PALERMO – Il Covid-19 ha messo a nudo le gravi condizioni in cui versa la Giustizia. “Sono bastati i due mesi dell’inedito blocco dell’attività giudiziaria – ha dichiarato il presidente della Corte d’Appello di Palermo, Matteo Frasca nella sua relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario – per arrestare il faticoso e lento processo di recupero avviato da un decennio e per determinare una inversione di rotta, fortunatamente temporanea ma al tempo stesso sintomatica del fatto che il sistema operasse al limite delle sue possibilità a prezzo di impegno dei suoi attori talvolta anche oltre il limite dell’esigibile”.
Il presidente della Corte di Appello ammette: “Saremo purtroppo costretti a convivere, forse ancora non per breve tempo e dall’altro con la speranza che sia stata finalmente avviata, partendo proprio dai danni umani e sociali causati dalla pandemia, una vera e propria rifondazione della giustizia”.
Frasca nella sua relazione ha sottolineato come gli uomini d’onore di Cosa Nostra abbiano “rafforzato la funzione sociale al fine di mantenere il controllo del territorio di riferimento ed allargare la base del consenso, necessario, al pari della forza di intimidazione, per la sopravvivenza stessa dell’associazione”.
Cosa nostra impone le sue decisioni per la risoluzione delle problematiche più varie, come litigi familiari per motivi sentimentali, occupazioni abusive di case popolari, sfratti per mancati pagamenti di affitti, intercessioni per intraprendere attività economiche, modalità e tempi di pagamento di debiti rimasti insoluti, recupero di beni oggetto di furto. E anche feste di quartiere e, in alcuni casi, “sostegno delle famiglie più bisognose mediante la fornitura, diretta o indiretta, di generi di prima necessità”.
Il presidente della Corte di Appello ha poi spiegato che rispetto alla mafia “militare territoriale” che ha subito un rallentamento a causa dell’emergenza, al contrario la “mafia imprenditrice” non mostra segni di cedimento. “Anzi – si legge nella relazione – si può ragionevolmente presumere nel prossimo periodo, anche in considerazione dell’annunciato incremento del Pil nazionale, un’espansione di tutte le attività con fini di lucro: dall’acquisizione di aziende al riciclaggio in ambito nazionale ed internazionale”.
La buona notizia è che negli ultimi tempi si è verificato un notevole incremento delle denunzie presentate dalle vittime di estorsione, caratterizzate dalla volontà di collaborare senza riserve con la giustizia, anche se l’incremento si è registrato però a macchia di leopardo.
Sui tempi dei processi Frasca ha sottolineato come per decenni il processo penale, ha costituito terreno di scontro politico e il tema della sua ragionevole durata è stato affrontato con l’impiego della prescrizione del reato, praticamente trattando la patologia cronica della eccessiva durata del processo con un’altra patologia che non ha risolto nulla, ma semmai ha aggiunto altre criticità”.
In merito al codice civile fa riferimento a delle modifiche intervenute nel tempo ma “tanto suggestive quanto inefficaci”, visto che i procedimenti risultano lentissimi con gravissime conseguenze, soprattutto a danno di chi non può attendere tempi lunghi, per non parlare delle ricadute sul bilancio dello Stato, che a seguito dele azioni risarcitorie del 2021 ha dovuto sborsare oltre 4.350.000 euro: “Oggi – scrive il presidente della Corte d’Appello di Palermo – finalmente, si è compresa la necessità di intervenire con proposte organiche di riforma, che mostrano la consapevolezza che la ragionevole durata del processo è ancorata alla sua efficienza e che questa può essere assicurata solo attraverso la contestuale adozione di interventi a diverso livello e che operino sinergicamente. Le complesse e articolate proposte di riforma, sia civile sia penale, al netto di talune criticità, investono praticamente tutta l’articolazione del processo, eliminando o riducendo drasticamente gli inutili fattori di rallentamento privi di reale funzione di garanzia”.