Forum con Gaetano Galvagno, presidente dell’Assemblea regionale siciliana
Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua e dal vice presidente Filippo Anastasi, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, risponde alle domande del QdS.
Al Parlamento siciliano viene spesso rimproverato di lavorare a rilento sotto il profilo della produzione legislativa: come vi state muovendo su questo fronte? Avete delle iniziative da portare avanti su tematiche importanti come l’ambiente o i trasporti?
“Quella sui rifiuti è molto importante, ma ovviamente aspettiamo le decisioni del Governo regionale, che ci sta lavorando come sua priorità, così come ha detto il presidente Schifani. Noi siamo sicuri che si farà di tutto per presentare una proposta quanto più seria possibile, perché penso che ormai sia inevitabile realizzare dei termovalorizzatori di ultima generazione, anche perché siamo in ritardo di oltre un decennio rispetto ad altre regioni d’Italia. Inoltre, fare una norma non significa che l’indomani mattina della pubblicazione si realizzeranno gli impianti in questione: ci vorranno circa cinque-sei anni per costruirli e attivarli”.
Per il resto vi state occupando della Legge di Bilancio?
“Ne abbiamo già fatte tre: le variazioni di bilancio, la Legge di stabilità e il Bilancio consultivo. Materialmente adesso si sta cominciando a lavorare nelle Commissioni, non soltanto per le audizioni, che sono certamente importanti perché lì si esprime la voce del popolo e delle categorie professionali, ma anche per svolgere un’attività legislativa, non misurabile in quantum. Si tratta infatti di un discorso di qualità. Potremmo fare 100 norme da un articolo, però servono a ben poco. Ci vorrebbe, più che altro, una visione più ampia rispetto a quelle che sono le necessità reali”.
Voi avete la possibilità di presentare leggi di iniziativa parlamentare?
“Assolutamente sì, ed è stato proprio questo il mio invito a inizio legislatura: utilizzare le Commissioni per iniziative legislative. Altrimenti va a finire tutto dentro la Finanziaria. Dovrebbero essere usate maggiormente per evitare che ci possano essere le Leggi omnibus”.
È anche ciò contro cui si è scagliato il presidente Sergio Mattarella nei mesi scorsi…
“Sì, queste leggi che comprendono di tutto ci sono sempre state e sempre ci saranno, ma se si riducessero sarebbe un bel segnale, soprattutto in funzione del fatto che si potrebbe dare una titolarità a chi presenta quella norma. Nella Finanziaria c’è tutto di tutti, mentre se viene fatto un Disegno di legge autonomo magari è possibile vedere cosa ognuno ha fatto, anche all’interno un partito, perché c’è un primo firmatario”.
In Sicilia c’è tanto bisogno di fare, ma sembra che le cose si muovano molto lentamente. L’Assemblea può avere una funzione di supplenza rispetto alle iniziative governative?
“Noi non vogliamo essere supplenti rispetto ai buoni risultati che ha portato e porterà sicuramente questo governo. C’è una forte interlocuzione tra il Governo nazionale e quello regionale e questo ci sta dando dei benefici. Il presidente Schifani è un uomo delle istituzioni e il fatto che sia stato presidente del Senato ci dà autorevolezza quando si entra nelle dinamiche tra Stato e Regione. Questo momento storico che stiamo attraversando non sarà legato soltanto al percorso di una legislatura, ma segnerà il futuro della nostra Isola. Credo che in questo quinquennio si creeranno le condizioni per cominciare a realizzare qualcosa di cui finora si è soltanto discusso, come per esempio il Ponte sullo Stretto”.
Nella precedente legislatura 78 articoli di 35 leggi regionali sono stati impugnati: era meglio quando c’era il commissario dello Stato?
“Rispetto al passato è cambiato l’iter. Mentre prima si passava dal commissario dello Stato oggi non succede più, quindi il Governo può impugnare le Leggi regionali. Pensare in via consultiva di avere un’interlocuzione tale che possa evitare il proliferare di norme che possono essere impugnate è un’idea. Ho avuto anche modo di incontrare il commissario dello Stato Ignazio Portelli, con il quale abbiamo avviato un dialogo, ma ovviamente non può essere formale perché ciò non è più previsto dalla norma. In ogni caso io sono sempre stato del parere che fino all’ultimo giorno di vita non si finisce mai di imparare. Preciso, però, che talvolta anche la tenacia nelle scelte vince: per esempio, io ho presentato una norma, articoli 60 e 61 della Legge di stabilità 2022 in tema di Consorzi di bonifica, che tutti mi dissero che sarebbe stata impugnata e invece è passata senza rilievi”.
Quindi ritiene che una consultazione amichevole e preventiva possa essere utile per evitare sbarramenti successivi?
“Secondo me sì. Avere un’interlocuzione che possa aprirti gli occhi sugli eventuali passi successivi non è una cosa sbagliata, ma comunque è sempre una scelta politica”.
Il Ponte è fondamentale per tutto il Mediterraneo
Si è cominciato a parlare del Ponte sullo Stretto di Messina nel 1958 con la Legge Colombo, ma non si è mai fatto perché si è sempre detto che ci sono altre priorità. Negli anni quelle “priorità” non sono state realizzate e con esse nemmeno il Ponte…
“Fare il Ponte è diventato necessario, non soltanto per la questione relativa alla Sicilia e ai siciliani, ma perché diventerebbe una bretella per il Mediterraneo. È uno snodo fondamentale”.
Adesso si sta mettendo in cantiere anche la nuova linea ferroviaria Palermo-Messina-Catania, che dovrebbe essere a media velocità, ma come sappiamo non raggiungerà mai i chilometri orari dei collegamenti presenti al Nord…
“Ero presente all’inaugurazione del treno Blues di circa due mesi fa e in quell’occasione è venuto l’amministratore delegato di Trenitalia, Luigi Corradi, al quale ho detto di essere contento del fatto che si tratti del primo treno in Europa con caratteristiche tali che consentano di salire la carrozzina o la bicicletta, oltre che attento al rispetto dell’ambiente. Però è giusto dire che un treno che fa 300 km orari in una ferrovia che può supportare al massimo una velocità di 150 km orari mi serve a poco. Preferisco avere un treno meno carino e tecnologico, ma poter avere un incremento della linea ferroviaria: è impossibile andare avanti con il monorotaia”.
La decisione politica però non è di Ferrovie dello Stato, bensì dei Governi che hanno progettato l’infrastruttura in questo modo. Ferrovie sta soltanto eseguendo i lavori. Quindi adesso la domanda è: dobbiamo accontentarci?
“Se questo stesso ragionamento lo facessimo con Anas, per esempio, sarebbe la fine. Anas non può pensare di occuparsi dei territori in maniera differente: noi siamo sulla Palermo-Catania da cinque anni ormai. Durante la scorsa legislatura, per oltre due mesi c’era il tratto iniziale della Catania-Palermo perfetto, ma questa situazione è durata poco e quello fu l’unico momento in cui l’autostrada fu nelle condizioni corrette. Da allora al ritorno c’è sempre la famosa deviazione a Scillato e i lavori sono bloccati”.
Autonomia differenziata: necessario eliminare prima le disparità presenti
Cosa ne pensa dell’autonomia differenziata?
“Di recente ho incontrato il ministro Roberto Calderoli, al quale ho detto di essere favorevole rispetto a quello che è il criterio della ripartizione delle risorse, ma prima di parlare del metro di paragone che andrà a valere per il futuro è necessario fare il punto della situazione. È necessario mettere la Sicilia sullo stesso nastro di partenza degli altri, perché altrimenti è normale che saremo sempre indietro. Se esiste un buco è necessario sanare questo buco che c’è tra il Veneto, la Lombardia, l’Emilia Romagna e la Sicilia. Una volta sanate le disparità sarà possibile discutere di tutto ciò che vogliamo”.
Perché si chiama autonomia differenziata? L’idea è quella di distribuire risorse in base ai dati storici o in base ai fabbisogni?
“Lo Stato è come un genitore che ha due figli, ma non può essere un buon padre se dà il 50% al primo e il 50% all’altro. Dividere in parti uguali è il metodo più semplice per eliminare i problemi, ma se un figlio ha bisogno degli occhiali da vista e l’altro no, magari il padre dovrebbe dare qualcosa in più al figlio che necessita di urgenze particolari. Nella distribuzione delle risorse occorre tenere conto di tutti i fattori, non si può farlo in base al numero delle regioni o per numero di abitanti, perché magari negli anni passati c’è stato un flusso migratorio tale che la Sicilia ha avuto un decremento e non un incremento”.
Concentriamoci sui fabbisogni, per esempio: il tasso infrastrutturale del Sud è circa 1/3 di quello del Nord, quindi il fabbisogno è di pareggiare tale gap. Però è chiaro che si dovranno destinare più risorse al Sud…
“Non si può applicare un criterio senza tener conto delle differenze che hanno causato queste disparità tra Nord e Sud, perché purtroppo ci sono distanze sostanziali sotto tutti i punti di vista: assistenziale, sanitario, infrastrutturale, dei servizi, dei collegamenti. Il ragionamento deve essere ampio e considerare tutti i fattori possibili”.