Secondo l'accusa, l'uomo aveva lavorato per anni all'Enichem, a diretto contatto con amianto, senza protezioni idonee. Poco dopo gli era stato diagnosticato un mesotelioma sarcomatoide.
“Eni prende atto del provvedimento della Procura della Repubblica del Tribunale di Gela che ha come oggetto fatti riferiti al periodo 1974-1996, e confida di poter dimostrare in ambito processuale la correttezza del proprio operato”. Così l’Eni, in una nota, sulla richiesta di rinvio a giudizio di quattro ex dirigenti delle società Enichem Anic, Praoil aromatici e Raffinazione srl per omicidio colposo di un operaio deceduto nel 2015, dopo aver avuto diagnosticato un mesotelioma sarcomatoide.
L’inchiesta è stata avviata dalla Procura di Gela dopo la segnalazione dell’Inail sul decesso dell’operaio che aveva lavorato all’Enichem dal 1974 al 1996. Durante quel periodo, è la tesi sostenuta dall’accusa, l’uomo, morto nel 2015, avrebbe “contratto la malattia professionale causata sul posto di lavoro entrando in contatto con amianto senza protezioni tipiche e idonee” a tutela della sua salute.
I quattro imputati per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio, assieme alla aziende, sono i dirigenti allora in carica nelle società per cui lavorava l’uomo, adesso in pensione e ultra settantenni. La moglie dell’operaio, che vive nel Nisseno, ma non a Gela, ha presentato una querela nel 2017 ed è considerata parte lesa nell’inchiesta. “Accertamenti tecnici eseguiti – ha spiegato il procuratore Asaro – ci permettono di ipotizzare un collegamento di causa ed effetto tra il luogo di lavoro, la malattia e il decesso dell’operaio, anche se i fatti sono accaduti molti anni fa. Adesso la nostra tesi passa al vaglio del Gip. Non è il primo caso, ovviamente. Ci sono state richieste di archiviazione, sentenze di non luogo a procedere e rinvii a giudizio, come logico che sia nella dialettica giudiziaria”.