Il killer di Cosa nostra, Gaspare Spatuzza, torna libero e verrà sottoposto a un regime di sorveglianza per i prossimi 5 anni.
Torna in libertà Gaspare Spatuzza, il killer mafioso diventato collaboratore di giustizia che aveva dato una mano a ricostruire la storia delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
Così come scrivono i colleghi del Corriere della Sera, la richiesta che Spatuzza aveva avanzato nell’aprile scorso sarebbe stata accolta. L’uomo verrà sottoposto a un regime di sorveglianza per i prossimi 5 anni. Si tratta della seconda remissione in libertà “eccellente” dopo quella di Giovanni Brusca avvenuta il 3 maggio 2021.
La storia di Gaspare Spatuzza
Spatuzza, conosciuto come “‘u Tignusu” per le sue calvizie o “l’imbianchino” per il lavoro che svolgeva, era affiliato alla famiglia mafiosa di Brancaccio, all’epoca guidata dai fratellli Graviano.
L’uomo, arrestato dall’Antimafia nel 1997 all’ospedale Cervello di Palermo, si era autoaccusato di essere stato l’autore del furto della Fiat 126 utilizzata come autobomba per l’attentato di via D’Amelio, quando persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta.
Il pentimento e la “conversione”
Spatuzza è anche tra gli autori materiali dell’omicidio del beato Pino Puglisi del 1993 e ha rapito il piccolo Giuseppe Di Matteo in segno di vendetta nei confronti del padre Santino. Il killer è accusato di oltre 40 omicidi. Il suo pentimento avvenne nel 2008.
Nel corso di questo tempo l’uomo si è impegnato in una conversione al cattolicesimo, si è dedicato a opere di volontariato e ha chiesto perdono per l’omicidio di don Puglisi, scusandosi con il fratello.