La fusione a freddo della politica - QdS

La fusione a freddo della politica

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La fusione a freddo della politica

Giovanni Pizzo  |
domenica 03 Luglio 2022

Per chi invoca il nucleare pulito la teoria di Rubia, Nobel per la fisica, sulla fusione a freddo sembra la strada giusta. Mario Draghi la sta sperimentando.

Per chi invoca il nucleare pulito la teoria di Rubia, Nobel per la fisica, sulla fusione a freddo sembra la strada giusta. Mario Draghi la sta sperimentando dopo anni inutili e pieni di scorie radioattive, vedi giustizialismi e populismi, di fissione a caldo in politica. La tecnica Draghi è presto detta. Isolare dei radioisotopi di atomi di partito o movimento, arricchirli di realpolitik e scinderli dal nucleo originario. Poi accelerare queste particelle e lanciarle contro gli atomi indeboliti di partiti populisti. Nella Fattispecie i radioisotopi sono Di Maio e Giorgetti, ma potrebbero aumentare se altri soggetti politici non riuscissero ad avere il giusto codice per stabilizzare il paese, che di fatto era una grossa Chernobyl impazzita. Se per esempio Letta continuasse a menare il can per l’aia sulla logica maggioritaria, continuando a flirtare con la Meloni, pur di avere una rendita di posizione, potrebbe essere lanciata la variante proporzionalista Violante, che già in passato fece cambiare la fisica del PCI.
Draghi con il suo pragmatismo stabilizzante non sopporta tutto quel che tende a portare disordine e caos, senza nemmeno la scusa della creatività. La sua strategia è quella di riportare l’Italia a quella della Prima Repubblica, di cui fu allievo prediletto, una nazione che aveva prestigio internazionale e competitività. E per questo ci riporterà in un sistema proporzionale che ricolleghi la politica al paese reale, e non un gioco per immaturi addetti ai lavori.
Con calma scinderà, come si fa con gli atomi, M5stelle e Lega, e se non sta attento pure il PD, Franceschini è silente da troppo tempo, rimescolando le aree politiche con una connotazione tra un opposizione a tavolino, probabilmente sovranista, ed un pentapartito di forma differente rispetto al passato. Tutto questo sotto la vigile guida atlantica rappresentata da Mattarella. Molti storcono il naso considerando queste ipotesi di lavoro non democratiche. Ma perché in questi anni abbiamo avuto una democrazia rappresentativa o un sistema per pochi cooptanti e alcuni cooptati?
La Prima Repubblica non era perfetta, ma era un sistema politicamente stabile, atlanticamente affidabile, ed aveva un rapporto con il sistema paese. Questo che abbiamo avuto dal ’94, non ha recuperato governabilità ed ha rinunciato alla rappresentatività, e l’astensione dal voto ne è prova. Draghi non è eletto dal popolo alcuni dicono, ma nemmeno Mattarella lo è. Si chiama Costituzione, lì questo è possibile ed auspicabile. Quindi, visto che se cambiamo la Costituzione solitamente la peggioriamo, cerchiamo più modestamente di applicarla, che di decisamente migliori non ce ne sono.
L’unica cosa che si auspica da questa fusione a freddo di Draghi è la liberazione di energie per l’Italia, da troppo tempo ferma.
Così è se vi pare.

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