Finanziaria siciliana - QdS

Finanziaria siciliana

Finanziaria siciliana

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 23 Novembre 2022

Ormai avere una finanziaria regionale prima che cominci l’anno è un’ipotesi del terzo tipo

Il primo dato è già sul tavolo, in conseguenza della Finanziaria nazionale. Il governo Meloni ha deciso il cut per una parte dei possessori del reddito di cittadinanza che rimarrà in vita per 8 mesi del 2023 e sparirà del tutto nel 2024. Questo significa una diminuzione di entrate per i 160.000 siciliani, colpiti dal taglio che assommerà a quasi 400 mln per il 2023, e a 1,2 mld per gli anni a venire.

Questi dati non incidono solo sulla povertà e l’esclusione dell’isola, ma anche sul PIL, perché queste somme incidevano sui consumi e sulle entrate derivanti. Ricordiamo sempre che la Sicilia campa di entrate, non di trasferimenti dello Stato come le regioni ordinarie, e queste dopo anni di pandemia sono a forte rischio.

Se si pensa a quanto può incidere la crisi Lukoil tra entrate, lavoro diretto ed indotto, si immagina quale bomba depressiva e recessiva si sta innescando. A questo si aggiungono i ventilati licenziamenti Almaviva a Palermo. Tutte queste crisi potrebbero essere gestite in un quadro di andamento economico stabile ma l’inflazione che nel l’isola sfiora il 15% sta fortemente erodendo il potere di acquisto dei siciliani, deprimendo sempre più i consumi, in una spirale non so quanto percepita e calcolata dagli uffici regionali preposti alle previsioni finanziarie.

E poi c’è la spada di Damocle del giudizio di parifica della Corte dei Conti, con una previsione di contestazioni, per i bilanci precedenti, di oltre un miliardo.

In questo quadro l’assemblea regionale dovrebbe tirar fuori un elefante più che un coniglio dal cilindro. E si preannunciano sui giornali viaggi della speranza a Roma di Schifani e Falcone. Il ragionamento è semplice. Se la Sicilia non viene aiutata crolla il centrodestra di governo locale, e questo creerebbe una slavina che può incidere pesantemente sul governo Meloni.

Il quadro è più di tregenda che di trattativa giurdico-contabile. Giorgetti, il ministro del Tesoro, già dovrebbe cambiare la manovra appena presentata, e non si sa nemmeno di quanto, ma certamente non di bruscolini. Probabilmente i calcoli non si riusciranno a fare prima della approvazione della Finanziaria dello Stato, e la Sicilia dovrebbe aspettare il solito decreto omnibus del nuovo anno, sempre che si trovi una soluzione, e quindi si apre già l’ipotesi dell’esercizio provvisorio, l’ennesimo. Ormai avere una finanziaria regionale prima che cominci l’anno è un’ipotesi del terzo tipo.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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