Gela, nuovo confronto sulla Torre di Manfria - QdS

Gela, nuovo confronto sulla Torre di Manfria

Liliana Blanco

Gela, nuovo confronto sulla Torre di Manfria

sabato 20 Maggio 2023

Il sindaco Greco ha rilanciato la proposta, fatta propria anche dal Consiglio comunale, di acquisire il monumento che svetta sul Golfo di Gela. Ma pesano i fallimenti del passato

GELA – Da cinque secoli guarda il Golfo. Sola, troppo spesso dimenticata. Anche quando ha cominciato a invecchiare e perdere qualche pezzo. È la Torre di Manfria, che nel XVI secolo fu realizzata come punto di avvistamento e difesa. Oggi non difende più nulla, ma ha bisogno di essere difesa.

Le Amministrazioni che si sono susseguite nel corso degli anni non le hanno mai prestato troppa attenzione, eppure tutte hanno invocato il turismo come fonte economica alternativa all’industria. Il monumento è stato soltanto teatro di qualche festa estiva, che ha riscosso un buon successo visto il sito suggestivo in cui è stata eretta. Poi, quando qualche imprenditore ha manifestato la volontà di acquistare la torre, tutti si sono svegliati e si sono ricordati di lei.

La Torre di Manfria, però, non è un bene pubblico: è privata e il proprietario più di una volta ha tentato di venderla. La prima volta si è presentato l’imprenditore Greca e il Comune ha promosso una sottoscrizione per raccogliere fondi e poterla acquistare. Qualcuno ha risposto all’invito, ma la cifra non era sufficiente ed è rimasta nelle casse del Comune. Adesso si è fatto avanti un imprenditore di Bologna e di nuovo si sono alzate le barricate, con la notizia sulla vendita che ha creato un vespaio di polemiche. Un miscuglio di rabbia, speranza, riprovazione e giudizio su una cosa che il popolo sente propria e vorrebbe si utilizzasse al meglio anziché lasciarla abbandonata.

L’Amministrazione comunale si è ricordata della Torre di avvistamento del XVI secolo ed è tornata a occuparsene per cercare di “esercitare il diritto di prelazione sull’acquisto del reperto storico. Si potrebbe attingere dai fondi delle compensazioni di Eni o alle royalties o tornare alla sottoscrizione”, ha suggerito il sindaco Lucio Greco, il quale ha chiesto al Consiglio comunale di sostenere l’idea di acquistare il monumento.

Ma la sottoscrizione, come è stato ricordato al primo cittadino, è fallita due anni fa. “Per quale motivo – ha suggerito il sindaco in Aula – non riprovarci? Ne vale la pena. Basterebbe solo il panorama mozzafiato per giustificare che la torre simbolo di Gela diventi bene pubblico”.

E così il Consiglio comunale è tornato a muoversi sul tema: il consigliere Vincenzo Cascino ha presentato un atto di indirizzo bipartisan firmato da lui e altri sei rappresentanti d’Aula per sostenere il progetto. “Una buona idea” ha sollecitato una seduta monotematica per approfondire la questione dal punto di vista economico e turistico, invitando anche le associazioni culturali. Si attendono ulteriori sviluppi.

Sulla questione, intanto, si è pronunciato Leandro Janni, presidente regionale di Italia Nostra: “La Torre di Manfria e il suo contesto paesaggistico – ha detto – vanno tutelati. È assurdo che un luogo e un monumento così rilevanti e suggestivi vengano abbandonati all’incuria; svenduti come un bene qualunque. Gela si vergogni per il modo con cui gestisce il patrimonio culturale e ambientale. Non basta puntare sul nuovo Museo del Mare. È la vedetta del promontorio dal quale osservare i sessanta chilometri del Golfo e parte della piana di Gela. Si affaccia su una baia dal mare azzurro circondata da roccia e pietra di gesso, da grotte e da sabbia giallo ocra tanto cara ad Eschilo. La torre è incastonata in un Sito di importanza comunitaria”.

“Il territorio gelese – ha concluso – era una meta classica dei naturalisti dell’Ottocento per le sue peculiarità botaniche, zoologiche e paesaggistiche. Le dune di Gela destavano meraviglia per le eccezionali dimensioni e per la bellezza del loro manto vegetale, dominio incontrastato della ginestra bianca e di numerose altre piante rare”.

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