Le autorità russe avrebbero ricattato la madre del dissidente morto in circostanze misteriose in Siberia. Nel frattempo, gli USA attivano sanzioni.
Alla madre di Alexei Navalny – l’attivista russo morto in circostanze misteriose in un carcere in Siberia – è stato imposto un ultimatum perché accetti un funerale segreto per il figlio entro tre ore. L’alternativa è quella di vedere sepolto il figlio nella colonia penale.
Il caso continua a far discutere a livello internazionale. Ecco gli ultimi aggiornamenti.
L’ultimatum per il funerale segreto di Alexei Navalny
Le autorità russe avrebbero imposto alla madre dell’attivista – noto come dissidente nella Russia del presidente Putin – un ultimatum per dire addio al figlio con una cerimonia segreta, altrimenti verrà sepolto nella colonia penale. Lo riferiscono Kira Yarmish e Ivan Zhdanov, collaboratori di Navalny, secondo quanto scrive Meduza.
Pare che la madre di Navalny, Lyudmila Navalnaya, però, abbia rifiutato, chiedendo il rispetto della legge che impone la consegna della salma entro due giorni dall’accertamento delle cause della morte. “Ho firmato il certificato di morte. Avrebbero per legge dovuto restituirmi subito il corpo, ma non lo hanno fatto. Invece mi ricattano“, ha detto la donna.
“Un’ora fa, un inquirente ha chiamato la madre di Alexei e le ha dato un ultimatum. O acconsente ad un funerale segreto senza un saluto pubblico entro tre ore o Alexei verrà sepolto in una colonia penale. Lei ha rifiutato di negoziare con la Commissione investigativa perché questa non ha l’autorità di decidere come e quando deve essere sepolto suo figlio”, si legge in una dichiarazione diffusa da Yarmish.
Dov’è il corpo di Navalny
Le autorità russe avrebbero permesso alla madre di vedere il corpo di Alexei Navalny nell’obitorio della città artica di Salekhard. Sola, senza avvocato o altri testimoni. Non avrebbero restituito la salma.
Come è morto Navalny, il referto e i misteri
Il referto di morte di Navalny parla di “morte per cause naturali“. Non la pensa così chi ritiene che il dissidente abbia subìto atroci violenze in prigioni, tali da determinare – assieme alle condizioni disumani delle carceri in Siberia – il decesso. Secondo alcune teorie, l’attivista anti-Putin sarebbe morto per “un pugno al cuore“: un’idea che tira in ballo direttamente le forze di polizia russe e che potrebbe scatenare non poche tensioni internazionali qualora verificate.
Negli scorsi giorni sono state molte le manifestazioni – guidate dalla madre e dalla compagna del dissidente morto in prigione – che si sono susseguite in Russia. Tutti sono alla ricerca della verità sulla tragedia, avvenuta – tra l’altro – in un momento storico molto particolare: in questi giorni, infatti, ricorre il secondo anniversario della guerra in Ucraina.
Le sanzioni USA alla Russia
Mentre proseguono le indagini e le teorie, gli Stati Uniti hanno previsto sanzioni a oltre 500 individui ed entità in Russia a seguito della morte di Aleksey Navalny. Tra i destinatari anche il direttore della colonia penale Ik-3 dove è morto l’oppositore, il funzionario a capo del servizio penitenziario regionale e il vice direttore del servizio penitenziario russo.
Lo rende noto il dipartimento di Stato americano in un comunicato in cui si sottolinea che le nuove misure intendono imporre un prezzo aggiuntivo a Mosca “sia per la repressione interna che per l’aggressione esterna” all’Ucraina, sottolineando che vi è “un chiaro legame tra l’autoritarismo della Russia, la repressione interna del dissenso e l’aggressione all’estero.
Chi ha ottenuto sanzioni in Russia
Tra i funzionari colpiti, Valeriy Gennadevich Boyarinev, vice direttore del servizio penitenziario russo, che che avrebbe “dato indicazioni al personale carcerario di riservare un trattamento duro a Navalny durante la sua detenzione”. Subito dopo la morte di Navalny, tra l’altro, Boyarinev è stato promosso “colonnello generale” da Vladimir Putin. Poi ci sono Igor Borisovich Rakitin che supervisiona il servizio penitenziario della regione di Yamalo-Nenets dove si trova la colonia penale in cui è morto Navalny, e Vadim Konstantinovich Kalinin, il direttore dalla colonia penale Ik-3.
Foto da Adnkronos