Il futuro delle buone cure passa anche dalla telemedicina - QdS

Il futuro delle buone cure passa anche dalla telemedicina

redazione

Il futuro delle buone cure passa anche dalla telemedicina

martedì 28 Febbraio 2023

La rivoluzione della trasformazione digitale della sanità è uno degli “assi” del Pnrr: entro il 2025 saranno 200mila i pazienti assistiti

La rivoluzione della trasformazione digitale della sanità prevista dalla Missione 6 Salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), passa attraverso il potenziamento della telemedicina che ha dimostrato tutte le sue potenzialità durante la pandemia Covid.

L’obiettivo è di assistere con la telemedicina almeno 200mila pazienti entro il 2025. Ma come si può raggiungere questo target? “Con la creazione delle infrastrutture tecnologiche e lo sviluppo dell’organizzazione dei servizi per la telemedicina”, riporta il sito del ministero della Salute.

A questo scopo sarà supportato lo sviluppo di progetti regionali e transregionali per l’erogazione dei servizi di telemedicina e la creazione di due infrastrutture tecnologiche: la Piattaforma nazionale per la governance e diffusione della telemedicina, afferente alla Componente 2 della Missione Salute del Pnrr; la Piattaforma nazionale telemedicina per l’erogazione dei servizi di telemedicina, afferente alla Componente 1 della Missione Salute del Pnrr. L’investimo previsto è di un miliardo di euro.

L’impegno sulla telemedicina è stato ribadito anche dal ministro della Salute Orazio Schillaci, soprattutto come aiuto per i pazienti cronici.

“Siamo tutti consapevoli della necessità di proteggere questi pazienti offrendo loro la possibilità concreta di accedere a cure e terapie adeguate in tempi congrui, di usufruire dell’assistenza domiciliare, dei servizi di telemedicina e di teleassistenza per garantire una qualità di vita migliore per loro, per le loro famiglie e per i loro caregiver. E dobbiamo farlo in tempi brevi”.

Una fotografia delle soluzioni di telemedicina implementate dalle aziende sanitarie fino oggi, anche a fronte della pandemia Covid, è stata illustrata da una ricerca condotta dal Laboratorio sui Sistemi informativi Sanitari dell’Altems, l’Alta Scuola di Economia e Management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica di Roma, in collaborazione con il Cerismas, alla quale hanno contribuito 128 aziende, distribuite in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e rappresentative di circa 400 presidi ospedalieri, che hanno descritto 285 soluzioni già operative e/o in corso di realizzazione; un campione senz’altro rappresentativo dello scenario nazionale.

La quasi totalità delle aziende (oltre il 92%) considera la telemedicina rilevante nell’ambito della propria offerta di servizi sanitari; oltre il 60% prevede di avviare altri progetti – in aggiunta a quelli già esistenti- nell’arco dei prossimi diciotto mesi.

“L’interazione con il paziente (televisita, telemonitoraggio, teleassistenza) ha costituito fino adesso il principale ambito di applicazione (66%) – riporta la ricerca -. Altrettanta importanza viene comunque attribuita alla collaborazione sul territorio (telecollaborazione e teleconsulto) per iniziative previste per il prossimo futuro. Come è ovvio, la diversità delle patologie, dei percorsi e modelli assistenziali e delle tipologie di pazienti, determina esigenze differenti, sia dal punto di vista clinico che organizzativo”.

“Questo si traduce nella impossibilità di una soluzione unica – ha fatto emergere la ricerca – ma nella presenza, all’interno della stessa azienda, di più soluzioni di telemedicina implementate con strumenti diversi, che vanno dal solo utilizzo di telefono e mail (in oltre il 40% dei casi), a forme più strutturate di comunicazione tramite piattaforme web pubbliche (nel 16%), all’uso di sistemi regionali (adottati nel 24%), fino all’implementazione applicazioni commerciali, presenti nei due terzi dei casi e realizzate in oltre il 70% dei casi con fondi autonomi e per il 20% a fronte di donazioni”.

È stato anche richiesto alle aziende di indicare i principali fattori di criticità nell’implementazione di soluzioni di telemedicina.

“All’interno delle aziende la frammentazione dei dati fra i diversi sistemi costituisce il problema principale, mentre la scarsa familiarità con i dispositivi e la non facilità nell’uso dei programmi sono le difficoltà ritenute più rilevanti per l’accettazione da parte dei pazienti”, conclude la ricerca.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017