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Furti, violenze e minacce: crescono i controlli ma i siciliani vivono una “paura quotidiana”

Furti, violenze e minacce: crescono i controlli ma i siciliani vivono una “paura quotidiana”

Da chi teme di camminare al buio di notte a chi è vessato dalla criminalità: in tanti chiedono maggiori tutele

PALERMO – Il timore di camminare per strada nelle ore notturne, di essere aggrediti senza riuscire a trovare un valido rifugio. E, ancora, la tenaglia della criminalità organizzata che vessa piccoli e medi imprenditori locali che faticano a denunciare i soprusi. Le facce della “paura”, in un contesto fortemente urbanizzato come quello italiano, sono molteplici. Nel nostro Paese, così come in Sicilia, quello della sicurezza in questi anni è divenuto un tema sempre più delicato.

Una “componente essenziale del benessere e della qualità della vita”, così come descritto nel primo rapporto Fondazione Censis-Università degli Studi di Roma-La Sapienza “La sicurezza fuori casa. Il ruolo della vigilanza privata per la sicurezza e il benessere degli italiani”. Secondo l’elaborato, presentato lo scorso maggio, il 94,2% degli italiani dichiara di volersi muovere liberamente e senza paura verso i luoghi di lavoro, di studio e del tempo libero. Tuttavia, “il 38,1 % ha affermato di aver rinunciato almeno una volta a uscire per paura che potesse capitargli qualcosa di pericoloso” dopo il tramonto: quasi quattro cittadini su dieci. E ancora, sette donne su dieci temono per la propria incolumità quando devono fare ritorno nella loro abitazione.

In aumento la domanda di sicurezza e dell’allarme sociale

Percentuali che evidenziano come, nel nostro Paese, siano in aumento la domanda di sicurezza e dell’allarme sociale. Sempre secondo il rapporto, per il 70,4% degli italiani la percezione di crescita della criminalità è aumentata, sebbene tale sensazione vada “anche oltre la realtà dei fatti”. Guardando ancora ai dati diffusi da Univ-Censis, al Sud e nelle Isole questa percezione dell’andamento della criminalità viene calcolata in aumento per il 68,5% della popolazione, in linea con la media nazionale. Solo per il 23,1% sarebbe rimasta uguale, mentre appena per l’8,4% sarebbe diminuita.

Secondo il ministro Matteo Piantedosi gli episodi violenti sarebbero in discesa

Eppure, secondo il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, gli episodi violenti sarebbero in discesa. “Nel periodo dal 1° gennaio al 31 luglio di quest’anno, si registra una riduzione del 9% della delittuosità complessiva rispetto all’analogo periodo del 2024. Segnalo, in particolare, il calo delle violenze sessuali del 17%, delle rapine pari al 6% e dei furti, in flessione di oltre il 7%”, ha affermato il titolare del Viminale in un recente intervento alla Camera.

Com’è la situazione in Sicilia?

E nelle città siciliane cosa succede? Le cronache di queste settimane hanno restituito un quadro in evoluzione, con le due principali città dell’Isola, Catania e Palermo, dove vengono richiesti più presìdi e interventi a tutela dell’incolumità. Ai piedi dell’Etna la questione sicurezza è strettamente attuale: negli ultimi giorni sono riprese le sparatorie nelle zone popolari della città. Dei colpi di pistola sono stati esplosi nelle ore notturne nei quartieri di Librino e Antico Corso, sulla falsa riga di quanto accaduto lo scorso agosto, quando la città ha temuto di essere risucchiata in una escalation di violenza che non si vedeva dagli anni ‘80 e ‘90.

Il sindaco del capoluogo etneo, Enrico Trantino, affidandosi ai propri canali social ha rassicurato i catanesi, evidenziando lo “sforzo straordinario delle Forze dell’ordine e della nostra Polizia locale, sulla cui attività si misura la percezione di sicurezza in città”. Un apparato importante che in questo periodo si sta concentrando nel centro storico, ha precisato il primo cittadino, con la “presenza di pattuglie e gazzelle dell’Arma”, garantendo il regolare svolgimento della “movida notturna da parte dei turisti e cittadini, tra cui molti giovani e minorenni”. E ancora, soltanto pochi giorni fa, il Comune etneo ha annunciato l’assunzione di 98 nuovi agenti della Polizia locale. “Un rafforzamento – si legge nella nota diffusa da Palazzo degli Elefanti – quanto mai necessario per un settore delicato come quello della sicurezza, che giunge a un anno di distanza dall’ingresso in servizio dei primi 80 agenti”.

A Palermo, la sicurezza è stata rafforzata con l’istituzione delle ormai note “zone rosse. Una misura decisa di concerto tra il sindaco Roberto Lagalla, il governatore della Regione siciliana, Renato Schifani, e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dopo il brutale omicidio del giovane Paolo Taormina a pochi passi dal Teatro Massimo, dove si concentra buona parte della vita notturna sotto monte Pellegrino. Le aree di via Maqueda, Vucciria e Stazione sono state dunque presidiate dalle forze di Polizia, con l’ordine di predisporre allontanamenti immediati per i soggetti ritenuti pericolosi. In agenda vi sono poi nuove risorse per 2,7 milioni di euro finalizzate al potenziamento della videosorveglianza. Una risposta forte per prevenire violenza e criminalità. Anche se, come ammesso dallo stesso primo cittadino, il “rischio zero” non esiste.

E poi c’è il fenomeno del racket, una tendenza che fa “paura” e che paralizza le vittime. Gli episodi di ritorsioni e danneggiamenti sono numerosi e interessano trasversalmente le grandi città e i piccoli centri di periferia. Lo dicono i dati del ministero dell’Interno relativamente a estorsione e usura, pochi rispetto alla reale mole che continua a rimanere “sommersa”. Ma in questo caso, oltre alla presenza delle Forze dell’ordine, serve tanto coraggio anche da parte dei cittadini.