Un nuovo caso di violenza e grande tensione nelle carceri in Sicilia dove, dopo l’accaduto delle scorse ore a Piazza Lanza (Catania), questa volta l’aggressione si è verificata nella struttura di Giarre. Qui infatti, in un momento di distrazione, un detenuto ha prima scaraventato l’estintore contro gli agenti penitenziari.
Successivamente, arrampicatosi sulla rete del cortile e raggiunto il tetto, avrebbe anche minacciato di gettarsi nel vuoto nel caso in cui non fosse riuscito a parlare con un giudice per la propria situazione, con presunti disagi personali. Fortunatamente, grazie al supporto e all’intervento di un gruppo di psicologi, personale della polizia penitenziaria e un detenuto connazionale, oltre che del magistrato, la situazione è poi tornata sotto controllo ed è stata ripristinata, con l’uomo che è sceso dal tetto della struttura.
L’aggressione nel carcere di Piazza Lanza
Ancora una volta, registrato un caso di violenza in carcere ai danni di un poliziotto in servizio in Sicilia. Questa volta, l’episodio violento è avvenuto a Catania, nel carcere di Piazza Lanza. Qui infatti, intorno alle 20 del 12 maggio, un detenuto avrebbe colpito un agente della Polizia Penitenziaria con calci e pugni, ferendo l’uomo alla testa, al cuoio capelluto e causando alla vitti a un violento trauma alle costole per una prognosi totale di 30 giorni.
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Catania, aggressione ad agente penitenziaria a Pizza Lanza. Il caso
Il tutto, emerge a seguito della denuncia di F. Pennisi, consigliere nazionale per la Sicilia e membro Sappe, il sindacato autonomo per la polizia penitenziaria.
“Non resta che chiedere lo stato di emergenza. L’amministrazione penitenziaria ha dimostrato da tempo di non essere in grado di gestire l’ordine e la disciplina negli istituti siciliani. Le responsabilità nella catena di comando sono molteplici: come mai detenuti facinorosi, già autori di gravi eventi critici, non vengono trasferiti altrove?” E ancora: “Servono azioni concrete: l’uso del taser, il rafforzamento degli organici e una maggiore coordinazione tra i vari livelli dell’amministrazione penitenziaria”. – spiega.

