Home » I geni trasformano i sogni in realtà

I geni trasformano i sogni in realtà

I geni trasformano i sogni in realtà

No all’autolimitazione

Per duecento anni e forse più in Piemonte è stata prodotta quella buonissima crema di nocciole da bravi artigiani che la distribuivano localmente, per la gioia dei/delle cittadini/e locali e dei turisti. Ma quasi nessuno la conosceva fuori dal Piemonte.

Un certo giorno, tale Pietro Ferrero, un visionario, si chiese perché quel prodotto dovesse essere così poco conosciuto. Dal che si inventò una fabbrica che cominciò a vendere prima nel Nord Italia, poi in tutto il Paese e poi all’estero, con un nome che oggi è conosciuto in tutto il mondo: Nutella.
Come può non celebrarsi una tale iniziativa? I suoi successori (ormai miliardari) hanno percorso questa strada di grande espansione, non solo portando nel mondo un prodotto italiano, ma dando lavoro a decine di migliaia di persone.

L’Italia è piena di questi geni, da Guglielmo Marconi a Giovanni Agnelli, da Leonardo Del Vecchio, a Maria Montessori, da Rita Levi-Montalcini a tanti/e altri/e italiani/e che sarebbe lungo enumerare.

A livello mondiale vi sono stati tantissimi geni in tutti i campi, ma soprattutto in quello che interessa oggi lo sviluppo, da Bill Gates a Mark Zuckerberg, da Jeff Bezos a Steve Jobs a Sheryl Sandberg e così via. Ma vi sono stati anche visionari in altri campi. Per esempio, nel 1927 Charles Lindbergh pensò che si potesse trasvolare l’oceano atlantico con un monomotore e così fece. Passando dalle coste americane a quelle britanniche e deviando verso sud, atterrò all’aeroporto Le Bourget di Parigi.

Vi è un miliardario di novantaquattro anni, Warren Buffett, che gestisce risorse finanziarie per 384 miliardi di dollari. Egli è partito da zero e come abbia potuto accumulare quest’enorme fortuna nessuno se lo spiega, ma si dà il fatto che l’abbia accumulata e che oggi la gestisca.

I visionari non sono esistiti solo negli ultimi tempi, ma anche nei secoli precedenti, come i grandi conquistatori, da Ciro il Persiano ad Alessandro Magno, per non parlare di Cesare o Napoleone Bonaparte. Tutti uomini di statura fisica media, ma di statura intellettuale eccelsa (nonostante non stiamo valorizzando l’atto di conquista in sé). Tutta gente che vedeva al di là dell’orizzonte e che stabiliva dei programmi ambiziosi, realizzati puntualmente.

Ora, ognuno nella propria dimensione non deve mai pensare che un sogno non possa trasformarsi in realtà perché se così ragionasse metterebbe in atto una forma di autocastrazione. E nessuno deve limitarsi in base alla propria età, perché se da un canto è vero che la vita termina per tutti in modo naturale, è anche vero che la mente può andare al di là di ogni scadenza e di ogni ostacolo.
Infatti vige la regola che bisogna progettare come se si vivesse mille anni, sapendo che si può morire in ogni istante. In altri termini, la scadenza del vivere non deve impedire la realizzazione dei sogni.

Ovviamente illuso/a sarebbe chi pensasse di potere procrastinare le cose terrene dopo la vita. Come i faraoni egiziani che pensavano di potere prolungare i piaceri della vita facendo tumulare nelle catacombe una serie di beni e di suppellettili che avevano usato prima.
Questa è una debolezza umana che non fa vedere la limitatezza del nostro periodo terreno.

I geni, dunque, trasformano i sogni in realtà. La domanda che ne segue è: perché le persone comuni si autolimitano e non pensano di potere realizzare non tanto sogni di grandissimo livello e di grandissima portata, quanto sogni che ognuno può raggiungere?
Ed è un sogno anche aiutare gli altri, rendere a chi ha bisogno la vita meno dura, far sorridere i giovani e i meno giovani di tutte le latitudini. Tutti parlano di queste cose, ma pochi sono coloro che le mettono in pratica e che lavorano e si sacrificano per renderle realtà.

Di fronte a questo scenario constatiamo la piccolezza di una moltitudine di persone che, come in una celebre favola di Esopo, La volpe e l’uva, continuano a ritenere impossibile la realizzazione dei sogni perché “l’uva è acerba”.
Ed è contro questa mediocrità dilagante che bisogna combattere, tentando di portare a tanta gente il cibo del cervello, cioè le letture, per far si che funzioni meglio e gli permetta di vedere più lontano del loro orizzonte.