Fondo Pensioni Sicilia, braccio di ferro Governo-sindacati

Fondo Pensioni Sicilia, è braccio di ferro. Falcone: “Ipotesi ancora allo studio”

Fondo Pensioni Sicilia, è braccio di ferro. Falcone: “Ipotesi ancora allo studio”

Raffaella Pessina  |
martedì 17 Ottobre 2023

Uffici della Regione acquistati con i contributi dei dipendenti? Ecco il caso al centro dell'attenzione del Governo Schifani e dei sindacati dei dipendenti regionali siciliani.

È a tutti gli effetti un braccio di ferro quello tra Regione siciliana e sindacati in merito ad alcune operazioni finanziarie del Fondo Pensioni Sicilia, ovvero l’ente pubblico previdenziale dei dipendenti della Regione.

La vicenda è molto complessa e risale al 2007 quando la Regione siciliana ha conferito al Fondo denominato FIPRS – Fondo Immobiliare Pubblico Regione Siciliana – 34 immobili a prevalente destinazione ufficio (occupati anche dalla stessa Regione siciliana) con un canone annuo di affitto complessivo di circa 21 milioni di euro, per un valore di trasferimento di 263 milioni di euro, la cui durata prevista era di 15 anni (differito a 16 anni con Deliberazione n. 547 del 25/11/2022) e gestito da Pirelli RE sgr.

La Regione a suo tempo ha quindi incassato 263 milioni di euro, con una parte dei quali ha fatto fronte ad un indebitamento finanziario di circa 158 milioni di euro ed un’altra (105 milioni) è servita a tappare un buco di bilancio. La Regione siciliana detiene oggi il 35 per cento di questo fondo e Pirelli Re è stata sostituita da Prelios. Il fondo immobiliare in questi quindici anni ha avuto degli ottimi incassi al punto che nel 2012 ha avuto anche un riconoscimento per il miglior investimento. Nel mirino dei sindacati è finita una operazione a cui la Regione starebbe lavorando e che riguarda proprio il suddetto patrimonio immobiliare.

Il Quotidiano di Sicilia ha intervistato Gianpaolo Simone, segretario regionale Dirsi, il sindacato più rappresentativo dei dirigenti regionali, allo scopo di capire meglio cosa sta succedendo.

Fondo Pensioni Sicilia, ecco cosa sta succedendo

Gianpaolo Simone, dirigente Corecom

“Oggi – ci ha spiegato al telefono il segretario Simone – la Regione siciliana non ha più la proprietà degli immobili e continua a pagare a Prelios un affitto che si è ridotto nel tempo fino ad arrivare a 19 milioni. Questo fondo immobiliare è in scadenza dopo 16 anni (quindi nel 2023) e l’Assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, ha pensato di voler ricomprare gli immobili, ma ha chiesto al Fondo Pensioni Sicilia di ricomprarli, e qui starebbe l’anomalia, perché se è vero che il Fondo ha una notevole liquidità (più di un miliardo e 300 milioni) è pur vero che si tratta di soldi versati dai dipendenti regionali per pensioni e Tfr. Si aggiunga che gli immobili sono tutti abbastanza degradati e si dovrebbero spendere altri soldi per le ristrutturazioni. In un periodo in cui si tende a ridurre i dipendenti, si tende sempre più ad introdurre forme di lavoro da remoto, l’idea di poter continuare ad incassare gli affitti non è una certezza”.

“Ma non è tanto questa valutazione che già di suo sarebbe sufficiente – prosegue Gianpaolo Simone – c’è anche un fatto formale che non consente al Fondo Pensioni Sicilia di potere fare investimenti immobiliari. Questa grande liquidità che il Fondo Pensioni Sicilia ha, deve essere investita e messa a reddito, ma su linee di investimento con capitale garantito. Parliamo investimenti garantiti come Bot e Cct, non certo una operazione finanziaria immobiliare che già è stata oggetto di rilievi negativi da parte della Corte dei conti, che ha parlato di investimento pieno di rischi, quindi non fattibile”.

Quali azioni intendete intraprendere e perché la Regione ritarda a fare le nomine ai vertici del fondo pensioni?

“Una cosa è certa: la garanzia del buon andamento del Fondo Pensioni Sicilia è legata al fatto che ci sono degli organi statutari collegiali che garantiscono un certo equilibrio mentre la nomina di un commissario è politica, ed è una sola persona ad assumere decisioni che normalmente vengono assunte invece da organi collegiali. Quasi tutti gli organi statutari non sono mai stati nominati o nominati a singhiozzo e soltanto recentemente è stato nominato il Civ (Comitato degli investimenti, ndr) che è composto da quattro rappresentanti sindacali e noi come Dirsi ne facciamo parte. Il parere che deve rilasciare il Civ è vincolante. Se come sembra anche gli altri tre rappresentanti sindacali sono di parere contrario a questa operazione come lo siamo noi, mi sembra difficile che possa andare in porto. Gli altri quattro componenti del Civ, due dirigenti della Funzione pubblica e due dirigenti del Bilancio esprimeranno anche loro la propria posizione, ma essendo dirigenti regionali, ritengo che potranno essere d’accordo con noi. L’assessore ha rimandato a questa settimana un aggiornamento su questa operazione. Non è stata valutata la possibile componente immobiliare, perché ad oggi acquisti o conferimenti, per quanto previsti da leggi regionali, non sono quantificabili né nella quantità né nel tempo effettivo di realizzazione”.

“Ma tutto ciò – prosegue Simone – non ha impedito la cessione al Fondo Pensioni Sicilia dell’immobile sito in Roma via Marghera n. 16 sede dell’Ufficio di rappresentanza della Regione Siciliana (deliberazioni della Giunta Regionale n. 476 del 29/10/2020, n. 549 del 25/11/2022 e n. 217 del 25/05/2023. Infine, una grande incognita sarebbe rappresentata dalla questione del complicato contenzioso che in atto esiste tra Regione Siciliana e Prelios SGR in cui il contendere ammonta a 30/45 milioni di euro che potrebbero ricadere su chi acquista il fondo”.

A proposito di pensioni, non sarebbe più opportuno che i dipendenti regionali avessero una pensione erogata dall’Inps, come avviene in tutto il resto d’Italia?

“Credo che questa operazione sia stata già presa in considerazione, ma si è riusciti a raggiungere un accordo con l’Inps sulle quote che la Regione dovrebbe versare all’Inps. Ma l’argomento non è chiuso, sarebbe sicuramente una scelta opportuna passare all’Inps, quello che chiediamo noi per tutti i dipendenti della Regione siciliana è una piena equiparazione ai dipendenti dello Stato, con la applicazione del contratto collettivo nazionale”.

In definitiva il Dirsi è deciso a non voler perseguire l’operazione prospettata, pur intuendo che l’iniziativa potrebbe configurare un investimento vantaggioso se si ottenesse un rientro in termini percentuali pari al 5% annuo, considerando la quota degli affitti che sarebbe di pertinenza diretta del Fondo Pensioni Sicilia. Infatti il Fondo Pensioni Sicilia sarebbe costretto ad acquisire gli immobili che rimarrebbero in affitto alla Regione siciliana, la quale resterebbe in ogni caso indipendente dalla gestione delle manutenzioni, e potrebbe in ogni momento con azioni di riorganizzazione interna o legislative (riduzione dei canoni di affitto così come è avvenuto in passato con leggi di bilancio), decidere di lasciare gli edifici e quindi non pagare più l’affitto.

Falcone: “Ipotesi riacquisto sedi regionali ancora allo studio”

Il Quotidiano di Sicilia ha chiesto una replica all’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, il quale ha spiegato qual è la posizione del Governo regionale: “Come ribadito durante la riunione con i sindacati non vi è alcuna determinazione già definitiva da parte del Governo Schifani circa l’ipotesi di riacquisto delle sedi regionali”.

Il Governo regionale, dunque, non avrebbe ancora preso alcuna decisione in merito.

“Si tratta – ha proseguito l’esponente della Giunta Schifani – di una soluzione allo studio che vedrà ancora ulteriori approfondimenti e che potrebbe anche essere portata avanti attingendo ad altre risorse”.

C’è ancora tempo per valutare possibili vantaggi ma anche i rischi che potrebbero derivare da questa operazione.

“Certo è – conclude Falcone – che il Fondo Pensioni Sicilia ha una disponibilità che, pur utilizzata in una prospettiva di investimento, consente di conservare sufficienti margini senza mettere a repentaglio la tenuta complessiva del sistema e le pensioni dei laboratori”.

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