Home » Fatti dall’Italia e dal mondo » Il femminicidio di Pamela Genini, per il gip c’è la premeditazione: “La vittima ha capito che stava morendo”

Il femminicidio di Pamela Genini, per il gip c’è la premeditazione: “La vittima ha capito che stava morendo”

Il femminicidio di Pamela Genini, per il gip c’è la premeditazione: “La vittima ha capito che stava morendo”

Cinque le aggravanti riconosciute dal giudice: premeditazione, crudeltà, futili motivi, il vincolo della relazione affettiva e gli atti persecutori. Per l’accusa di omicidio pluriaggravato Gianluca Soncin rischia l’ergastolo

In attesa dell’autopsia sul corpo di Pamela Genini, 29 anni, uccisa barbaramente ieri dall’ex compagno Gianluca Soncin con oltre 20 coltellate, nel suo appartamento di via Iglesias a Milano, il giudice per le indagini preliminari Tommaso Perna analizza i fatti nel provvedimento con cui convalida il fermo e conferma il carcere ritenendo sussistenti tutte le esigenze cautelari, ossia il pericolo di fuga, di inquinamento probatorio e la reiterazione del reato.

Si sottolinea la sussistenza della crudeltà. Questo quanto scritto: “ha tirato ben 24 fendenti al corpo della vittima, di cui molti di essi non hanno attinto organi vitali, con la conseguenza che hanno determinato una sofferenza non trascurabile alla vittima, che peraltro per un tempo allo stato non quantificabile, ma sicuramente non istantaneo, ha acquisito consapevolezza dell’imminente fine”.

“Non un litigio inaspettato ma una vera e propria spedizione punitiva”

Il giudice, nel ricostruire quanto accaduto, ricorda che l’uomo è entrato nell’appartamento “munito di un coltello a serramanico con una lama di 9 centimetri, che ha adoperato per ucciderla”, un secondo coltello a serramanico lo ha lasciato in macchina e altri 13 coltelli sono stati trovati nella sua casa di Cervia.

“Non vi è stato un litigio inaspettato tra i due, bensì una vera e propria spedizione dell’uomo a casa della donna, decisa almeno una settimana prima, se non prima ancora, quando si è munito del duplicato delle chiavi dell’abitazione della vittima”. Un altro elemento che rafforza la premeditazione.

Quando, una volta nell’appartamento al secondo piano, non è riuscita a convincerla a tornare con lui “ha optato per l’originario piano di toglierle la vita” perché “il filo conduttore che ha spinto” il 52enne è quello del “o con me o con nessun altro’”.

“Emerge la volontà di uccidere”

La volontà di uccidere emerge, “in tutta la sua forza, oltre che dal numero di coltellate inferte, anche dal fatto che, persino dopo che gli agenti di polizia avevano fatto irruzione nell’appartamento, riuscendo ad aprire uno spiraglio nella porta, egli l’ha richiusa da dentro” per terminare il lavoro iniziato. Sussiste anche l’aggravante dei futili motivi, ossia “la volontà di costringere la donna a non interrompere la relazione con lui. Una tal ragione è futile e bieca, non meritando alcun tipo di umana comprensione ed esorbitando enormemente dallo scopo prefigurato dall’agente, come se una qualche forma di relazione potesse essere tenuta in piedi dalla costante minaccia di morte, per di più estesa alla madre e al cane della vittima”.

Cinque le aggravanti riconosciute dal giudice: premeditazione, crudeltà, futili motivi, il vincolo della relazione affettiva e gli atti persecutori. Per l’accusa di omicidio pluriaggravato Gianluca Soncin rischia l’ergastolo.

“Soncin potrebbe uccidere anche la madre di Pamela Genini”

“Gianluca Soncin, 52 anni, in carcere per l’omicidio pluriaggravato dell’ex compagna Pamela Genini potrebbe uccidere ancora”. Lo scrive il gip di Milano Tommaso Perna nel provvedimento di convalida.

In particolare, il giudice ricorda che Soncin “ha minacciato di morte anche la madre della vittima, non potendosi allo stato escludere che egli porti a compimento anche tale gesto, preannunciato più volte. Parimenti degno di nota è il pericolo che l’indagato, nella sua follia omicidiaria, possa prendere di mira” anche l’ex fidanzato e amico della vittima, Francesco, che “ha contribuito in misura significativa alla ricostruzione del contesto di riferimento”.

“Incapacità di controllare i propri impulsi”

Il gip sottolinea come “l’incapacità da parte dell’indagato di controllare i propri impulsi appare allarmante e dimostrativa di una certa spinta antisociale”.

Il comportamento dell’uomo “mostra una scarsa considerazione rispetto alle regole di convivenza” ed è “elevato il pericolo che tale propensione a delinquere possa trovare ulteriore sfogo in altri fatti illeciti dello stesso tipo o di maggiore gravità di quelli contestati”.