Fed e Bce devono proteggere i poveri - QdS

Fed e Bce devono proteggere i poveri

Carlo Alberto Tregua

Fed e Bce devono proteggere i poveri

mercoledì 11 Gennaio 2023

Alzare i tassi contro l’inflazione

Un’informazione di parte, non obiettiva, tende a proteggere i poteri forti e diffonde menzogne. Si tratta della levata di scudi contro Fed (Federal Reserve Bank) e Bce (Banca Centrale Europea), i due istituti di emissione, statunitense ed europeo, che hanno il dovere, non solo legale, ma anche morale, di difendere i poveri. Da che cosa? Dai danni enormi che crea l’inflazione su quanto essi percepiscono, cioè poco, che così diventa ancora meno.

È noto a tutti che l’inflazione sia denominata la tassa dei poveri, mentre i settori dell’economia e della finanza riescono a riportare i maggiori costi sui prezzi di vendita, anche se non sempre questo meccanismo è attuabile.
Non solo, nelle decine di passaggi dai prezzi di acquisto a quelli di vendita, ognuno ci mette qualcosa in più, con la conseguenza che la speculazione diventa padrona, fa guadagnare in tutti i passaggi ed i guidatori ne traggono vantaggi considerevoli.

La politica di restringimento monetario adottata sia dalla Fed che dalla Bce è sacrosanta. Ingannevoli sono tutti quelli che se la prendono con i due istituti, mentre non si leva nessuna voce dell’informazione che spieghi come le strade intraprese da essi siano indispensabili, ed è altrettanto indispensabile mantenere la barra al centro fino a quando la maledetta nemica dei poveri, cioè l’inflazione, non sia ricondotta al suo alveo naturale del due per cento.

Non sappiamo se questi fatti che stiamo elencando siano facili da comprendere, ma riteniamo che solo chi non vuol vedere non li veda, data la semplicità ridotta all’osso dei meccanismi di cui scriviamo.
Inoltre, vi è da aggiungere che la Fed ha comunicato la riduzione della massa monetaria in giro (altro elemento che ha provocato l’alta inflazione) e, dal suo canto, la Bce ha annunciato che quest’anno non comprerà più Titoli di Stato praticamente a tasso zero.
La politica monetaria influenza tantissimo il sistema economico perché avere denaro a basso costo, oppure no, fa la differenza. Il denaro è come l’olio negli ingranaggi, i quali, se ne fossero privati, creerebbero frizione e addirittura si fermerebbero.

Da più parti abbiamo sentito dissennate voci di critica a Mario Monti, quando, appena nominato Senatore a vita dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, fu chiamato a salvare l’Italia dai danni che aveva provocato l’incongruente politica economica del Governo Berlusconi, che aveva fatto schizzare lo Spread (differenza fra i tassi dei BTP italiani ed i Bund tedeschi) ad oltre cinquecento. Ricordiamo che in atto oscilla intorno a duecento, soglia di allarme giallo.

Per la verità, dobbiamo ricordare che i gruppi economici e di potere dell’epoca si scagliarono contro Berlusconi e quindi lo schizzo in alto dello Spread fu anche conseguenza dell’azione dei nemici del Cavaliere.
In ogni caso, Monti ricevette la fiducia del Parlamento il 17 novembre 2011 e si mise subito all’opera per rimettere ordine nei conti dello Stato, che erano stati ampiamente scassati da incapaci e/o da personaggi poco meritevoli.

Mario Monti è un signore a tutto tondo, di grande competenza e di profonda umiltà. Ho avuto il piacere di conoscerlo in occasione del forum svolto a Palazzo Chigi e pubblicato dal QdS l’8 gennaio 2013. Poi l’ho rivisto numerose volte ai Giardini del Quirinale, in occasione della festa della Repubblica il primo giugno, e la mia simpatia è sempre cresciuta.

Alcuni maldestri politicastri ce l’hanno col Professore perché ha tentato di dare una svolta alla dissennata politica delle mance, che crea tanti favori e consensi popolari, ma che ha portato il Paese verso il baratro.

La legge Fornero fu una di queste manovre, approvata a grande maggioranza dal Parlamento. Le modifiche volute da Salvini sono sbagliate perché non è pensabile che la gente possa godere di un assegno pensionistico per trenta e più anni.

A conferma di quanto scriviamo, cioè della dissennata politica di distribuzione di mance, anche quest’anno 2023 il Governo, con la sua legge di bilancio, distribuisce ben 409 miliardi di assistenzialismo su 1.183 di spesa complessiva. Un’assurdità, perché così si distribuisce povertà e non ricchezza.

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