Fondazioni di origine bancaria e sviluppo. Un confronto tra l’Isola e il resto d’Italia - QdS

Fondazioni di origine bancaria e sviluppo. Un confronto tra l’Isola e il resto d’Italia

Fondazioni di origine bancaria e sviluppo. Un confronto tra l’Isola e il resto d’Italia

Maurizio Caserta  |
sabato 20 Luglio 2024

Dall’analisi dei bilanci del 2022 emergono nette differenze sull’allocazione delle risorse da parte delle organizzazioni. Fondazione Sicilia destina il 61% dei fondi alla cultura, il 3,4 alla crescita sostenibile, l’1,6 alla ricerca

In tempi in cui può succedere, purtroppo, che le pubbliche amministrazioni perseguano interessi privati, uno sguardo a quelle realtà private che svolgono funzioni pubbliche dà un po’ di speranza. Se poi si ricorda che i vincoli di finanza pubblica hanno ridimensionato sensibilmente l’ampiezza delle funzioni istituzionali svolte delle pubbliche amministrazioni, quella speranza diventa una necessità.

Come è noto, esiste ormai una disciplina interamente dedicata agli enti del terzo settore. Nel dibattito che ha accompagnato la riforma si ricorda sempre che il termine terzo non segnala una gerarchia. Gli enti del terzo settore sono una forma organizzativa al pari di quelle pubbliche e di quelle private lucrative. In quest’ambito, anche se non sottoposte direttamente alla nuova disciplina, stanno le Fondazioni di origine bancaria. Esse rappresentano, per la loro storia e per la loro ricchezza, soggetti capaci di incidere sui territori in maniera assai significativa. Possono quindi fare la differenza e concorrere alla loro crescita.

La Fondazione Sicilia ha una storia prestigiosa e degna di attenzione

La Sicilia possiede un’importante fondazione di origine bancaria, la Fondazione Sicilia. Ha una storia prestigiosa e degna di attenzione. È importante chiedersi se e in quale misura essa ha contribuito, e può continuare a farlo, allo sviluppo economico e sociale dell’isola. La Fondazione Sicilia fa parte delle fondazioni medio-grandi con un patrimonio di 220 milioni circa. Ma il confronto con la fondazione più grande del Paese, la Fondazione Cariplo che ha un patrimonio di più di 7 miliardi, mostra che l’impatto della Fondazione Sicilia è per forza di cose limitato. Ma non nullo. È importante chiedersi quindi a cosa essa destina le sue risorse erogabili.

Dai dati di bilancio 2022 emerge che la Fondazione Sicilia ha destinato il 61 per cento delle sue risorse all’Arte e alle Attività e Beni Culturali; il 17 per cento al capitolo dall’Educazione, Istruzione e Formazione; il 16 per cento al Volontariato, Filantropia e Beneficienza; il 3,4 per cento allo Sviluppo Sostenibile; l’1,6 per cento alla Ricerca Scientifica.

Se si confrontano questi dati con la media delle fondazioni della stessa classe dimensionale, emerge che quelle fondazioni hanno destinato, per limitarci solo ai settori principali, il 32,3 per cento all’arte e alle attività culturali, quote non molto diverse all’istruzione e al volontariato, ma quote significative ad altre importanti finalità, come la ricerca e lo sviluppo (5,7 per cento); lo sviluppo locale (11 per cento); l’assistenza sociale (3,1 per cento) e la salute pubblica (3,6 per cento). Se poi il confronto viene fatto, non con la corrispondente classe dimensionale, ma con le fondazioni del Mezzogiorno (Sud e Isole) si rileva un più forte distacco dalla media territoriale sul terreno delle risorse destinate all’arte e alle attività culturali, che nella media del Mezzogiorno si fermano al 30,9 per cento.

Solo l’1,6% delle risorse della Fondazione Sicilia alla ricerca scientifica

Appare particolarmente degna di attenzione, nella media delle fondazioni di questo territorio, la quota di risorse destinate alla ricerca scientifica (16,5 per cento), a fronte di un misero 1,6 per cento della Fondazione Sicilia. Pure importante è la quota destinata allo sviluppo locale (12,1 per cento) da confrontare con la quota destinata da Fondazione Sicilia allo sviluppo sostenibile (3,4 per cento).

Sembra ci sia quindi un divario rilevante nelle scelte allocative della Fondazione Sicilia rispetto alla media delle fondazioni ad essa paragonabili, sia per classe dimensionale, sia per collocazione territoriale. Forte è in Fondazione Sicilia il favore per l’arte e le attività culturali. Legittimo chiedersi se in una regione con indicatori di disagio sociale normalmente superiori alla media nazionale (disoccupazione giovanile; povertà educativa e dispersione scolastica; povertà relativa ed assoluta) sia opportuna una scelta di questo tipo.

Le Fondazioni di origine bancaria non possono certo ignorare le caratteristiche del territorio nel quale sono chiamate ad operare. È importante quindi che le istituzioni rappresentate negli organi di governo e di indirizzo della Fondazione Sicilia riflettano sulla necessità di riorientare le risorse che quella Fondazione destina al suo territorio di appartenenza.

Maurizio Caserta
Professore ordinario di Economia politica all’Università di Catania

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