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Febbre da sex toys durante il lockdown, raddoppiate le esportazioni dalla Cina

C’è un settore dell’industria cinese che non conosce crisi e che, durante l’epidemia Covid-19, si è anzi avvantaggiata dei lockdown che hanno chiuso in casa miliardi di persone in tutto il mondo: quella dei sex-toys. Lo ha comunicato il South China Morning Post, secondo le esportazioni sono cresciute del 50 per cento, con le sexdoll in particolare che hanno visto l’export raddoppiare. Quello di bambole sessuali verso l’Italia, addirittura, è aumentato di cinque volte. Dopo che l’epidemia è esplosa a partire dalla città di Wuhan, le industrie cinesi hanno chiuso i battenti a febbraio, per riaprire gradualmente a marzo. Il dato dell’export relativo ai mesi gennaio e febbraio hanno subito un calo del 17,2 per cento, un calo inaaudito nell’ultimo trentennio.

Alla ripresa delle attività, le industrie che producono sex-toys si sono ritrovate piene di ordinativi. Un produttore di Shandong, per esempio, ha registrato a febbraio un aumento del 30 per cento delle esportazioni. La Libo Technology è stata costretta ad aumentare i turni di lavoro e a operare senza sosta per evadere gli ordini. La Francia, gli Stati uniti e l’Italia negli ultimi quattro mesi, secondo Violet Du della Libo, i mercati più redditizi per il produttore di Shandong. Invece, man mano che si tornava alla normalità in Cina, le vendite rallentavano. La Aibei di Dongguan, che produce sex doll, ha dovuto assumere staff ed è stata costretta anche a respingere ordine perché non in grado di evaderli tutti. Stati uniti ed Europa, i prncipali mercati. Le vendite sono cresciute di oltre il 50 per cento, per un produttore che può arrivare a realizzare duemila bambole al mese. Una capacità ben lontana dalla domanda che arriva da Usa e Ue.