Dalla Francia arrivano notizie roboanti relative alle proteste di tante persone contro la Riforma delle pensioni.
Dobbiamo osservare che quasi nessun informatore o comunicatore di radio, televisione, siti e quotidiani sia entrato nel merito della legge di cui vi daremo notizia fra poco. Hanno più parlato delle proteste, degli scontri con la Polizia, della supposta repressione e di tante altre questioni di contorno, ma non dell’oggetto della controversia: appunto la Riforma delle pensioni.
Di cosa si è accorto Macron nel corso della sua campagna presidenziale per la seconda elezione? Si è accorto che il sistema previdenziale francese andava incontro a un’ipotesi di fallimento perché i contributi previdenziali non sarebbero riusciti a pagare le pensioni. Scavando, la causa di questo temuto disastro era che i francesi andavano in pensione troppo giovani e cioè a sessantadue anni.
Il Disegno di legge che il governo francese, presieduto da Elisabeth Borne, ha proposto al Parlamento, ha spostato la data del pensionamento da sessantadue a sessantaquattro anni (quindi appena due anni in avanti) perché con questa piccola manovra e con il piccolo sacrificio richiesto ai francesi il sistema pensionistico si sarebbe rimesso in equilibrio.
Parlando dell’oggetto della questione si capisce come il Disegno di legge voluto da Macron sia corretto e nell’interesse delle future generazioni, che sarebbero state colpite da uno squilibrio del sistema pensionistico.
Tutto il clamore delle proteste contro una cosa giusta dimostra che quella cosa è veramente giusta e che il popolo, spesso, è bue.
Il presidente francese passa per un uomo mite, avulso dalle grandi battaglie, che hanno caratterizzato la presidenza di Charles de Gaulle – il quale rivoluzionò la Costituzione francese – o di François Mitterrand, che guidò con polso fermo quella Repubblica durante il suo periodo di presidenza.
Tuttavia, in questo caso, Macron ha dimostrato un’inusitata fermezza perché è ricorso a un articolo della citata Costituzione voluta da De Gaulle, e cioè l’articolo 49.3. Che dice questo articolo? Ve lo scriviamo fra poco.
L’articolo 49.3 della Costituzione francese dice che il Governo può ritenere approvato un suo Disegno di legge, quando ve ne siano le ragioni, anche senza che esso sia passato dal Parlamento.
Vi è però un correttivo e cioé che se l’opposizione parlamentare mette in atto una mozione di sfiducia che raccolga la metà più uno dei componenti dell’Assemblea e cioé 287, tale legge decade automaticamente.
Il presidente Macron ha fatto approvare dal suo Governo il Disegno di legge; l’opposizione ha preparato una mozione per annullarlo, ma le sono mancati nove voti, per cui il suo tentativo è fallito. La legge è entrata in vigore e l’età pensionabile dei francesi, dunque, è passata da sessantadue a sessantaquattro anni.
I disordini non sono ancora finiti – perché i facinorosi sono contro il popolo -, anzi continuano a essere virulenti senza alcuna ragione perché alea iacta est. È vero che in extremis vi possono essere ricorsi, ma la storia insegna che essi vengono respinti.
La vicenda francese ci deve fare evidenziare una questione ormai pacifica e cioè che i provvedimenti che interessano prospetticamente la popolazione sono invisi dalla stessa e quindi impopolari. Ma la differenza fra il politico di basso rango e lo statista sta proprio qua.
Il primo cerca il consenso giorno per giorno; il secondo ignora il consenso diuturno e punta a fare gli interessi del Popolo con provvedimenti di lungo respiro.
Nella Costituzione italiana non esiste un articolo simile al citato 49.3 francese. Per cui, comunque, una legge italiana deve essere approvata dal Parlamento e promulgata dal Capo dello Stato, il quale, però, per una volta può rimandarla alle Camere con una nota di dissenso, ma poi la seconda volta la deve promulgare se l’approvazione viene ripetuta.
Resta comunque la questione di fondo citata: i veri statisti si distinguono dagli incapaci perché guardano avanti al di là dell’orizzonte e decidono di conseguenza, anche contro chi protesta, dalla vista corta.