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Fondi per Catania, troppi i progetti incompleti. Allarme di Cgil e Sunia sul welfare in stand-by

Fondi per Catania, troppi i progetti incompleti. Allarme di Cgil e Sunia sul welfare in stand-by
Leonardi, Milazzo, Palazzolo

Il tema è stato al centro della conferenza promossa dai due sindacati: si rischia di perdere un tesoretto da oltre 500 milioni

CATANIA – Su un tema su cui “c’è stata poca concertazione” e su cui è necessario intervenire perchè “anche chi ha lavoro oggi, secondo i dati Istat, vive alle soglie della povertà rilanciando la necessità di puntare sul welfare”, Cgil e Sunia Catania sono intervenuti in conferenza per chiedere il completo utilizzo dei fondi provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza in dote al Comune etneo. A Catania e provincia sono stati destinati circa 560 milioni di euro tramite Pnrr, Pon Metro Plus, Decreto Caivano e Fondo urbano agenda. Presenti, per la Cgil catanese, il segretario generale Carmelo De Caudo e la segretaria confederale Rosaria Leonardi e, per il Sunia, la segretaria regionale Giusi Milazzo e la segretaria cittadina Agata Palazzolo.

Le risorse sono indirizzate principalmente al rafforzamento dei servizi sociali, alla rigenerazione urbana e al miglioramento delle condizioni abitative, con particolare attenzione alle aree periferiche. I due sindacati hanno illustrato lo stato di avanzamento dei progetti nel corso di un incontro con la stampa tenutosi al Salone Russo di via Crociferi. Per le politiche sociali finanziate dal Pnrr, sono stati approvati 54 progetti per un valore complessivo superiore ai 7 milioni di euro. Tra questi,interventi per l’autonomia delle persone con disabilità, il programma “housing first”, la stazione di posta per persone senza dimora e servizi rivolti agli anziani non autosufficienti. Diversi progetti risultano rallentati dalla mancata ristrutturazione degli immobili individuati.

Il progetto “Autonomia per anziani non autosufficienti”

Un esempio riguarda il progetto “Autonomia per anziani non autosufficienti”, da 2,4 milioni di euro, che prevede l’utilizzo dell’ex scuola De Caro a San Giovanni Galermo: la gara è stata aggiudicata ma i lavori non sono ancora iniziati. Situazione simile per gli alloggi dell’’Housing First’ e per altri progetti legati a disabilità, assistenza domiciliare, sostegno alla genitorialità fragile e presa in carico di minori. Anche sul fronte della rigenerazione urbana, dei 12 progetti finanziati dal Programma urbano integrato (Pui), solo 4 risultano avviati. Gli altri sono in fase di approvazione o sospesi per l’indisponibilità di edifici pubblici. Lo Iacp ha denunciato la mancanza di strutture utilizzabili, mentre immobili dismessi – come ex scuole o caserme – risultano ancora inutilizzati.

Il Pon Metro Plus prevede fondi Fesr per oltre 225 milioni

Il Pon Metro Plus prevede fondi Fesr per oltre 225 milioni di euro da impiegare entro il 2030. Anche in questo caso, non sono disponibili informazioni complete sull’avanzamento degli interventi. Tra le azioni previste: potenziamento dei centri diurni per disabili, assistenza per persone con demenze, creazione di hub educativi per minori, supporto ai care leavers, servizi per la fascia 0-6 anni e percorsi abitativi per famiglie in difficoltà. Cgil e Sunia Catania hanno chiesto una gestione più efficiente dei fondi e richiamato l’attenzione sui temi referendari legati al lavoro. “Le scadenze del Pnrr sono a marzo del 2026, quelle sul Pon Metro sono un po piu lunghe, arrivano fino al 2030, ma non c’è da stare tranquilli se i lavori non sono stati avviati – ha sottolineato la segreteria confederale della Cgil di Catania Rosaria Leonardi -. Ci sono tanti immobili vuoti, come caserme ed ospedali, su cui la Regione potrebbe autorizzare il demanio all’uso di queste strutture. Abbiamo un Ferrarotto abbandonato, un Vittorio Emanuele deserto nelle parti non coinvolte dal Museo dell’Etna (ndr) e queste potrebbe essere strutture utili per l’Hounsing First”.

“Con la nostra confederazione – ha spiegato la segretaria generale del Sunia Sicilia Giusi Milazzo – abbiamo fatto un approfondimento per capire se all’interno degli interventi sociali, finanziati con i fondi comunitari, l’abitare avesse avuto un posto. In realtà l’unico intervento per l’abitare dedicato alle famiglie e i lavoratori a basso reddito è stato quello dei 64 alloggi che si stanno realizzando a Librino, e di cui attualmente ci sono solo le fondamenta, che fa parte di un programma nazionale innovativo sulla qualità dell’abitare, rientrato poi nel Pnrr. L’importo è di poco inferiore ai 15 milioni di euro – ha dichiarato Milazzo – poi basta, non c’è altro. Considerato i numeri seri che fotografano l’importanza del disagio abitativo a Catania, i fondi non sembravo aver seguito nessuna strategia per l’abitare, che resta un problema abbastanza serio”.

“Non possiamo accettare che fondi così importanti, in un momento storico così difficile per la nostra comunità, vadano sprecati. È invece necessario sostenere le famiglie che hanno diritto ai servizi sociali pubblici e agli interventi di sostegno alla vita quotidiana, servizi per i disabili, per gli anziani, per la non autosufficienza, asili nido, l’abitare dignitoso e di qualità insieme a contesti soprattutto nelle periferie in cui venga effettuata la riqualificazione urbana che deve avere effetti immediatamente diretti sul sociale – hanno dichiarato insieme il segretario generale della Cgil di Catania Carmelo De Caudo e la segretaria confederale Rosaria Leonardi –. Serve sistema di welfare più aderente alle nuove esigenze, più vicino ai cittadini, distribuito in maniera capillare nel territorio, capace di avvalersi di tutte le risorse che esistono nel territorio a partire da quelle pubbliche”.