Nasce il portale gratuito della Fare, la Federazione delle associazioni degli economi e dei provveditori della sanità. La piattaforma online incrocia la domanda delle aziende sanitarie con l’offerta degli esercenti locali che vendono prodotti utili per medici e strutture ospedaliere
CATANIA – Negli ospedali di tutta Italia non mancano soltanto le mascherine per il personale medico o i ventilatori per i pazienti in crisi respiratoria. L’emergenza coronavirus, come hanno affermato nei giorni scorsi alcuni operatori, è stata uno “tsunami” che ha travolto la sanità italiana. C’è bisogno di tutto: dalla biancheria per allestire in fretta e furia nuove postazioni di rianimazione fino ai comodini e a tutti gli altri suppellettili che questa situazione improvvisa ha fatto diventare centrali e “carenti”. Sì perché nel Paese le aziende produttrici del settore sono in numero limitato e in alcuni casi addirittura “non ci sono”, afferma Salvatore Torrisi, provveditore dell’Azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania e presidente della Fare, la Federazione delle associazioni degli economi e del provveditori della sanità.
Per questo motivo Fare, in collaborazione con Net4market-CSAmed di Cremona, ha da qualche giorno lanciato un portale temporaneo di e-procurement, totalmente gratuito, per incrociare domanda e offerta sul territorio, limitatamente a importi inferiori ai 40.000 euro.
I piccoli fornitori locali, non necessariamente del settore sanitario, potranno così rendere nota la loro giacenza di magazzino e i tempi di consegna, avendo una opportunità di vendita altrimenti non realizzabile. “In questo modo – continua Torrisi – diamo un canale a chi vende merci che possono tornare utili nelle strutture ospedaliere, ma non ha strumenti per mettersi in contatto con il mondo della sanità. Immagino, per far maggior chiarezza, rivenditori di prodotti ed attrezzature per l’agricoltura che magari oggi hanno in stock, essendo prodotti in uso per la loro tipologia di mercato, mascherine FFp2 o FFp3 o tute da protezione chimica e che in questo momento potrebbero fornirle, essendo sostanzialmente assimilabili, a strutture sanitarie che ne hanno bisogno urgentemente”.
La piattaforma permette, infatti, di avere contezza, in tempo reale e senza brutte sorprese, delle disponibilità di magazzino dichiarate. “Come provveditore dell’azienda Cannizzaro, per esempio, siamo in contatto con centinaia di persone che prima di questa emergenza facevano tutt’altro e ora sono diventati, di colpo, tutti broker, millantando forniture da chissà quale Paese del mondo e chiedendoci un’anticipazione. Ma in realtà spesso non c’è niente di vero. Abbiamo pensato allora che è meglio muoversi con i piedi per terra, dando priorità a quello che c’è già, intorno a noi”.
Il portale può essere raggiunto dal sito fareonline.it cliccando sull’apposito banner ovvero al link https://app.albofornitori.it/alboeproc/albo_fareonline. “Con i consueti processi di acquisto i piccoli operatori economici – dichiara ancora il presidente della Fare – non potrebbero mai trovare il modo per raggiungere il mercato sanitario e dunque una quantità di prodotti necessari resterebbe inutilizzata. Le loro giacenze potrebbero essere di poche unità, ma anche se limitate potrebbero rivelarsi indispensabili per salvaguardare l’incolumità del personale in prima linea”.
Ma, come dicevamo all’inizio dell’articolo, non mancano solo i dispositivi di protezione individuale, ma tutta una serie di forniture per gli ospedali. “Se ho bisogno di 200 capi di biancheria piana per allestire 50 postazioni di rianimazione – prosegue Torrisi – non posso certo avventurarmi nei meandri delle procedure d’acquisto classiche che in ogni caso non garantiscono sulla pronta consegna, ecco allora che se sulla nostra piattaforma c’è una piccola ditta che ha una giacenza della tipologia ed è in grado di consegnarla in 24/48/72 ore può concretamente dare una risposta ad una richiesta in emergenza del Ssn”.
Una iniziativa straordinaria per rispondere anche a una falla del sistema. A tempo debito, il nostro Paese dovrà necessariamente ripensare le produzioni strategiche. “Non è possibile che non ci siano produttori, ancor di più a livello regionale. Abbiamo trascurato la strategicità di un prodotto, che non è legata al suo valore aggiunto. Prima di questa crisi una mascherina veniva venduta anche a 0,010 centesimi di euro. Oggi molto di più con grandi speculazioni”.