In anteprima le sentenze della Suprema Corte che stabiliscono il diritto dei lavoratori a essere risarciti per la loro condizione. L’avvocato Savoca: “Una vittoria che trasforma le speranze e le aspettative in fatti concreti”
PALERMO – Il risarcimento di migliaia di forestali, tenuti per anni in condizione di precarietà, rischia di essere l’ennesima tegola sui conti della Regione siciliana. Sono state pubblicate nei giorni scorsi una serie di sentenze (che il Quotidiano di Sicilia ha potuto leggere in anteprima) con le quali la Corte di Cassazione-Sezione Lavoro, riunita nella camera di consiglio del 5 dicembre 2023, ha stabilito il principio per cui gli operai forestali siciliani hanno diritto al risarcimento del danno, da quantificare in base a criteri predefiniti dalla legge fino a un massimo di 12 mensilità retributive, in via automatica, senza bisogno di alcuna prova specifica del danno subito, semplicemente in virtù della loro condizione di lavoratori a tempo determinato sine die.
Abusiva reiterazione dei contratti di lavoro a termine
La decisione ribalta il giudizio della Corte d’Appello di Caltanissetta che aveva respinto la richiesta dell’avvocato Luigi Savoca di Catania, rappresentante legale di undici operai forestali, volta ad ottenere il risarcimento del danno per abusiva reiterazione dei contratti di lavoro a termine (l’altro quesito, relativo al riconoscimento di un’indennità per l’annuale disponibilità a prestare l’attività lavorativa, è stato invece ritenuto infondato).
Nella riforma del giudizio di secondo grado si richiamano le norme per la protezione del lavoro a tempo determinato contenute del d.lgs. n.368 del 2001 di attuazione della direttiva 1999/70/CE che ha come obiettivo la limitazione del “ricorso a una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, considerato come una potenziale fonte di abuso in danno dei lavoratori”. Proprio quest’ultima fattispecie, secondo la Suprema Corte, configura “il diritto al pagamento di un’indennità forfettaria, in misura variabile tra un minimo di 2,5 e un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, che prescinde dalla prova del danno, ferma restando la possibilità per il lavoratore di provare di avere subito un danno maggiore”. Non rileva la nullità del contratto – sostenuta dalla Corte di Caltanissetta – per “mancanza della forma scritta richiesta ad substantiam per tutti i contratti della Pubblica amministrazione”. Secondo la Cassazione, infatti, in tali casi la tutela agevolata del lavoratore “non può venire meno”.
Adesso sulla quantificazione del risarcimento dovrà decidere la Corte nissena a cui la sentenza rinvia. “Si tratta – spiega al Quotidiano di Sicilia, l’avvocato Luigi Savoca – di un orientamento giurisprudenziale che costituisce una precisa indicazione ai Giudici di merito dei Tribunali e delle Corti di Appello. I lavoratori iscritti nelle varie fasce previste dalla Legge Regionale n. 16 del 1996 potranno finalmente agire legalmente, con la garanzia data dalla decisione del massimo organo della Giustizia Civile, per rivendicare il risarcimento in questione”.
“È una vittoria fondamentale – conclude Savoca – che apre nuovi scenari per la tutela dei diritti di questa categoria di lavoratori, una vittoria che trasforma le speranze e le aspettative in fatti concreti che possono materializzarsi in un tempo relativamente breve seguendo una via già tracciata da quei lavoratori che hanno combattuto sino in fondo per i loro diritti sostenuti dal nostro studio che li ha assistiti in tutte le fasi del giudizio”.
Gli operai forestali in Sicilia sono circa 16 mila
Stando a quanto dichiarato al nostro giornale da Maurizio Grosso, segretario generale del Sifus, sindacato fondato sull’unità e sulla stabilizzazione, attualmente gli operai forestali in Sicilia sono circa 16 mila a tempo determinato (1.300 indeterminato) e, con grande approssimazione, la retribuzione si attesterebbe su 1.300-1.400 euro lordi mensili. “Possiamo parlare di un risultato eccezionale – commenta Grosso – che pone fine all’arbitrio delle amministrazioni regionali all’uso continuo dei contratti a termine, sfidando financo le moratorie messe in campo dall’Ue”.
Ovviamente le situazioni sono diverse da caso a caso, ma basta fare qualche moltiplicazione per rendersi conto delle cifre che ballano. Una potenziale “bomba” sulle casse della Regione, peraltro recentemente richiamata dalla Corte dei Conti-Sezione Sicilia che non ha parificato il rendiconto 2020 con conseguenze “ipotizzabili a cascata” sui bilanci successivi, come ha chiarito al QdS il procuratore Pino Zingale.