PALERMO – Un terreno forse più accidentato del previsto, quello su cui la Sicilia si è avventurata intorno al 2020 con in mano un gruzzolo, nemmeno tanto esiguo, di fondi extraregionali. Al di là dei deficit di programmazione e di spesa che comunque caratterizzano le strutture amministrative dell’Isola rispetto a quelle di altre regioni più sviluppate, le risorse europee del Fesr 2014-2020 hanno incontrato, va detto, non solo ostacoli di natura burocratica, ma anche eventi imprevedibili di notevole impatto economico, come quelli innescati dalla pandemia da Covid-19.
Eppure, nonostante quella del Fesr 2014-2020 sia stata, nelle parole del presidente della Regione Schifani, una “sfida vinta” per quanto ardua, ciò non sembra sufficiente a espiare la lentezza della Pubblica amministrazione siciliana nel mettere a frutto le risorse extraregionali di un altro ciclo di programmazione, quello 2021-2027, nell’ambito del quale si rilevano ritardi davvero preoccupanti. Gli anni impiegati per spendere meno di 4 miliardi, offrono un risultato che pare modesto al cospetto di oltre 7 miliardi disponibili (tra Fesr e Fse+) ma ancora parallizzati nell’ambito del nuovo segmento temporale.
Nei giorni scorsi, Palazzo d’Orleans ha festeggiato il completamento del programma comunitario 2014-2020 con oltre 6.500 progetti realizzati, per un ammontare complessivo di 3,8 miliardi di euro, di cui 3,4 miliardi provenienti da fondi europei….

