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Giorgetti all’Economia: Meloni ha scelto il leghista più vicino a Draghi

Michele Sardo

Giorgetti all’Economia: Meloni ha scelto il leghista più vicino a Draghi

redazione  |
venerdì 21 Ottobre 2022

Un leghista della prima ora amico dell'ex premier Draghi

Nell’ultimo governo Draghi è stato tra i più vicini al premier-banchiere. Ora il leghista ‘governista’ Giancarlo Giorgetti passa alla guida dell’Economia, il ministero dove saranno puntati i fari anche dalla Ue. Per il quasi 56enne di Cazzago Brabbia, nel Varesotto, non è valsa la regola che prevedeva per l’esecutivo Meloni la porta chiusa a chi era stato ministro con l’ex capo della Bce. Giorgetti – così dice chi lo conosce – “convince tutti, senza chiedere nulla”.

Lui è un leghista della prima ora, e proprio per questo rappresenta una sorta di trait d’union tra l’epoca del Carroccio di Umberto Bossi e quella attuale che vede Matteo Salvini alla guida del partito. Approdato alla Camera nel 1996, nelle due legislature con il centrodestra al governo, tra il 2001 e il 2006 e il 2008 e il 2013, ha ricoperto il ruolo strategico di presidente della commissione Bilancio, forte della sua laurea in Economia conseguita alla Bocconi. Il 26 febbraio 2016, viene nominato vicesegretario federale della Lega assieme a Lorenzo Fontana. Giorgetti nel partito si occupa prima del dipartimento Esteri, poi diviene capogruppo alla Camera. Rieletto deputato nel 2018, diviene sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Conte I.

Con l’arrivo di Draghi, con cui vanta un rapporto di amicizia, il leghista sarà titolare dello sviluppo economico (dal febbraio del 2021) e capo-delegazione del partito al governo. Spesso assumendo posizioni autonome, governiste e contrarie al sovranismo che ammicca a posizioni no-vax e anti-Ue di cui il segretario Salvini si fa interprete nel partito. Tra i principali sponsor dello stesso Draghi per succedere a Mattarella al Colle, deve incassare la contrarietà del suo partito, che porta alla riconferma di Mattarella. Sembra addirittura sul punto di lasciare il governo (“per alcuni questa giornata porta al Quirinale, per me porta a casa”). Poi ci ripensa. Ora la sfida al Mef, il compito più difficile.

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