Un applauso di un minuto intero, battuto da quattromila mani, ha accolto l’ingresso di Francesca Albanese sul palco di Piazza Federico di Svevia, a Catania, venerdì 8 agosto, per la presentazione del suo ultimo libro, “Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite della Palestina”, edito da Rizzoli.
La partecipazione della città, con cui Albanese rivela di aver intessuto un legame profondo, ha superato ogni aspettativa, abbracciando la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nel territorio palestinese occupato.
Un incontro senza barriere
“Quando il mondo dorme significa che Francesca ha voluto darci una bella svegliata”. Così Laura Silvia Battaglia ha aperto l’incontro organizzato da Gammazita, Fare Stormo, Udi Catania e dal comitato provinciale di ANPI. Nessuna quarta parete tra la platea e il palco, che ha dato spazio alle domande del pubblico, raccolte sui social nei giorni precedenti, e ad alcuni ospiti speciali.
Il primo a unirsi alle due speakers è stato Alessio Mamo. Il fotoreporter catanese ha messo a disposizione il suo lavoro fotografico realizzato per il The Guardian, insieme al reportage di Lorenzo Tondo e Marta Bellinghieri, a bordo di un C130 giordano, su cui nei giorni scorsi era salito per immortalare per la prima volta dall’alto la “massa orizzontale di rovine” in cui oggi è ridotta la Striscia di Gaza.
Le parole della giurista
“Le lacrime se le sono portate via le bombe che hanno distrutto Gaza, ho gli occhi secchi, ma mi commuove vedere una piazza così piena”. Con queste parole la giurista campana ha ricambiato il caloroso saluto della città: “Portare a voi questo libro è stato una sorta di parto, c’era qualcosa che voleva essere detto, che voleva camminare con gambe proprie, quelle della memoria, della conoscenza della gente che vive quella terra, la ama, la chiama casa.”
Come Virgilio con Dante nella Divina Commedia, Abu Hassan, ex prigioniero politico palestinese e imprenditore sociale, ha dato ad Albanese nuove lenti per decostruire e acquisire nuove consapevolezze negli anni in cui l’esperta ha vissuto in Palestina. “Ero andata lì per lavorare per le Nazioni Unite, sono andata via perché mi sono resa conto di essere parte del problema: l’ONU sta lì da 70 anni, se non è parte della soluzione, in qualche modo sostiene il problema”.
Maestri e battaglie
Altra guida che, nel libro, ha avuto una posizione centrale è Alon Confino, professore universitario italo-israeliano, recentemente scomparso, che l’ha affiancata sin dal primo attacco proveniente dal mondo della politica, nel 2022, dall’allora Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, Piero Fassino. Albanese ha ricordato la battaglia, portata avanti dallo studioso, contro la strumentalizzazione del termine antisemitismo: “Antisemitismo è discriminare ebrei in quanto ebrei, ma criticare lo Stato di Israele per quello che fa non è antisemitismo. L’antisemitismo è diventato il modo per falcidiare la libertà di espressione”.
La cancellazione coloniale
Sollecitata dalla conduzione di Battaglia, Francesca Albanese ha commentato i recenti fatti di Hebron, che hanno visto i militari israeliani saccheggiare la banca dei semi autoctoni: “Finché c’è un seme, ci sarà la pianta, la possibilità di continuare la vita. Sradicare il popolo palestinese nel corpo, nell’anima e con le sementi che lo accompagnano da centinaia di anni è uno dei modi in cui Israele si assicura quella che ho chiamato la cancellazione coloniale”.
Non ha dubbi l’esperta dell’ONU: “Occupare militarmente per 57 anni una terra in nome dell’autodifesa è pura ipocrisia. Il genocidio in atto è parte di un disegno, quello di cancellare ogni traccia di identità del popolo palestinese” e le recenti dichiarazioni del premier israeliano Netanyahu non sono altro che “la fase finale della distruzione del popolo palestinese a Gaza”, dilaniato non solo dalle bombe, ma anche dall’assenza di cibo e acqua potabile, che ha fatto aumentare drasticamente il tasso di mortalità nella regione.
Anatomia di un genocidio
La giurista campana ha ammesso di essersi sentita una nuova Cassandra quando, nel marzo 2023, ha presentato alle Nazioni Unite il suo rapporto, “Anatomia di un genocidio”. E con la stessa fermezza ha denunciato pubblicamente gli Stati, le istituzioni, le banche e le multinazionali che, in violazione del diritto internazionale, continuano a fare affari con Israele, alimentando quell’economia del genocidio che in due anni ha fatto crescere la borsa valori israeliana del 200%: “niente è neutro nel momento in cui si fanno affari con l’occupazione permanente e con l’apartheid israeliana”.
“Ho capito da voi siciliani come si reagisce a questa collusione tra potere politico e potere economico-finanziario che strangola tutti e tutte. Se si è da soli si viene schiacciati, se si alza la testa, se teniamo la schiena dritta, si resiste, perché si è un corpo unico. Questo è il significato ultimo di umanità”.
Coraggio e indignazione
Falcone e Borsellino hanno rappresentato, infatti, un faro nella sua attività di indagine. Chiamato in causa anche il giornalista Pippo Fava, che nel coraggio di lottare aveva trovato il senso della propria esistenza e a cui Albanese fa eco: “lottare per una causa giusta è un comando al quale alcuni di noi non sono equipaggiati per disobbedire”.
“Non mi sento coraggiosa, mi sento estremamente indignata e arrabbiata dalla continuazione di questo genocidio, dal fatto che la mia generazione è stata educata al mai più, ma non abbiamo capito niente. Nel momento in cui si disumanizza l’altro, fino a non vederne più le ragioni di esistenza, è lì che comincia il genocidio, è lì che inizia a essere in luce l’accezione dell’altro come distruggibile, cancellabile”.
“Io non lo so che cos’è il coraggio, però so che cos’è l’amore. Ed è in nome dell’amore che penso che questo genocidio debba finire e dipende da tutti se riusciremo a farlo. Dobbiamo tornare a prenderci cura gli uni degli altri”.
Un annuncio a sorpresa
Consapevole dell’importanza delle parole, l’autrice ha definito quanto sta accadendo sotto gli occhi di tutti un’apocalisse e ringrazia, facendosi raggiungere sul palco, Angela Lombardo: “È stata la mia doula durante il periodo che ha portato al concepimento di Quando il mondo dorme”.
A sorpresa la moderatrice Battaglia annuncia che con la delibera 175 della Giunta di Aci Sant’Antonio è iniziato l’iter per conferire ad Albanese la cittadinanza onoraria. Ceduta la parola al sindaco Quintino Rocco, questi ha motivato la decisione dell’amministrazione da lui guidata affermando: “nell’affaire Albanese penso sia mancato il supporto delle istituzioni. Vogliamo farti capire che non sei sola. A prescindere se la si pensa come Francesca Albanese o no, se una cittadina italiana subisce delle sanzioni per aver svolto il suo lavoro deve essere difesa. Oltre a noi qui in piazza, ci sono anche le istituzioni con te”.
Il saluto finale
Prima di dedicarsi al lungo firmacopie, Albanese ha scelto di salutare la città con un incoraggiamento: “Da soli siamo fragili come ali di farfalla, ma se ci mettiamo a sbattere le ali tutti insieme facciamo una tempesta”.
“Parole nere di vita” quelle di Francesca Albanese. Peccato, però, che, a differenza della canzone dei Baustelle, la guerra non sia ancora finita.
