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Giapponesi, popolo formidabile di colti

Funzione sociale dei quotidiani

In Islanda e Giappone, secondo l’Associazione mondiale della carta stampata, quasi tutti i cittadini continuano a leggere i quotidiani. Il numero delle copie è ovviamente proporzionato alla popolazione: esigua nel Paese nord-europeo, vastissima in quello ultratecnologico d’Oriente.
I tre quotidiani più diffusi al mondo, giapponesi, sono: Yomiuri, Asahi e Mainichi Shimbun, con un numero di copie vendute tre volte superiore al giornale più letto al mondo, il Times of India.
Lo Yomiuri, con la versione mattutina e quella serale, vende 13,5 milioni di copie al giorno, più di tutti i quotidiani inglesi messi insieme. Infatti, il Sun inglese vende appena, si fa per dire, 2,5 milioni di copie al giorno.
In Italia tutti i quotidiani hanno venduto nel 2018 una media di 2,3 milioni di copie al giorno: un abisso con il Giappone.


Il successo dei quotidiani giapponesi è fondato su due fatti: il primo riguarda l’estremo dettaglio di tutti i fatti locali, anche i più minuti, che si verificano nelle città. Il secondo, che i quotidiani utilizzano il metodo delle inchieste per spiegare i fatti che si verificano, con opportuni approfondimenti, in modo da renderli evidenti.
Così agendo, chiariscono i meccanismi e le cause che generano tali fatti, in tal modo differenziandosi dai media sociali e da televisioni e radio, per la ragione che essi hanno una comunicazione estremamente breve e senza spiegazioni.
Dunque, i quotidiani hanno ancora una funzione sociale che nel Paese d’Oriente viene esercitata con cura, trovando lettori avidi di quel tipo di informazione, perché la cultura media dei giapponesi è piuttosto elevata, con la conseguenza che essi vogliono saperne di più di ogni cosa accaduta nel loro Paese e all’estero.
In Italia, invece, la lettura in genere è sempre in calo. è quasi miracoloso il mantenimento della vendita dei libri mentre quella dei quotidiani, dal 2005 al 2016, è diminuita di oltre la metà.
Dovremmo pensare che il tasso di ignoranza sia piuttosto elevato e con esso l’incapacità media degli italiani ad attingere a nuove informazioni, per saperne di più di ogni cosa che avviene.
C’è da chiedersi quali siano le cause che fanno restare la popolazione in questo stato di cecità informativa.

Nel nostro Paese, dal 1968 in avanti, si è diffuso sempre di più il virus del somaro, con la conseguenza che è stata inventata una tecnica per misurare la mediocracy.
a statura culturale media dei nostri conterranei continua a scivolare verso il basso, con la conseguenza che il sentimento di emulazione del più bravo e di sana concorrenza per eguagliarlo, si è trasformata in due sentimenti negativi quali l’invidia e gelosia.
Ulteriore conseguenza negativa è che i mediocri, per non farsi scoprire, non vogliono essere controllati, mentre, per contro, i meritevoli non hanno nulla da temere dalla trasparenza. Chi è bravo può agire alla luce del sole; chi è mediocre si nasconde nell’ombra perché ha paura del confronto.
Gli attori principali del futuro del Paese sono gli insegnanti di Scuola e di Università. Guai a esercitare un controllo sulla qualità del loro insegnamento che ha una valenza qualitativa e quantitativa: quantitativa perché deve essere assicurata la presenza negli orari di lavoro, qualitativa perché deve far diffondere la meritocrazia fra gli alunni.


Quando si è parlato di inserire i tornelli con rilevamento delle impronte digitali è successo il finimondo nelle scuole: nelle università non se ne è parlato per nulla.
I test Invalsi dovrebbero misurare la capacità degli insegnanti di trasferire ai ragazzi non tanto nozioni e informazioni, ma concetti, regole, metodo. Tali test sono deludenti per qualità e quantità.
La mediocrità è diffusa, salvo l’emersione di eccellenze che avviene per meriti propri degli allievi, di quelli che hanno fame di sapere, che sono disposti a sacrificare le domeniche e le sere per studiare e che hanno una mente ardente e vivace.
La conseguenza del declino culturale della nostra popolazione è la caduta di tutte le attività del settore pubblico, cui contrasta per fortuna l’attività moderna e progressista del settore privato.
Mentre i pubblici dipendenti odiano il merito e preferiscono l’appiattimento verso il basso che si trasforma in un generale disservizio per i cittadini.