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Furti in casa, la Sicilia tra le regioni più sicure in Italia: i dati

Furti in casa, la Sicilia tra le regioni più sicure in Italia: i dati
Ladro in azione – Imagoeconomica

La regione mostra un numero di furti relativamente contenuto rispetto ad altre e un tasso di crescita del fenomeno più basso

Furti in casa, la Sicilia tra le regioni più sicure in Italia. Ad affermarlo è il terzo report di Censis-Verisure, realizzato con il supporto del Servizio analisi criminale del Ministero dell’Interno. La regione mostra un numero di furti relativamente contenuto rispetto ad altre e un tasso di crescita del fenomeno più basso. Catania resta la città più pericolosa con 1.431 furti denunciati e un aumento del 21,5% sul 2022.

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I dati

La Sicilia non è l’Isola del far west criminale evocata dagli stereotipi. La regione figura infatti tra le più sicure d’Italia sul fronte dei furti in abitazione, il reato che suscita maggiore preoccupazione tra gli italiani secondo il Servizio analisi criminale del Ministero dell’Interno. Un dato, quello siciliano, che smonta pregiudizi e impone una lettura più sfumata della realtà sociale ed urbana delle nove province, eccezion fatta per una: Catania.

Nel 2023 la Sicilia ha registrato 6.577 furti in casa, pari a 13,7 furti ogni 10.000 abitanti: molto sotto la media nazionale, che si attesta su 25,0 furti ogni 10.000 abitanti — una differenza sostanziale di 11,3 punti. È vero: i casi sono in aumento (+6,4% rispetto al 2022), ma crescono meno che altrove — la media nazionale segna un incremento del 10,4% — e questo conferma come, pur nel peggioramento, l’Isola mantenga un livello relativo di vulnerabilità più contenuto.

Catania la città più colpita

Il fenomeno non è uniformemente distribuito: come nel resto del Paese, le aree metropolitane restano il bersaglio principale. Catania emerge come la città più colpita in Sicilia: 1.431 denunce, con un’impennata del 21,5% rispetto al 2022. Questo aumento rilevante convive con un tasso per abitante che resta contenuto (13,4 per 10.000).

Il report su Palermo

Palermo, invece, registra 1.303 furti e una sostanziale stabilità (+0,2%), con un tasso ancora più basso (10,9 per 10.000). Numeri che raccontano due facce dello stesso problema: concentrazione urbana e fragilità sociale, più che una deriva diffusa delittuosa sull’intero territorio. Le altre province dell’Isola raccontano di dati parziali e dunque non presenti in questo approfondimento del QdS.

L’indice di sicurezza domestica

A completare il quadro è l’Indice di Sicurezza Domestica costruito da Censis e Verisure, che non si limita a contare i furti ma valuta anche fattori strutturali quali la presenza di persone vulnerabili (anziani soli, disabili), la qualità degli impianti domestici e il sovraffollamento.

Qui la Sicilia mostra criticità: punteggio 92,2 su 100 contro una media nazionale fissata a 100, collocandosi al diciottesimo posto nella classifica italiana e perdendo quattro posizioni rispetto al 2022. È un segnale chiaro: la minore incidenza dei furti non cancella fragilità abitative e sociali che richiedono interventi mirati.

Sul versante della percezione e della prevenzione, l’Osservatorio registra una sensibilità diffusa: il 48% degli italiani indica il furto in casa come il reato che teme di più; l’89,2% considera la sicurezza domestica un elemento essenziale per il proprio benessere; e il 50,1% prevede di investire di più in sistemi di protezione nei prossimi anni.

Le soluzioni

Cresce la domanda di soluzioni integrate: il 64,7% degli intervistati ritiene necessario un sistema d’allarme in grado di anticipare e neutralizzare i rischi. Parallelamente, il 25,5% esprime timori per incidenti domestici e il 37,7% teme di trovarsi in casa senza possibilità di ricevere soccorso in caso di malore. Numeri che traducono in mercato e attese una nuova responsabilità pubblica: la sicurezza non è solo allarmi e tecnologie, ma anche tutela sociale.

A pesare sul punteggio sono fattori come la presenza di persone vulnerabili, l’obsolescenza degli impianti abitativi e il sovraffollamento in alcune aree urbane, elementi che rendono la sicurezza nelle abitazioni un tema complesso e multidimensionale, tra i reati in ascesa nel periodo post Covid. Il dato suggerisce che, per migliorare realmente la protezione dei cittadini, non basta ridurre il numero dei furti: servono investimenti mirati sulle infrastrutture domestiche e politiche sociali capaci di rafforzare il tessuto abitativo dell’Isola.

Da questa fotografia emergono indicazioni operative semplici ma non banali. Primo: mantenere l’attenzione sulle aree metropolitane, dove la prevenzione deve combinare controllo urbano e politiche sociali che riducano le vulnerabilità.

Secondo: investire nella qualità delle abitazioni — dagli impianti alla gestione degli spazi — per migliorare l’Indice di Sicurezza Domestica. Terzo: ascoltare la domanda crescente di protezione e tradurla in politiche che favoriscano accesso a sistemi affidabili e interventi di supporto per anziani e persone fragili. La Sicilia è più sicura di quanto spesso si creda, ma non può adagiarsi sui numeri. I dati indicano margini di miglioramento e chiamano le istituzioni — dai Comuni alla Regione, passando per le forze dell’ordine — a lavorare su prevenzione, infrastrutture e welfare abitativo. Solo così la percezione di sicurezza potrà allinearsi a una sicurezza reale e duratura tra le mura di casa.