“Progetto Gazzena, un’area da proteggere in tutti i modi” ad Acireale: il Pnrr rappresenta una grande opportunità, il commento.
Sul tavolo dell’assessore di Acireale Giovanni Raciti c’è un fascicolo con una rassegna stampa che copre gli ultimi 30 anni. Il primo articolo è datato 8 febbraio 1990: “Progetto Gazzena, un’area da proteggere in tutti i modi”.
Cos’è la Gazzena di Acireale
La Gazzena è una zona costiera, un tempo a vocazione agricola, che dalla Statale 114 arriva fino al mare, tra le frazioni di Capomulini e Santa Maria delle Grazie, rimasta in parte incontaminata nonostante gli attacchi speculativi dei decenni scorsi. Dal 1999 riserva naturale, è la porta d’accesso alla sorella più grande e conosciuta, la Timpa. Eppure oggi la Gazzena è di proprietà privata, con le conseguenti restrizioni nell’accesso. Per questo da tanti anni oggetto di una battaglia di un vasto fronte civico.
Dopo vani tentativi di acquisizione, prima da parte del Comune di Acireale e poi della Regione, oggi l’occasione si chiama Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza. “L’ultima possibilità di rendere pubblico questo luogo risale a 40 anni fa. Oggi se ne presenta un’altra, non possiamo farcela scappare”, sottolinea Sarah Leonardi, presidente di Legambiente Acireale.
Pnrr, un’opportunità “da non perdere”
Il progetto che potrebbe finalmente trasformare la Gazzena in un parco pubblico, con percorsi ciclopedonali che la collegherebbero al centro di Acireale e alla vicina Timpa, sta sullo stesso tavolo dell’assessore Raciti. Pure lui, prima di ricoprire l’incarico politico nell’ultimo anno e mezzo, è stato coinvolto nella battaglia civica per la riserva. In realtà più che un vero e proprio progetto tecnico, al momento è solo una scheda descrittiva di otto pagine. Ma è bastata per ottenere il finanziamento del Pnrr all’interno del Piano urbano integrato della città metropolitana di Catania.
Non solo, a fine gennaio Invitalia – a cui il Comune di Acireale si è rivolto come stazione appaltante – ha aggiudicato la progettazione e i lavori di realizzazione. Con sei mesi di anticipo rispetto alla prima scadenza imposta dall’Europa. Adesso c’è da fare in fretta perché i restanti paletti sono impegnativi e perentori, pena la perdita del finanziamento: 30 per cento dei lavori entro settembre 2024, conclusione dell’opera entro giugno 2026.
Il progetto
Ma cosa c’è nel progetto per la Gazzena? L’intervento finanziato dal Pnrr in realtà è molto più ampio: coinvolge anche i Comuni di Aci Castello e Aci Catena e nel complesso vale 10 milioni e 536mila euro. Prevede l’installazione di cinque bike station con bici a pedalata assistita nella stazione di Acireale e in quella di prossima apertura di Aci Castello; la realizzazione di un percorso ciclo perdonale dalla stazione di Acireale al PalaTupparello, meta di eventi e concerti; una grande area pedonale lungo il waterfront di Aci Castello in prossimità del castello Normanno; viabilità alternative pedonali e ciclabili per unire Aci Castello e Acitrezza e decongestionare il traffico veicolare; la sistemazione di piazza Nino Martoglio nella località di Ficarazzi.
Spostandosi su Aci Catena, è previsto un importante intervento sul quartiere di edilizia popolare Rua, con la riqualificazione di alcune aree, verdi, la realizzazione di una nuova caserma dei carabinieri in via Gannella (in un’area pubblica attualmente in stato di abbandono), di bike station e di piste ciclopedonali su diverse vie.
La Gazzena di Acireale, l’idea del collegamento ciclopedonale
Tra Aci Castello e Aci Catena insiste infine il progetto che coinvolge direttamente la Gazzena. Il Comune di Acireale vuole creare un collegamento ciclopedonale tra la zona dei Cappuccini e Santa Caterina, “attraverso vicoli immersi nel centro storico”. E poi da Santa Caterina a Capomulini, passando “per vie secondarie di uso già consolidato”, col coinvolgimento del percorso delle Chiazzette. In questo contesto si inserisce la creazione del parco urbano della Gazzena, destinato ad attività sportive, culturali ed esperienziali, e la realizzazione di una pista ciclabile che corre parallela al fronte mare. In progetto anche l’hortus regius con piante officinali, che aspira alla costituzione dell’antico erbario del principe acese Giuseppe Riggio nell’800. Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo il privato.
Chi possiede la Gazzena di Acireale
Oggi infatti oltre trenta ettari di Gazzena (la quasi totalità dell’area) sono in mano alla Dras Costruzioni, che l’acquistò legittimamente nel 2005 per 3 milioni e mezzo di euro in un’asta fallimentare. Prima infatti era stata di proprietà di Gaetano Graci (uno dei quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa negli articoli del giornalista Pippo Fava) che però, nonostante un disegno di lottizzazione, non riuscì a costruirvi nulla grazie anche all’opposizione di una parte della cittadinanza di Acireale. Negli ultimi 20 anni i tentativi delle amministrazioni pubbliche di comprare l’area sono sempre naufragati.
Oggi arriva il Pnrr: dei 10,3 milioni totali del finanziamento, 3,1 milioni sono espressamente destinati all’acquisto di aree da privati. E farebbero parte di un decreto di finanziamento diverso rispetto alle somme usate da Invitalia per appaltare progettazione e lavori. Basteranno per convincere Dras a vendere? “Siamo fiduciosi, abbiamo già iniziato un dialogo”, accenna l’assessore Raciti.
I dubbi di Legambiente
Il fronte delle associazioni guidato da Legambiente solleva, però, un altro dubbio. L’Europa nei suoi finanziamenti inserisce un limite del 10% per le somme destinate agli espropri. Tetto che nel caso del progetto di Acireale sarebbe ampiamente superato. Ma, anche su questo, l’Amministrazione acese si dice convinta di avere trovato la soluzione, dopo interlocuzioni col Ministero competente e con la città metropolitana di Catania.
“Ci sono due possibili strade – spiega Raciti – il tetto è derogabile quando il progetto è su un’area dall’elevato valore ambientale. E la riserva della Gazzena certamente lo è. Inoltre quel 10% può essere inteso non sul singolo progetto, ma sull’insieme degli interventi che formano il Piano urbano integrato della città metropolitana di Catania”. In quest’ultimo caso, cioè, i conti andrebbero fatti sul totale dei finanziamenti destinati ai Comuni della provincia etnea e non sul singolo progetto di Acireale. E stando ai calcoli della città metropolitana, gli espropri così peserebbero non più dell’8% sul totale delle risorse stanziate.
Intanto, come detto, Invitalia ha appaltato la progettazione (affidata a Sirio Ingegneria consorzio stabile, con sede a Napoli) e i lavori, aggiudicati al Consorzio Ciro Menotti di Ravenna insieme alle consorziate Acmar (sempre di Ravenna), I.co.na. società cooperativa (di Salerno) e Macos società cooperativa (di Agrigento). Valore dell’appalto 5 milioni 350mila euro con un ribasso del 23%. Sarà la volta buona per valorizzare l’unica riserva che si affaccia sul mare che esiste tra Catania e l’isola Bella di Taormina? La città lo spera. Acireale andrà al voto a maggio. La nuova amministrazione dovrà quindi continuare a seguire da vicino il caso per evitare il rischio dell’ennesima occasione persa.
Foto di Legambiente Acireale, da Facebook