Il popolare conduttore racconta la sua battaglia contro la malattia scoperta oltre un anno fa e si dice pronto a tornare in televisione
Dopo aver sconfitto il cancro che lo aveva colpito un anno e mezzo fa, Giancarlo Magalli si dice pronto a tornare in televisione.
A riverlaè stato lo stesso popolare conduttore, durante una lunga e intensa intervista rilasciata a “Chi”.
“Ora sto meglio, ho curato un linfoma alla milza e sono qui a raccontarvi tutto – le parole di Magalli – Come ho scoperto la malattia? Non mi sentivo bene: dolori, debolezza. Avevo un’infezione che mi ha portato al ricovero. E dopo alcune indagini hanno scoperto il tumore. Stavo facendo in quel periodo Il cantante mascherato con Milly Carlucci. Non ho avuto paura, non è nel mio carattere. Mi sono fidato dei medici del Gemelli di Roma. Per un anno sono stato a letto. Ora voglio tornare in tv. Non saprei dove. I palinsesti televisivi sono pieni. Non c’è nemmeno un buco per me”.
“Ecco cosa mi piacerebbe fare: in Rai non mi chiamano più”
Sui prossimi, possibili, impegni in televisione, Giancarlo Magalli ha idee chiare e ben definite, non nascondendo però l’amarezza per le mancate chiamate dell’ultimo periodo.
“Mi piacerebbe un talk stile David Letterman Show. Oppure essere chiamato in giuria in qualche programma, tipo Tu sì que vales, a Mediaset, visto che in Rai non mi chiamano. Mi hanno proposto di partecipare al GF Vip, ho rifiutato anche grosse somme di denaro. Non riuscirei a vedermi lì come concorrente. Era quasi fatta lo scorso anno come opinionista, visto che non ci sarebbe stata Adriana Volpe. È finita che non mi avete visto: al mio posto hanno preso Orietta Berti. Chissà per la prossima edizione come andrà. Se Signorini mi chiamasse, gli risponderei sicuramente di sì”.
L’addio a “I fatti vostri”
Un anno prima di ammalarsi, Magalli aveva dato l’addio a “I fatti vostri”: “Non avrei potuto continuare a lavorare nelle condizioni in cui ero. L’ho lasciato due anni fa, dopo vent’anni non ce la facevo più a mandare avanti un impegno quotidiano. Il “Collegio”? Avrei potuto farlo senza problemi, mi è dispiaciuto non proseguire, “Una parola di troppo?” Pure lì non è stata colpa della malattia. I risultati c’erano, a mancare erano i soldi”.