MILANO – Una spedizione tutta al femminile alla conquista della vetta del K2 per la prima volta. È l’impresa promossa dal Cai (Club alpino italiano) per celebrare l’anniversario della spedizione del 1954 guidata da Ardito Desio, che prima al mondo raggiunse la vetta del gigante del Karakorum. Settant’anni dopo, nove donne (quattro atlete e una dottoressa italiane e quattro pakistane) il 15 giugno partiranno con destinazione Pakistan per la seconda vetta più alta della Terra.
L’iniziativa è stata presentata nei giorni scorsi a Milano, con la squadra al completo, tra giovani, giovanissime (la più piccola ha 19 anni) e “prime volte” alle prese con gli Ottomila: Federica Mingolla, Silvia Loreggian, Anna Torretta, Cristina Piolini, Samina Baig, Amina Bano, Nadeema Sahar, Samana Rahim, e il medico Lorenza Pratali. Sono state loro le protagoniste della giornata di lancio del progetto, organizzato dal Club alpino con EvK2Cnr, associazione che si occupa di ricerca scientifica e tecnologica in alta e altissima quota. Arriveranno al campo base il 29 giugno dove cominceranno le attività alpinistiche e l’acclimatamento, per poi tentare la vetta nella seconda metà di luglio. Non solo un’impresa sportiva, ma molto di più.
Lungo lo Sperone Abruzzi, seguendo la via aperta dalla spedizione guidata da Ardito Desio, la salita sarà anche “un’opportunità di formazione, ricerca e promozione di valori culturali e sociali”. A coordinare le alpiniste, sarà Agostino Da Polenza, presidente EvK2Cnr.
Il progetto K2-70 partirà con delle giornate di training sul Monte Bianco (che hanno già preso il via ieri e si concluderanno il 18 marzo). A seguire, le giornate all’Eurac Research di Bolzano (20-24 marzo), centro di ricerca d’eccellenza nel campo della medicina di montagna dove le atlete si sottoporranno a prove medico-scientifiche per valutare l’impatto e che il loro organismo subirà durante l’ascensione.
“Sono molto emozionata – ha affermato Mingolla, arrampicatrice classe 1994 – perché si tratta decisamente un bel traguardo e un grande onore. Per me la prima volta su un 8.000 lascia in questo momento molte incognite, che mi portano anche ad allenarmi tantissimo perché non so cosa mi aspetterà. Ma sono sicura che andrà bene”.
Le fa eco la sua compagna di viaggio Silvia Loreggian: “Sicuramente ci saranno tante cose nuove per tante di noi, perché a ogni esperienza che vivi in montagna, per quanto la puoi immaginare e aspettare, ci sono sempre tante incognite. Ma abbiamo ancora due mesi e mezzo e continueremo ad allenarci per arrivare al massimo”.
Tra le più esperte della spedizione c’è Anna Torretta, carica “come una moka di buon caffè” per quest’avventura. “Fare una spedizione al femminile – ha detto – è un valore aggiunto molto importante. Ho sempre promosso l’alpinismo al femminile, da quando sono diventata guida alpina ho fondato la prima scuola di alpinismo femminile in Europa nel 2001. In un gruppo di sole donne si riescono a fare delle cose molto più importanti delle cose che fisicamente, magari avrebbero dei limiti mentali se fatte in un gruppo misto”. Per questo Torretta vede questa esperienza come “apice di tutto quello che ho sempre cercato e voluto fare”.
Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente del Cai, Antonio Montani, che ha presentato l’iniziativa insieme alla squadra: “È un’occasione di celebrazione dei settant’anni della spedizione di Desio, anche di fare qualcosa di nuovo: la prima spedizione tutta femminile su questa montagna, che rimane una delle più difficili al mondo”.
La scelta di Milano come città di lancio del progetto non è stata casuale: è qui infatti che “è nata la spedizione del 1954 con Ardito Desio, che fu organizzata sì dal Cai, ma rappresentava tutta l’Italia che usciva dalla guerra a pezzi e che aveva un’occasione per riscattarsi agli occhi dell’opinione pubblica internazionale. Questa è la vera importanza storica della spedizione del 1954 e per questo siamo voluti ripartire anche noi da qui”.
Presente all’evento anche il ministro del Turismo Daniela Santanchè, che ha voluto ricordare come il K2, proprio grazie a quella spedizione del 1954 sia “la montagna degli italiani” e ha definito questa, tutta al femminile, “una grande vittoria”. In questo senso farà bene “anche al turismo, dove 100.000 posti di lavoro sono stati occupati dalle donne in Italia. È molto importante che trovino spazio, perché, quando le donne hanno un’indipendenza economica sono più libere di decidere la propria vita e quindi lavorare per occupare le donne. Non soltanto ci aiuta anche nei confronti dell’Europa, dove noi abbiamo ancora un gap di occupazione femminile più basso, ma ci aiuta a liberare le donne”.
“Questo – ha concluso il ministro Santanché – è un tema al quale io sono particolarmente sensibile, come lo è tutto il Governo, perché ricordo che abbiamo un presidente del Consiglio che è donna”.