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Giorgia funziona, ora riforme strutturali

Giorgia funziona, ora riforme strutturali
Giorgia Meloni

La fiducia non va tradita

Le elezioni nella regione Marche hanno sancito il favore di quegli elettori ed elettrici nei confronti di Giorgia Meloni, la quale ha portato il suo partito ad avere il ventisette per cento di voti favorevoli.
Dobbiamo però immediatamente far presente che – seppur sia valida la percentuale ai fini della governabilità – contano i voti, uno per uno, e questi sono diminuiti rispetto alle precedenti elezioni perché i/le votanti hanno superato di un pelo il cinquanta per cento.

Qualcuno parla di calo fisiologico perché molti elettori ed elettrici dell’ormai partito Cinque Stelle non vanno a votare quando non vi è un/a proprio/a candidato/a. Altri invece sostengono che il disamore nei confronti delle istituzioni e di coloro che le rappresentano aumenta di giorno in giorno e con esso quasi il disgusto per le stesse istituzioni.
Perché aumenta la voragine fra cittadini/e e istituzioni? Perché cittadine e cittadini che si insediano nei posti di “comando” poi non mantengono la parola data, non realizzano i programmi per i quali sono stati/e votati/e; insomma, dimostrano di non essere all’altezza del loro compito.

Vi è un’altra componente di questo gap e cioè che fra cittadine e cittadini il tasso di ignoranza (cioè di fatti e circostanze che si ignorano o non si conoscono) continua ad aumentare, in quanto essi/e non leggono e non si informano come dovrebbero per diventare veri/e cittadini/e, capaci di: pensare con la propria testa e non con la testa degli altri.
Nonostante tutto, la vita continua; il sistema elettorale e istituzionale porta questa forte assenza di elettori/trici, ma va fatto quel che va fatto.

Dalle elezioni marchigiane si evince con chiarezza, appunto, che Giorgia Meloni ha vinto e può dire di avere ancora il favore di italiane e italiani, seppure, in quel caso, locali. Naturalmente vedremo come andranno le cose nelle elezioni prossime di Calabria, Puglia, Toscana e Campania.
I/le commentatori/trici si divertono a trovare peli e cavilli, dati piccoli e grandi per motivare o giustificare riflessioni e considerazioni: sono pagati/e per questo. Ma la gran parte della gente che guarda i talk show televisivi successivi alle elezioni resta spesso disorientata perché capisce poco delle elucubrazioni di tanti saccenti.

La barca di Giorgia, quindi, va e quando la barca va, dice la canzone, “lasciala andare”.
La Leader è personalmente simpatica e gradita a una parte considerevole degli/delle elettori/trici. Per altro posso confermare e testimoniare questa simpatia perché l’ho avuta ospite in questo giornale, a Catania, nel 2019, leader di un partito ancora al sei per cento. E posso ulteriormente confermarlo nelle brevi chiacchierate che abbiamo fatto il primo giugno (Festa della Repubblica), nei diversi anni, nei Giardini del Quirinale.

È una giovane donna che sgobba, che studia e che ragiona con calma e capacità di afferrare il bandolo della matassa in ogni circostanza.
Non è nostra abitudine fare salamelecchi; chi ci conosce da mezzo secolo sa bene che quando è il momento di sferzare qualcuno, di qualunque livello, non esitiamo.
Premesso quanto precede, è nostro dovere indicare con grande nettezza e chiarezza che il programma di questo Governo dei prossimi due anni deve concentrarsi sulle riforme strutturali.

Quali sono le riforme strutturali? Sono quelle che devono contrastare, se non radere al suolo, i privilegi delle corporazioni, dei centri di potere e di tutti quei settori egoisti della società che tirano il lenzuolo dal proprio lato. In altri termini, le riforme strutturali devono rimettere al primo posto l’interesse generale, per cui è semplice, quando si deve affrontare una qualunque questione, capire in che direzione andare.
Nel bivio c’è scritto, da un lato, interesse particolare e, dall’altro, interesse generale. Non c’è dubbio che quest’ultima è la strada da seguire sempre e comunque, senza alcun tentennamento.

Non sappiamo se Giorgia ce la farà ad affrontare questa impresa titanica. Titanica perché siamo ben consci delle resistenze e della forza dei centri di potere. Tuttavia, auguriamo, nell’interesse di tutti gli italiani e italiane, che questa compagine governativa sappia e voglia prendere la strada giusta in quel bivio che abbiamo appena rappresentato.