Formazione regionale, l’Ue si accorge che è un totale fallimento - QdS

Formazione regionale, l’Ue si accorge che è un totale fallimento

redazione

Formazione regionale, l’Ue si accorge che è un totale fallimento

Patrizia Penna e Chiara Borzì  |
mercoledì 11 Gennaio 2023

Scollegata dai Centri per l'impiego, non guarda al mercato del lavoro. Competenze introvabili, disoccupati inoccupabili

Il Quotidiano di Sicilia lo denuncia da anni, dati alla mano: in Sicilia il sistema formazione non ha prodotto occupazione ma spreco di risorse pubbliche, non ha messo in collegamento domanda e offerta di lavoro ma alimentato piuttosto pericolosi fenomeni di clientelismo.
Non è servito neanche “riempire” di personale i Centri per l’Impiego che restano ancora oggi sprovvisti di strumenti informatici adeguati e soprattutto ad oggi sono “scollegati” dai corsi di formazione finanziati dalla Regione siciliana.

Eppure, quei corsi rappresentano il “bacino” di risorse umane e competenze a cui i Cpi dovrebbero attingere per soddisfare le richieste del mercato.
Richieste che tra l’altro non riescono comunque ad essere soddisfatte a causa della drammatica carenza di quei profili professionali che servono alle aziende.

Ed è così che si torna al punto di partenza: a pagare il prezzo più alto sono i disoccupati che, senza competenze adeguate e senza un sistema di formazione efficiente che li supporti, restano nel limbo a far compagnia all’esercito dei Neet che non studiano e che il lavoro neanche lo cercano.
A scoperchiare il vaso di Pandora è stata un’interrogazione dell’eurodeputato alcamese Ignazio Corrao circa il fallimento del sistema dei tirocini predisposto dalla Regione siciliana tramite tirocini dell’ex avviso 22.

Ignazio Corrao: “L’Avviso 22 uno scandalo legalizzato”

Ho ritenuto l’avviso 22 – spiega Corrao – come uno scandalo legalizzato. Ci sono 300 persone che non hanno visto un solo centesimo da anni dopo aver prestato opera per delle aziende che, a questo punto, hanno beneficiato di manodopera gratuita. Molti di loro hanno anche affrontato le spese per gli spostamenti. Per questa ragione, dopo aver ricevuto diverse segnalazioni anche dal loro rappresentante, mi sono rivolto direttamente alla Commissione Europea, che rispondendo alla mia interrogazione ha comunicato di ‘prendere atto del basso tasso di conversione dei tirocini finanziati nel quadro dell’Avviso 22’ e deciso di ‘analizzare le cause profonde con le Autorità’. Dunque la Commissione Europea avvierà un focus sul caso. Si tratta di una questione di giustizia e di sperpero del danaro pubblico inaccettabile”- conclude Corrao.

Ma torniamo ai dati. Sono 504mila (di cui 23.330 solo in Sicilia) i lavoratori cercati dalle imprese a gennaio e 1,3 milioni per il primo trimestre dell’anno (65.790 nell’Isola). A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal che ci dicono, numeri alla mano, che il lavoro c’è. E qui casca l’asino e non ci consola il fatto che, sempre secondo Unioncamere, quello della carenza di competenze non è un problema soltanto siciliano: “È in crescita il mismatch tra domanda e offerta di lavoro – si legge nel Bollettino mensile – che passa dal 38,6% dello scorso anno al 45,6% (pari a circa 230mila assunzioni).
La mancanza di candidati è la motivazione maggiormente indicata dalle imprese (27,8%), seguita dalla preparazione inadeguata (13,5%) e da altri motivi (4,3%).

Dal Borsino delle professioni sono maggiormente difficili da reperire dirigenti (66,1%), operai specializzati (61,9%), tecnici (51,6%), conduttori di impianti (49,0%), professioni intellettuali, scientifiche e con elevata specializzazione (47,5%), professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi (41,0%)”.
Unioncamere rileva inoltre che supera i quattro mesi (4,3) il tempo medio di ricerca necessario per ricoprire le vacancies valutate dalle imprese di difficile reperimento.

L’assessore Turano: “Lavoreremo per dare una risposta qualificata a fabbisogno imprese”

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Mimmo Turano, l’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione

Abbiamo sentito l’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione per capire come la Sicilia si sta preparando ad un cambio di passo che appare ormai inevitabile.

Qualche giorno fa Turano ha annunciato il finanziamento dell’Avviso 5 che mette a disposizione 5 milioni di euro (risorse del Pr Sicilia Fse+ 2021-2027) da destinare alla formazione dei lavoratori.

Assessore Turano, bene rafforzare la sinergia con il mondo delle imprese ma, ritiene che questo intervento possa andare a “mitigare” il mismatch tra domanda e offerta di lavoro? Ci riferiamo al nodo delle cosiddette competenze introvabili.
“Il rafforzamento della sinergia tra impresa e formazione è un obiettivo strategico imprescindibile, per cui mi sono speso anche durante il mio mandato di assessore regionale alle Attività produttive. Con l’Avviso 4 abbiamo uno strumento concreto per raggiungere questo obiettivo: abbiamo a disposizione cinque milioni di euro per aggiornare la competenza dei lavoratori occupati in Sicilia, oltre a manager e soci delle imprese e lo faremo puntando sulle competenze legate alla digitalizzazione e all’automazione e innovazione dei processi. Vorrei anche sottolineare che le imprese siciliane se vorranno potranno essere protagoniste di questa azione perché avranno la possibilità di organizzare i corsi all’interno delle proprie strutture secondo le proprie esigenze o commissionare i percorsi formativi agli enti di formazione”.

A riguardo quale sarà l’azione da intraprendere per eliminare questo ostacolo che sta mettendo in crisi, oltremodo, il mondo del lavoro siciliano?
“L’avvio di una forte azione di sistema che coinvolga scuole, università, Istruzione terziaria, enti di formazione, organismi datoriali e associazioni di categoria del mondo produttivo costituirà certamente la risposta qualificata ai fabbisogni di nuove figure professionali e la contestuale qualificazione delle competenze, in linea con i cambiamenti in ambito lavorativo imposti dai nuovi e recenti processi produttivi modificatisi in Sicilia come nel resto d’Italia. Oggi la selezione si spinge a livello di formazione alta con specifici requisiti e competenze elevate e certificate.

L’assessore Scavone dichiarò tempo fa al QdS che i Centri per l’impiego siciliani (e non solo in Sicilia) non sono collegati con la formazione regionale: è stato fatto o si farà qualcosa in tal senso?
“Lavoreremo fianco a fianco con gli altri rami dell’Amministrazione regionale, a cominciare dal dipartimento regionale Lavoro che ha la competenza della gestione dei Centri per l’Impiego per attivare sinergie utili e produttive. L’esperienza già maturata per la definizione dell’Avviso GOL appena pubblicato è certamente una buona pratica dalla quale partire per consolidare il metodo di lavoro appena sperimentato”.

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L’europarlamentare Ignazio Corrao

L’europarlamentare Ignazio Corrao denuncia le gravi lacune burocratiche ed organizzative

Onorevole Corrao, come mai l’Unione europea si accorge solo adesso dei problemi strutturali che interessano la formazione in Sicilia?

“L’Europa non se ne accorge adesso. È stata sollecitata, come da prassi, da una segnalazione. La mia interrogazione ha permesso di mettere al corrente il Parlamento Europeo dei problemi legati all’avviso 22”.

Unioncamere ci dice che a gennaio le assunzioni previste in Sicilia sono circa 23mila e sempre Unioncamere riferisce che quasi un profilo su due non si trova. Oltre ad un sistema di formazione regionale che non guarda ai mestieri del futuro abbiamo un altro gravissimo problema, che è quello delle competenze. Cosa fare?

“Sulla base dei dati è evidente che si tratta di un gap di sistema. Il problema è tutto burocratico e organizzativo perché un pubblico funzionante è in grado di incentivare lo sviluppo delle competenze e creare le condizioni per agevolare l’ingresso al mercato del lavoro. Il sistema della formazione in Sicilia è ancora un modo per accaparrare risorse pubbliche e al contrario lo schema organizzativo potrebbe essere utile per far fare un salto di qualità ai lavoratori siciliani. Tecnicamente stiamo parlando di spreco di denaro fatto da corsi fantasma o programmi non formanti, quindi non in grado di dare sbocchi di mercato”.

Da dove ripartire?

“Serve partire dalla consapevolezza del cattivo utilizzo fatto dei soldi dei contribuenti siciliani, mettere una pietra sopra al sistema attuale e ricominciare tutto daccapo. Le prospettive di lavoro, poi, non devono essere certo contratti a pochi mesi”.

Vecchi e nuovi mestieri, ma la formazione è un vicolo cieco.

“Dipende, ci sono dei giovani che sono riusciti a fare attività in agricoltura in maniera innovativa, sono riusciti per capacità e per formazione propria, ma per molti altri subentra l’arrendevolezza. Stiamo regalando denaro pubblico. Se la formazione verrà utilizzata come strumento di crescita, capendo le esigenze di mercato, allora la Sicilia potrà continuare a fare passi avanti. Nel settore agricolo ci sono infatti realtà che si sono posizionate bene sul mercato, ma il potenziale regionale resta ancora enorme. La Sicilia deve saper mettere in campo programmi formativi veramente performanti”.

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