e sulla struttura complessiva della pesca del tonno”.

