I politici: “Chiedete e vi sarà dato” - QdS

I politici: “Chiedete e vi sarà dato”

Carlo Alberto Tregua

I politici: “Chiedete e vi sarà dato”

martedì 07 Aprile 2020

Ricordate cosa disse Gesù al popolo che lo ascoltava: “…chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto…”. Significa che i bisognosi devono comunque appellarsi a chi potrebbe venire loro incontro, in quanto la Provvidenza non arriva spontaneamente e distribuita a pioggia, bensì va a coloro che ne hanno fatto richiesta.
I politici fanno la stessa cosa, ma non sono il Padre eterno. Loro amministrano la Cosa pubblica come delegati, il potere democratico non è il loro, bensì del popolo, in nome del quale lo esercitano.
Insomma, si tratta di un potere-dovere e non di un potere in quanto tale. Ma tutto questo è sovente dimenticato da una classe politica incolta ed egoista, che ritiene, una volta seduta sullo scranno pubblico, di operare per i propri meschini interessi e non per l’interesse generale.
Tutto questo ci porta dritti all’attuale tremenda situazione economica post virus nella quale chi governa e chi fa opposizione è in gara a sparare le più grosse balle. Persino la Meloni, piccola com’è, l’ha sparata più grossa: “Mille euro a ogni cittadino”.

Tutte le provvidenze che il Governo ritiene di potere distribuire per ristorare la cessazione degli incassi di quasi tutte le categorie economiche del Paese, si scontreranno con il mezzo con cui tali provvidenze dovranno arrivare ai domicili dei cosiddetti aventi diritto.
Già, proprio gli aventi diritto. Chi lo stabilisce? Con quali modalità si stabilisce? Quanto tempo occorre per stabilirlo? Ecco, da queste prime domande si capisce come il sistema andrà in tilt, com’è andato in tilt quello dell’Inps: sommerso da centinaia di migliaia di domande per avere i seicento euro di marzo. Altra ondata arriverà se il Governo intenderà replicare con una dazione di altri seicento euro, o di più, in aprile.
Il difetto di tutta questa gigantesca operazione di distribuzione di danaro pubblico, finanziata da cambiali sotto forma di bund, è il meccanismo burocratico che farà saltare tutte le strutture pubbliche preposte alla distribuzione del danaro, con la grave conseguenza che tutta “l’attività ordinaria andrà a pallino”.
Non facciamo catastrofismo, ma rappresentiamo una situazione reale se non verranno posti rimedi nell’organizzazione pubblica.
Dietro questo probabile marasma nella burocrazia, si nasconde con molta probabilità un disegno politico retrostante e cioé quello di porsi nelle condizioni di chi dovrà dare a patto che qualcuno chieda.
Dunque, non l’evasione di un diritto in modo automatico, ma la “concessione” di qualcosa come se fosse un favore. E perché un favore? Perché esso prevede lo scambio con altro favore che in questo caso è il consenso, ovvero il voto.
Non crediamo di essere molto lontani dalla realtà quando scorgiamo questa sorta di scambio che è per altro abituale nella classe politica degli ultimi decenni, la quale è incapace di progettare il futuro e realizzarlo costi quel che costi, anche contro il parere di questa o quella parte della popolazione.
Intendiamoci, non facciamo di tutta l’erba un fascio. Tra gli uomini politici ve ne sono molti di grande statura e di spessore culturale notevole. Ma non sono la maggioranza e non si trovano nei posti ove si prendono le grandi decisioni.

L’Italia che ha chiuso le filiere produttive di fatto ha favorito quelle estere. Com’è noto, quando nel mercato si perde lo spazio, riconquistarlo è estremamente difficile.
Bisognerà rimboccarsi le maniche e fare appello a tutte le grandi qualità del sistema delle imprese italiane per rimettere in carreggiata il nostro scassato Paese, a condizione che la burocrazia si tolga dall’essere ostacolo e diventi invece strumento adiuvante e anche propulsivo.
Vi è un’altra preoccupazione: che le norme debito da virus, forse oltre i cento miliardi, servirà a mascherare il precedente debito corrente. Se prima bisognava battagliare con l’Europa per lo 0,2 o 0,3 di maggiore deficit, ora che si avrà un deficit molto superiore, bisognerà stare attenti a evitare che quello straordinario non assorba e nasconda quello corrente.
Il momento è delicato, occorre che tutta la classe politica si unisca e non faccia polemiche, per affrontare il dopo epidemia con coraggio e forza morale per ritornare ai buoni tempi, quando l’Italia cresceva, sia dal punto di vista economico che da quello sociale.
Auguriamocelo nell’interesse di tutti.

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