Morte Giacomo Sartori "per asfissia", l'autopsia e i dubbi da chiarire - QdS

Morte Giacomo Sartori “per asfissia”, l’autopsia e i dubbi da chiarire

Morte Giacomo Sartori “per asfissia”, l’autopsia e i dubbi da chiarire

domenica 26 Settembre 2021

Giacomo Sartori ha davvero scelto di farla finita improvvisamente? Ecco i primi risultati dell'autopsia e le perplessità degli inquirenti

Arrivano i primi risultati dell’autopsia sul corpo di Giacomo Sartori, trovato morto venerdì 24 settembre a Casorate Primo, nel Milanese. Il giovane 29enne è stato trovato impiccato e l’esame medico legale eseguito a Pavia ha confermato l’asfissia dovuta all’azione meccanica del cavo elettrico legato intorno al collo e al ramo di una grande quercia all’interno del frutteto dell’agriturismo Cascina Caiella dove, a pochi metri, mercoledì 22 settembre era stata trovata la sua auto.

Prossimamente gli esami genetici sulla prolunga da cantiere utilizzata per il presunto gesto estremo e sulla catena spezzata. E quelli tossicologici ed ematochimici, per conoscere l’orario esatto della morte.
Dal corpo del ragazzo non sarebbero emersi segni di colluttazione, ma le indagini – coordinate dal pm Andrea Zanoncelli – continuano.

Ci sono infatti ancora molti dubbi sulle motivazioni per le quali Giacomo Sartori avrebbe dovuto farla finita, e proprio in quel luogo malfamato e sconosciuto, interrompendo l’uscita con gli amici.

La ricostruzione delle sue ultime ore

Il 29enne si trovava nella Vineria 2 di viale Vittorio Veneto a Milano con gli amici quando, intorno alle 23.30, ha subito il furto di uno zaino, contenente il portafogli, due pc e un cellulare aziendale. Pochi mesi prima aveva subito il medismo danno, non trovando più i suoi effetti personali dentro l’auto.
Evidentemente scosso dal fatto, si è allontanato e ha percorso diversi chilometri in autostrada utilizzano lo smartphone personale, senza poter pagare il pedaggio. Ripreso a girovagare in piena notte tra Casorate e Motta Visconti, di lui si sono poi perse le tracce.

I dubbi da chiarire

Mancano ancora i suoi tabulati telefonici. Gli elementi più importanti potrebbero arrivare proprio dall’analisi del suo cellulare, trovato assieme alle chiavi vicino al suo cadavere.
Il sospetto degli inquirenti è che abbia tentato di seguire il percorso del cellulare aziendale attraverso il suo smarphone personale, senza interpellare immediatamente le forze dell’ordine. Resta da capire se sia effettivamente riuscito a raggiungere i malfattori, se abbia subito dei ricatti che l’abbiano gettato nello sconforto più totale.

La zona vicina alla Cascina Cailella è conosciuta per il suo alto tasso di criminalità. I documenti del giovane e due mazzi di chiavi contenuti nello zainetto rubato sono stati ritrovati da un passante – che li ha consegnati agli inquirenti – su una panchina all’interno dei giardini Montanelli, vicino al locale in cui è avvenuto il furto.

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