L'ex candidato sindaco di Palermo: "Il capoluogo siciliano non è una città che premia e crede nei giovani, non è una città che dà spazio alle nuove generazioni. Anche la mia esperienza politica ne è la dimostrazione"
Fabrizio Ferrandelli, responsabile nazionale lavoro e mezzogiorno di +Europa e capogruppo in Consiglio comunale a Palermo, fa il punto sul futuro politico del capoluogo siciliano.
Il futuro è difficile immaginarlo dopo una pandemia che ha
colpito tutti gli ambiti della vita sociale, non solo palermitana, in maniera
si potrebbe dire quasi devastante. Diversi i settori colpiti, tanti i giovani
che hanno perso il lavoro, altri che hanno lasciato la loro terra per
realizzarsi altrove.
Il QdS.it ha parlato di giovani, di futuro e non solo con Fabrizio Ferrandelli che oltre ad essere responsabile nazionale lavoro e mezzogiorno di +Europa e anche capogruppo in Consiglio comunale a Palermo.
Quali prospettive per
i giovani a Palermo?
“Palermo non è una città che premia e crede nei giovani, non è una città che dà spazio alle nuove generazioni. Anche la mia esperienza politica ne è la dimostrazione. È una città che preferisce l’usato sicuro, preferisce il comfort del vecchio e che ha ancora troppe stratificazioni di baronati in tutte le opportunità di lavoro.
E allora per un giovane che porta solo la propria voglia di fare Palermo non sempre da opportunità, anzi sono tanti i giovani che vanno via per realizzarsi altrove. Sono però convinto che è possibile creare opportunità, ho costruito la mia proposta politica proprio con gruppi di giovani che vogliono affermare le proprie idee e che credono che Palermo deve essere una città aperta, una città europea, una città delle libertà non soltanto individuali, ma anche delle libertà di impresa, che possa attrarre investimenti, che possa creare occupazione e ricchezza a partire dal merito”.
Più Europa può essere
l’alternativa per Palermo a questa Amministrazione?
“Più Europa c’è e da sempre ha avuto grande attenzione ai temi del lavoro e delle libertà in generale, da quella individuale a quella di impresa e quindi alla possibilità di crescere in un sistema di collegamenti europei che sono grandi opportunità di economia. In città abbiamo già individuato soluzioni a molti dei problemi, abbiamo anche profetizzato molti dei “guasti” che sono poi accaduti, dal tema dei rifiuti, a quello della mobilità, ai conti delle aziende controllate, ai buchi di bilancio.
Moralmente stiamo vincendo in questo tempo quella campagna elettorale che però abbiamo perso in quell’occasione, ma di certo ci siamo rafforzati, quella sconfitta non ci ha abbattuti.
Abbiamo già una lista di uomini e donne pronte a candidarsi alla guida della città, il programma è già stilato da anni, la conoscenza della macchina è totale. Credo che Più Europa possa essere il perno principale insieme ad altri per costruire una discontinuità e una nuova prospettiva per la città ma anche per la regione”.
Possibili sinergie
con altri partiti per costruire e portare avanti questo progetto politico?
“Nessuna formazione politica può essere sola e lo stiamo vedendo in tutto il mondo. Si devono sicuramente creare sinergie con altri.
Oggi mi fa piacere che prenda forma un modello che ho già anticipato negli anni e che non è stato compreso fino in fondo dai miei conterranei, sia perché forse i tempi erano troppo precoci allora e anche perché forse i rappresentanti locali di questo progetto e formazione erano poco attraenti, ma è il modello Ursula che oggi guida la commissione europea a Bruxelles, una grande alleanza fra le forze democratiche e popolari per mettere alle spalle i sovranismi.
Il mondo è ampio e pensare che ognuno possa farcela da solo non è una narrazione credibile, dunque, tutti quelli che pensano che si deve trovare una sinergia fra mondi popolari e mondi democratici devono lavorare insieme, a partire da Palermo. Io per la mia città immagino una grande possibilità di dialogo che va dalle forze democratiche alle forze moderate”.
Veronica Gioè