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Giorgia entra Papa ed esce Cardinale

Giorgia entra Papa ed esce Cardinale
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L’abbuffata sanremese, che ha mobilitato italiani e italiane per cinque sere (una vera enormità!), ha comportato una grande delusione per una buona cantante, cioè Giorgia. Tutti la davano per vincente, ma la “poverina” si è classificata al sesto posto.

La classifica del Festival ha visto primeggiare cinque cantanti semi-sconosciuti, ma che hanno incontrato il favore delle tre “giurie” (Sala stampa Tv e Web, Radio e Televoto). E poi Sanremo è stato sempre una Kabbalah e nel maggior numero degli anni ha riservato molte sorprese. Peraltro, settantacinque anni sono tre quarti di secolo e quindi è evidente che col mutare dei gusti sono cambiati vincitori e vinti.

Quando si riunisce il Conclave, vale a dire l’organo formato dai Cardinali elettori, i quali dovranno votare chi fra essi diventerà Papa, si usa dire, nel caso di un favorito che: “È entrato in conclave Papa e ne è uscito Cardinale”. La metafora ci sembra adatta al caso di Giorgia, per cui la stessa cantante non può ritenersi soddisfatta.

Poi vi è la questione dei circa dodici milioni di telespettatori per sera, che hanno portato a uno share medio del sessantasette per cento. Di che si tratta? Del fatto che non è vero che hanno televotato quei circa dodici milioni di telespettatori, in quanto non sarebbe possibile fare un rilevamento di questa dimensione. Qual è la verità, accettata dall’ente che fa questo rilevamento, cioè Auditel? Che l’analisi statistica si fa su qualche migliaio di persone (leggi qui), considerate un campione rappresentativo del totale, e poi il risultato si proietta sul totale della popolazione, in questo caso quei dodici milioni di telespettatori di cui si parlava.

Non opiniamo sulla correttezza o sulla validità di questi metodi statistici che, ripetiamo, sono accettati da tutti gli editori. Tuttavia è necessario, per amore della verità, che gli informatori, e segnatamente i giornalisti, dicano al grande pubblico che quei milioni di spettatori e spettatrici non sono veri, ma sono proiezioni statistiche di qualche migliaio di cittadini.
Non abbiamo sentito su nessun canale di comunicazione quanto precede e questo dispiace, perché non bisogna mai nascondere la verità al pubblico, pur confermando che i metodi statistici sono globalmente accettati.

Abbiamo in altra sede fatto presente un’anomalia compiuta dal Comune di Sanremo nell’assegnare questa manifestazione non mediante un’asta pubblica di livello europeo (leggi qui). Non sappiamo se così facendo potrebbe incassare di più, ma non facendolo non si può scoprire questa verità, per cui resta in dubbio se la scelta di non fare la gara da parte del Comune sia per esso conveniente o meno.
Presumiamo gli interessi che vi sono dietro a manifestazioni storiche e di grande rilevanza nazionale come quella di Sanremo e sottolineiamo come la Rai, in questi settantacinque anni, abbia fatto del suo meglio per farla fruttare in termini di notorietà e di incassi. Quindi niente da dire sulla manifestazione in sé, peraltro organizzata e condotta da Carlo Conti in maniera egregia, ovviamente supportato da centinaia e centinaia di professionisti/e, per rendere questo spettacolo il più fantasmagorico possibile.

Un’audience così elevata per uno spettacolo leggero indica la voglia di un popolo di evadere dai problemi di tutti i giorni, la voglia di divertirsi, di svagarsi e di non pensare alle cose serie.
È vero che bisogna anche distogliere la propria attenzione dalle cose importanti della vita, ma questo comportamento non può diventare l’essenza della vita stessa.

La questione è seria, eppure marginale. Si tratta di una sorta di educazione nazionale secondo cui non si pensa prima alle cose importanti, ma a quelle futili. Questo non è bene perché con i divertimenti e gli svaghi non si va lontano, al contrario si aumenta la scontentezza e l’egoismo, da un canto, e l’avidità di acquisire divertimenti “in serie” dall’altro.

In un Paese ordinato dovrebbe esserci al primo posto la voglia di stare insieme e partecipare al bene comune costruendo il futuro soprattutto per i/le giovani.
Quanto precede è frutto di letture continue e serie. Oggi purtroppo c’è poca serietà e quasi nessuna lettura. Come dovrebbero formarsi i cervelli per affrontare il futuro in modo adeguato? Pensiamoci.