Forza Italia non vota La Russa, le ragioni della frattura nel centrodestra

Forza Italia non vota La Russa, le ragioni della prima frattura nel centrodestra

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Forza Italia non vota La Russa, le ragioni della prima frattura nel centrodestra

giovedì 13 Ottobre 2022

Dopo i veti di Giorgia Meloni Berlusconi avrebbe lasciato libertà di scelta ai senatori azzurri. FdI pronta ad andare avanti nonostante il fuoco amico

Galeotta fu la foto con la lista dei ministri. Uno ‘scatto’ rubato, mandato in onda da Enrico Mentana al tg de ‘La7’, rivela i cinque-sei nomi azzurri che Silvio Berlusconi immagina nella squadra del governo Meloni. Si tratta di Antonio Tajani, Anna Maria Bernini, Licia Ronzulli, Elisabetta Alberti Casellati, Maurizio Gasparri e Alessandro Cattaneo. Tutti segnati in una cartellina che il Cav ha portato con sé per il suo ritorno oggi al Senato dopo 9 anni dalla ‘decadenza’.

Fonti azzurre raccontano che questa rosa corrisponda ai veri ‘desiderata’ dell’ex premier, consegnati anche a Giorgia Meloni prima che scoppiasse il caso di Ignazio La Russa, eletto alla presidenza del Senato senza i voti di Forza Italia, ma grazie al soccorso dell’opposizione. Una votazione che in via della Scrofa ha fatto gridare al ‘fuoco amico’, avviando il ‘processo’ all’alleato e allo stesso Cav, che in un primo momento avrebbe garantito il rispetto dell’accordo su La Russa-seconda carica dello Stato, per poi cambiare idea e sfilarsi.

Secondo fonti parlamentari azzurre, le cose non sarebbero andate proprio così. Dopo l’incontro con Meloni alla Camera e prima dell’elezione del presidente del Senato, riferiscono, Berlusconi ha visto i suoi senatori per sondare gli umori e spiegare l’esito del colloquio con la presidente di Fdi.

I no di Giorgia Meloni a Forza Italia

Con Giorgia abbiamo parlato anche dei nostri ministri e non capisco le ragioni dei suoi ‘no’, delle sue resistenze, avrebbe detto in sostanza il leader forzista, senza mai alzare la voce ma con tono fermo, esprimendo tutto il suo disappunto per i dubbi sollevati da Fdi, di fatto dei veri e propri veti, non solo sulla Ronzulli.

Dopo il suo intervento, senza dare indicazioni di voto, Berlusconi ha ascoltato i parlamentari: contrari a metodo meloniano e ai veti in generale, indipendentemente dal caso singolo, la maggior parte avrebbe proposto di non partecipare al voto. A quel punto, il presidente di Fi si sarebbe rivolto così ai presenti: non vi impongo nulla, fate come ritenete più opportuno. Da qui la scelta di non deporre la scheda. Tant’è che gli unici a rispondere alla chiama sono stati lo stesso Berlusconi e l’ex presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati. Secondo le stesse fonti azzurre, quindi, non corrisponderebbe al vero l’immagine di un Berlusconi lasciato isolato, che non controlla il suo partito.

FdI va avanti nonostante il fuoco amico

L’assenza di voti di Fi, però, avrebbe fatto indispettire Fdi, rallentando di nuovo le trattative per il risiko ministeriale. E dalle parti di via della Scrofa lasciando chiaramente intendere che, nonostante il “fuoco amico”, Fdi andrà avanti. Meloni, raccontano, è determinata a fare un governo tenendo conto innanzitutto delle competenze e tirerà dritto come un treno per la sua strada.

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