Un’occasione sprecata per la nostra regione che presenta numerose aree vulcaniche (Etna, Isole Eolie, Pantelleria) e che potrebbe replicare il modello islandese, dove si producono ogni anno 750 MW, quanto l’intera Italia. Viccaro (Unict): “Nell’Isola condizioni ottimali”
Nel sottosuolo di Sicilia ribolle un potenziale inespresso: si chiama energia geotermica, è rinnovabile e sfrutta, in molteplici modalità, il calore presente nel sottosuolo. Esiste di due tipi, quella a medio-alta entalpia che si avvale della presenza delle aree vulcaniche e quella a bassa entalpia che si basa sulla differenza di temperatura tra l’ambiente esterno e i primi 150 metri di sottosuolo. In entrambi i casi la Sicilia avrebbe grandi risorse a disposizione – lo dicono uno studio del Cnr e il lavoro di un professore dell’Università di Catania (intervista in pagina) – eppure gli ultimi dati del Gse dicono che nell’Isola si è registrato appena l’1,3% dei consumi nazionali da fonte geotermica in ambito termico, zero in quello elettrico. Un vero peccato anche per la tutela dell’ambiente perché la fonte pulita permetterebbe di abbattere, secondo gli esperti, fino al 90% della CO2 prodotta da climatizzazione a metano.
LO STUDIO DEL CNR: POTENZIALITÀ ISOLANE
Una grande occasione per la Sicilia. Si può riassumere in questi termini lo studio coordinato dall’Istituto di scienze marine del Cnr di Napoli, realizzato in collaborazione con Cnr-Igg di Firenze e l’Università di Napoli Federico II, pubblicato su Scientific Reports che, alla fine di ottobre, ha messo in evidenza degli elementi fondamentali in merito alla “valutazione e all’utilizzo sostenibile – si legge nel documento – delle risorse geotermiche (in Sicilia, ndr)”.
Secondo una nota del Cnr, “un modello tridimensionale mostra ora le principali strutture della crosta superficiale e profonda dell’Isola, svelando i processi che hanno portato alla sua formazione, e mostra le notevoli variazioni di temperatura del sottosuolo: ad una calda regione orientale, interessata da diffuse attività vulcaniche e magmatiche, si contrappone una crosta fredda e profonda nella restante parte”.
A spiegare in dettaglio la collocazione è stato Maurizio Milano, ricercatore Cnr-Ismar: “Il modello tridimensionale completo ha messo in evidenza l’esistenza di un’estesa area di ispessimento della crosta terrestre al di sotto del bacino di Caltanissetta (Sicilia centrale), ovvero in coincidenza con la regione interessata dalla convergenza tra la placca europea e la parte settentrionale della placca africana” e “lo studio approfondito del campo magnetico, inoltre, ha reso possibile valutare in dettaglio l’estrema variabilità delle proprietà termiche del sottosuolo ed è stata prodotta per la prima volta una mappa dell’isoterma di Curie, ovvero la profondità associata ad una temperatura di 580°C, oltre la quale le rocce si smagnetizzano. Questa profondità varia da circa 19 km nella regione orientale fino ad un massimo di 35 km nel bacino di Caltanissetta”.
BASSA E ALTA ENTALPIA
A confermare il potenziale geotermico isolano è anche Marco Viccaro, professore di Geochimica, Vulcanologia e Risorse Geotermiche presso il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università degli Studi di Catania, che nell’intervista in pagina ricorda la possibilità della medio-alta entalpia che avrebbe grandi potenzialità in Sicilia, “considerando il contesto geologico reso peculiare dalla presenza di numerose aree vulcaniche (Etna, Isole Eolie, Pantelleria)” ma anche della geotermia di bassa entalpia che permette la “produzione di energia termica (calda/fredda) destinata alla climatizzazione degli edifici e ad usi in molteplici processi industriali come scopo ultimo”.
LA PRODUZIONE GEOTERMICA IN ITALIA
Gli ultimi dati aggiornati sulla produzione rinnovabile in Italia li ha forniti il Gestore dei servizi energetici (Gse) lo scorso dicembre con la pubblicazione del consueto Rapporto statistico. Nel corso del 2018, l’energia termica complessiva ottenuta in Italia dallo sfruttamento dell’energia geotermica è pari a 6.242 TJ, circa 149 ktep, che risulta essere in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente.
“I settori che utilizzano maggiormente la fonte geotermica per usi termici diretti – si legge sul rapporto – sono il commercio e i servizi (61,6%, principalmente per la notevole diffusione degli stabilimenti termali), seguiti da acquacoltura/itticoltura (26,3%) e dall’agricoltura (10,5%); gli utilizzi nell’industria e nel settore residenziale (dai quali sono esclusi gli impieghi di risorsa geotermica tramite pompe di calore) si confermano piuttosto modesti” e ai “consumi diretti si aggiungono 878 TJ di calore derivato (circa 21 ktep) prodotto da impianti di sola produzione termica; si tratta principalmente di impianti di teleriscaldamento localizzati in Toscana e in Emilia Romagna”.
GLI IMPIANTI
Complessivamente ci sono in Italia 220 impianti, 97 di questi sono per usi termali, 79 per riscaldamento individuale, 19 per riscaldamento di serre agricole, 10 per il teleriscaldamento, 8 per l’agricoltura e 7 per usi industriali. Circa la metà dell’energia è impegnata dagli usi termali (44%), un quinto dall’acquacoltura (23%), il 14% dal teleriscaldamento.
LE REGIONI: SICILIA IN CODA
La distribuzione dei consumi diretti di energia termica da fonte geotermica nelle regioni e nelle province premia la Toscana che da sola vale circa la metà del totale (42%), seguita da Veneto (30,1%) e poi da Campania (9,3%), Lazio (5,8%) e Puglia (4,5%). In fondo alla classifica si trova la Sicilia che si deve accontentare soltanto dell’1,3% dei consumi su scala nazionale, un dato che peraltro è in contrazione rispetto al 2017 (-17,6%).
IL GEOTERMOELETTRICO SOLO PER LA TOSCANA
Per quanto riguarda la produzione elettrica, l’energia prodotta è stata pari a 6.105 GWh a fronte di 34 impianti. L’intera produzione, nonché la totale presenza di impianti, è collocata in Toscana, in particolare nelle province di Pisa, Siena e Grosseto.
L’ALTRA ISOLA DA IMITARE
Se c’è un modello da seguire per la Sicilia è quello islandese: l’isola nord-europea che si sviluppa su una superficie di 100 mila km2 (il quadruplo della nostra regione, ma con meno di un decimo di abitanti) produce ogni anno circa 750 MW di energia geotermica, praticamente quanto riesce a fare l’intera Italia (800 MW).
Parla Marco Viccaro, professore di geochimica e vulcanologia all’Università di Catania
“L’Isola può diventare riferimento nell’uso sostenibile del calore”
Marco Viccaro è professore di Geochimica, Vulcanologia e Risorse Geotermiche presso il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università degli Studi di Catania.
Quali sono le potenzialità della geotermia in Sicilia?
“La geotermia è una risorsa energetica rinnovabile, inesauribile, che sfrutta il calore presente nel sottosuolo. Se finora la geotermia classica di medio-alta entalpia abbia trovato, a scala globale, un maggior sviluppo laddove siano presenti importanti anomalie termiche nel sottosuolo (ad esempio in aree vulcaniche), è pur vero che esiste un potenziale geotermico di bassa entalpia in qualunque luogo della Terra.
La geotermia di medio-alta entalpia, il cui fine è quello di produrre energia elettrica, avrebbe grandi potenzialità in Sicilia, considerando il contesto geologico reso peculiare dalla presenza di numerose aree vulcaniche (Etna, Isole Eolie, Pantelleria). Per questo tipo di sfruttamento vi sono tuttavia limitazioni dal punto di vista ambientale-paesaggistico principalmente legate all’installazione delle centrali di produzione, ma purtroppo anche a causa dei tempi ancora eccessivamente lunghi per ricevere le concessioni a svolgere le attività di ricerca propedeutiche all’avvio dello sfruttamento sostenibile della risorsa.
Differente è invece il quadro inerente alla geotermia di bassa entalpia, la quale ha la produzione di energia termica (calda/fredda) destinata alla climatizzazione degli edifici e ad usi in molteplici processi industriali come scopo ultimo. La geotermia di bassa entalpia basa il principio di sfruttamento sulla differenza di temperatura tra l’ambiente esterno e i primi 150 metri di sottosuolo, ove si registrano temperature costanti tutto l’anno, a prescindere dai cicli stagionali, dall’alternanza giorno/notte, ovvero con qualunque condizione climatica o metereologica presente in superficie. In Sicilia, la temperatura del sottosuolo fino a 150 metri di profondità è compresa in un range di 15-18°C a seconda delle zone, condizione straordinariamente ottimale per avere la massima efficienza nello scambio termico quando la temperatura esterna è intorno ai 5-10°C (in inverno) oppure quando essa è maggiore di 25-30°C (in estate)”.
Quali sono le zone più favorevoli nell’Isola e, in particolare, l’Etna può essere considerato un punto di riferimento in questo senso?
“Come detto poc’anzi, le condizioni favorevoli per un utilizzo sostenibile delle risorse geotermiche non devono esser necessariamente associate con il paradigma di ‘sottosuolo caldo’, ovvero di quel sottosuolo con gradiente di temperatura elevato caratteristico delle aree vulcaniche (come quella etnea) della nostra regione. Considerando anche le risorse geotermiche di bassa entalpia, si potrebbe in realtà giungere ad un concetto rivoluzionario per le politiche di sviluppo energetico in tal senso, ovvero che l’intera regione Sicilia – grazie alle peculiarità geologiche e termiche del sottosuolo – può essere un punto di riferimento ai fini dell’uso sostenibile del calore di bassa temperatura presente nei livelli più superficiali del sottosuolo”.
Ad oggi in Sicilia è stato fatto qualche passo in avanti per sfruttare in maniera sostenibile questa fonte rinnovabile?
“Nel campo delle risorse energetiche rinnovabili, l’Italia ha già intrapreso importanti politiche incentivanti e volte principalmente all’utilizzo di energia solare ed eolica. Ancora poco, e quasi esclusivamente nel nord-centro Italia, è stato fatto per quel che riguarda altre risorse energetiche rinnovabili, quali ad esempio quelle geotermiche. Altri Paesi economicamente trainanti a scala globale hanno compiuto investimenti considerevoli nel settore delle risorse geotermiche già da diversi decenni, poiché in esse hanno identificato rilevanti potenzialità, rivelatesi nel tempo sorprendenti certezze.
Credo che l’Italia, e in particolar modo la Sicilia, siano ancora in tempo per scorgere le opportunità offerte da questa risorsa energetica rinnovabile. Qualcosa sta effettivamente cambiando, se non altro per il fatto che gli ultimi provvedimenti del Governo volti alla riqualificazione energetica degli edifici riportano esplicitamente anche gli interventi basati sul geotermico al fine di beneficiare di sgravi fiscali e incentivi, cosa finora mia vista”.