Comune di Erice ed ex Provincia di Trapani modificano lo statuto della società che gestisce l’impianto funiviario: il consiglio di amministrazione va via e lascia il posto ad un amministratore unico
ERICE (TP) – Tutto in punta di diritto, ma con tanta, tanta, politica attorno. Vista con i numeri è una vicenda incomprensibile, al limite del paradosso. C’è una società. Si chiama e continua a chiamarsi “FuniErice”. Ci sono due soci, il Comune e l’ex Provincia. Nel 2012 la società che gestisce l’impianto funiviario registra una perdita di esercizio di 142.305 euro. Si discute di una sua liquidazione perché le norme sono stringenti. I due soci sono al 50%, ma il presidente lo sceglie la Provincia. L’attuale assessore regionale alle Attività Produttive Mimmo Turano, allora presidente dell’ente, decide di candidarsi alla Regione e prima di andarsene nomina il vertice di “FuniErice”.
Sceglie Franco Palermo, imprenditore con il pallino della politica. Possibilmente moderata e centrista, come quella di Turano. Il presidente s’insedia con il nuovo cda – un dipendente del Comune di Erice ed uno della Provincia – e comincia a macinare risultati. Bilancio 2013: 144.542 euro di utile d’esercizio. Bilancio 2014: 35.284 euro. Bilancio 2015: 123.373 euro di utile. Ed ancora. Bilancio 2016: 11.858 euro. Crescendo rossiniano, con il bilancio 2017, l’utile schizza a 303.348 euro. C’è il boom nel 2018 con 362.782 euro. Nel 2019 l’utile d’esercizio è di 287.409 euro e nel 2020 di 16.856. Ad ogni bilancio, nota stampa inneggiante ai risultati raggiunti e grande soddisfazione del presidente Palermo per la piena sintonia con i due soci. Nel 2016 prima riconferma a capo della “FuniErice”. Il 13 luglio del 2020 la seconda riconferma, con la nomina anche di due consiglieri d’amministrazione presi a prestito dalla politica: la candidata del centrodestra alla Camera dei Deputati (elezioni del 2018), ed avvocato, Tiziana Pugliesi e Giovanni Carpinteri, figlio dell’ex assessore e consigliere provinciale Giuseppe Carpinteri, da sempre fedelissimo dell’onorevole Turano. Numeri da primi della classe ma con la politica fibrillante, almeno dal 2007, con la prima elezione di Giacomo Tranchida a sindaco di Erice. La Provincia, nel frattempo, affronta il suo “incubo”, la riforma del governo del Presidente Rosario Crocetta che, ancora oggi, non ha trovato una soluzione, con i Liberi Consorzi-ex Province ancora commissariati. Tranchida vorrebbe cambiare un po’ di cose, statuto alla mano, ma non se ne fa nulla perché l’altro socio non è d’accordo.
Nel 2017 cambia il sindaco ed Erice, dopo due mandati consecutivi Tranchida lascia l’amministrazione comunale nelle mani di una sua fedelissima. Tocca a Daniela Toscano, che ha fatto parte della sua giunta. Lui, invece, nel 2018, sbarca a Trapani vincendo facile. Da Palazzo d’Alì delinea la sua nuova strategia per la mobilità che passa dal potenziamento della società “ATM”, azienda di trasporto pubblico locale di proprietà del Comune di Trapani. Vuole potenziarla aprendo agli altri Comuni ed Erice – anche se ad intermittenza – dice sì e si parla di gestione integrata dei parcheggi. Parcheggi che tuttavia vorrebbe la “FuniErice”, chiamata dalla Toscano ad una sorta di “straordinario” con il progetto dei trenini turistici in vetta. Palermo e Fauci sono chiari: dateci le strisce blu e noi ci occupiamo dei trenini, perché altrimenti i conti della società possono saltare. Il dibattito si fa confronto, il confronto, quasi scontro, anche sul piano industriale e sulla risposta all’emergenza Covid.
La sindaca intanto è sotto inchiesta – per il caso parcheggi, ma si tratta di altri parcheggi –, subisce un provvedimento di divieto di dimora nei Comuni di Trapani ed Erice e la sospensione dalla carica per gli effetti della legge Severino. Passo dopo passo, Tribunale del Riesame, Cassazione, poi il decreto di archiviazione del Gip, finiscono per darle ragione. Si rimette in carreggiata già dopo il Riesame. Tanto da accogliere – le carte dicono così, l’opposizione ha pensato e pensa altro, in particolare ad una sua manovra– la proposta di modifica dello statuto della “FuniErice”, per adeguarlo ai sistemi del controllo analogo. Proposta definita e maturata negli uffici dell’ex Provincia affidata al commissario straordinario Raimondo Cerami.
In soldoni: via il cda per sostituirlo con un amministratore unico ed una serie di chiarimenti sul ruolo del direttore generale. La minoranza consiliare ericina insorge. “È un attacco all’autonomia del presidente e del direttore generale”. Il commissario approva la delibera senza colpo ferire. Al Comune, invece, scintille, perché l’atto deliberativo deve essere approvato in aula. La maggioranza s’attrezza e regge all’urto delle polemiche. Da qui il disco verde alle modifiche statutarie e l’assemblea dei soci per prenderne atto e per passare alla revoca del Cda e alla nomina dell’amministratore unico. La sindaca ed il commissario parlano papale papale. Le modifiche erano e sono necessarie per adeguarsi alle leggi in materia, ma c’è di più. Il vertice di “FuniErice” ha perso la loro fiducia. Lo scrivono chiaro: “Reiterata violazione degli obblighi di trasparenza, di diligenza, di fedeltà e di lealtà che hanno di fatto ostacolato l’esercizio dell’attività di controllo che i soci pubblici devono esercitare sulla società partecipata”.
Le reazioni? La più agguerrita è quella del direttore generale che ha presentato un ricorso al Tar di Palermo. Per lui le modifiche sono illegittime. Palermo è più diplomatico. Continua a fare perno sui risultati e smentisce di essersi messo di traverso. Dopo un avviso pubblico i soci chiudono il cerchio nominando l’amministratore unico, il commercialista palermitano Luigi Romano.
I due soci puntano ad aprirne un’altra con una nuova governance della società. In tutta questa vicenda la politica ha avuto la sua parte, ma spesso ha preferito nascondersi, evitando d’imbattersi nella sfida della responsabilità. Il nuovo corso è stato appena avviato, appuntamento al prossimo bilancio.