Federico Portoghese: “Al Comune di Catania manca la gestione, serve un city manager” - QdS

Federico Portoghese: “Al Comune di Catania manca la gestione, serve un city manager”

Melania Tanteri

Federico Portoghese: “Al Comune di Catania manca la gestione, serve un city manager”

sabato 26 Novembre 2022

Forum con Federico Portoghese, Commissario della Città metropolitana di Catania

Intervistato dal vicedirettore, Raffaella Tregua, il commissario della Città metropolitana di Catania, Federico Portoghese, risponde alle domande del QdS.

Commissario Portoghese, lei è chiamato a un lavoro non semplice: gestire il Comune di Catania fino al voto previsto nella primavera dell’anno prossimo. È possibile tracciare già un primo bilancio di ciò che ha trovato?
“Sono passati quasi due mesi dal mio insediamento, quindi certamente il tempo è stato poco. Quel che posso dire è che, da catanese, mi accorgo di ciò che on va e in questa funzione posso capire anche perché certe cose succedono. Il Comune di Catania soffre di un problema tecnico gestionale”.

Ci spieghi meglio.
“È una cosa di cui ho parlato anche al Consiglio comunale: la struttura di Palazzo, normalmente, è formata da politici, che portano interessi vari e di vari soggetti. Anche il presidente del Consiglio è un politico, il sindaco è un politico. Quindi, senza la politica, mi sono accorto che manca la gestione. La macchina amministrativa è organizzata a macchia di leopardo. E invece, una struttura di questo tipo necessita obbligatoriamente di un direttore generale, di un city manager. Una figura che faccia da collante tra la politica e la burocrazia. In questo momento, sono io a parlare con i dirigenti. Per questo motivo, infatti, alla Città metropolitana, di cui sono commissario, ho diviso responsabilità politica da quella amministrativa”.

Quali le differenze con la gestione della Città metropolitana?
“Normalmente queste strutture così complesse sono organizzate con un direttore generale e due direttori sottoposti che si occupano degli aspetti tecnici e gestionali. È quello che ho fatto alla Città metropolitana che adesso sta marciando bene. Anche lì abbiamo riscontrato criticità ma le stiamo superando. Al Comune la situazione è diversa e il problema direi che è in qualche modo strutturale: inoltre, con il dissesto, fino al 2023 si può solo efficientare ciò che c’è, ma non si può fare molto altro”.

Cosa si può fare, allora, per il Comune di Catania?
“Permettetemi di dire che, quando il sindaco si è dimesso, il commissario avrebbe dovuto essere nominato subito. Si è perso tempo prezioso. Al di là del fatto che io ho la competenza gestionale e dei servizi. Sono tante le cose da mettere in campo. Bisogna oltre tutto capire quanto tempo ho. A giugno saluterò. Quel che posso fare farò, se no non avrei accettato”.

Cosa ha immaginato di realizzare in questo lasso di tempo e su cosa si sta concentrando per la città, precipitata in fondo alla classifica Ecosistema urbano?
“Partiamo dai rifiuti, la parte più evidente di degrado e una questione molto delicata da gestire. Quando si prevedono modelli nuovi come nel caso del nuovo appalto per i rifiuti, è evidente che non tutto può funzionare il giorno dopo. In questo momento, si procede per step. E sui rifiuti stiamo migliorando”.

Eppure Catania ha ancora tantissime criticità nella gestione della raccolta dei rifiuti e resta bassa nella percentuale di differenziata. Perché?
“È vero, restano delle difficoltà: ho stabilizzato il personale, ad esempio, ma ma ci sono gli operatori ecologici che attendono di essere assunti ma l’Ente non può agire. C’è un appalto e la graduatoria del personale non può essere modificata perché sono accordi che hanno fatto le società: oggi 50 lavoratori sono stati esclusi. Sono i più giovani e devono sperare, per lavorare, che qualcuno vada via. Su questo non possiamo agire, ma lo stiamo facendo per quel che riguarda il controllo: abbiamo preso agenti ecologici per aumentare controllo”.

A proposito di controlli: come state agendo per sanzionare gli incivili?
“Le videocamere di sorveglianza ci sono, ma occorrono le ordinanze per agire. I catanesi vogliono la città sicura e pulita, giusto, ma a me risulta che il regolamento Daspo urbano è fermo da due anni, nonostante sia stato autorizzato dal prefetto. Io agisco, ma posso fare poco. Ad esempio, della situazione di piazza Europa mi sono accorto io: per questo parlo del regolamento Daspo. In questo atto ci sono anche le zone a rischio dove occorre, ad esempio, agire sull’illuminazione. Tutto è stato pianificato ma ci sono due anni di ritardo”.

“Mi hanno dato solo un fondo cassa. Il resto lo sto scoprendo man mano”

Un altro dei problemi per cui Catania spicca in negativo nelle classifiche sulla qualità della vita è la gestione della mobilità e la presenza di molte automobili e pochi spazi pedonali o a verde. Le cose stanno migliorando, ma cosa pensa di fare in questi mesi di incarico?
“A Catania, su 100 abitanti, 80 usa la macchina. Ma si va decisamente verso le pedonalizzazioni e le zone a traffico limitato. Ci sono alcune azioni progettate in questo senso e si andrà avanti. Insomma, non ci sono preclusioni a nulla, ma va tutto valutato”.

Per quanto riguarda il Brt2, a che punto è?
“Voglio vedere le carte. Devo analizzare tutte le problematiche, anche quelle dei commercianti. Anche perché, dopo la pandemia e ora con la crisi, occorre ascoltarne le ragioni. Non c’è dubbio che l’autobus veloce serva, ma deve essere un’opportunità non un problema. Certo, io sono solo e non posso fare tutto”.

Cosa può dirci della situazione economica dell’Ente?
“Quando sono arrivato al Comune di Catania, mi hanno consegnato un fondo cassa e mi hanno prospettato il problema delle holding. Il resto lo sto scoprendo pian piano. Ci sono i fondi del Pnrr, 73 milioni, più quelli del Pon Metro; ho ripreso un finanziamento di 700 milioni per la rete fognaria che si potevano perdere. Insomma, abbiamo una macchina da gestire di milioni di euro, siamo riusciti a ottenerli ma ora occorre rispettare la procedura per non perderli”.

E che può dirci rispetto all’ordinario?
“L’altra problematica di gestione è proprio quella della programmazione delle reali spese. Tutti i Comuni, Catania in primis, sono in dissesto. Come si fa ad anticipare i soldi per gli appalti? Il ministero darà i soldi? Ho collegato un referente del Comune con la città metropolitana, ho fatto una convenzione con la Gdf per evitare frodi e consegnato le procedure alla corte dei conti per non avere contenziosi, per non perdere soldi e cause”.

“Prioritario non perdere le risorse del Pnrr”

Quali sono le priorità che si è dato?
“Ritengo che le cose importanti siano tre: prima di tutto non perdere le risorse messe a disposizione del Pnrr predisponendo progetti validi. La rete fognaria è un’altra delle priorità, così come programmare e spendere i fondi europei, che vanno anche coordinati perché c’è il rischio che si perdano. E poi le procedure. Occorre dare regole e rispettarle: mi sembra la cosa più importante per il futuro di Catania”.

Qual è la situazione in relazione ai dipendenti?
“Devo dire che non c’è politica di gestione del personale. Non è stato programmato, e questa è stata una scelta di gestione. Ho detto al Consiglio comunale che tecnicamente esiste uno strumento di legge Flessibilità organizzativa: il manager decide di spostare il personale, ad esempio, per riscuotere le tasse. E poi c’è il problema del contratto dei dirigenti: scadrà il prossimo 31 dicembre. Dovranno senz’altro essere prorogati e per questo abbiamo le risorse. È una cosa necessaria, anche perché non abbiamo gli assessori che diano l’indirizzo politico”.

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