Le parole di Marco Cappato sullo stop al referendum sul fine vita e la promessa di trovare nuove strade per superare il problema
“Proposta legge alla Camera crea discriminazioni” C’è una convergenza da parte del mondo della sanità siciliana sul “fine vita”. Si tratta di una maggioranza? Quanti medici siciliani sono disponibili ad accogliere in futuro le richieste dei malati?
“Come tutti i cittadini, anche i medici hanno sul tema opinioni diverse ed è impossibile avere numeri precisi. Possiamo però dire che, come tutti i cittadini, anche i medici hanno ormai un’esperienza diretta sul fine vita perché appartiene al loro vissuto. Non c’è famiglia siciliana che non si sia confrontata direttamente o indirettamente con il dramma della malattia terminale e delle scelte che ne derivano”.
Quale opinione hanno i siciliani del suicidio assistito?
“I sondaggi e l’affluenza ai tavoli referendari dimostrano un sostegno ormai molto diffuso alla regolementazione dell’eutanasia come alternativa all’eutanasia clandestina o ai suicidi dei malati terminali”.
Basterà per dare un corso diverso al referendum sull’eutanasia?
“Il referendum ormai è stato impedito dalla Corte Costituzionale presieduta da Giuliano Amato, insieme a quelli sulla cannabis e sulla responsabilità civile dei magistrati. Ora bisogna trovare altre strade, senza rassegnarsi all’immobilismo. Se ci rubano in casa non lasciamo la porta aperta, ma cerchiamo di mettere la casa maggiormente al sicuro. Lo stesso deve accadere con la democrazia. Per questo, nelle scorse settimane a Varsavia abbiamo fondato Eumans, movimento paneuropeo di iniziativa popolare, per affrontare i temi della pace sostenibile attraverso l’azione diretta dei cittadini, anche asostegno della richiesta di adesione dell’Ucraina all’Unione europea”.
Quali modifiche volete apportare e perchè sono diventate necessarie?
“L’attuale proposta di legge approvata alla Camera esclude la possibilità di accedere all’aiuto medico alla morte volontaria i malati che non sono ‘tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitali’. Il risultato di questo criterio è di escludere pazienti che, come i malati terminali di cancro, possono essere in condizioni di sofferenza insopportabile senza però essere ‘attaccati a una macchina’. È una discriminazione insensata che va superata subito”.